Archivio di novembre 2010

A colloquio con Sophie Nicolas Rossetti


A colloquio con Sophie Nicolas Rossetti, moglie di Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario Fastweb ai “domiciliari” dal 7 giugno: “Guardo al 23 novembre – dice – con la speranza che il momento della chiarezza si stia avvicinando e finalmente verranno accertate, dove ci sono, le responsabilità



Edward Hopper, Sun in an empty room, 1963

 

 

Signora Rossetti, come vive il fatto che il prossimo 23 novembre inizierà il processo?


L’inizio del dibattimento la prossima settimana segna finalmente la fine di un periodo di incertezza assoluta. Sono passati nove mesi dall’arresto di mio marito, e ancora non è stato possibile  difendersi dalle accuse. La sfortuna di Mario non è stata soltanto quella di essere coinvolto in una vicenda assurda perché come  direttore finanziario di Fastweb “non poteva non sapere”, ma anche quella di ritrovarsi  coinvolto in  un procedimento di dimensioni eccezionali, sia per il numero di persone tirate in ballo che per la mole di documentazione.


Con quali effetti?


Almeno due: il primo è che non è stato possibile un approfondimento delle singole posizioni perché sino ad oggi si è valutata l’impostazione dell’inchiesta nel suo complesso; il secondo effetto è la dilatazione di tutti i tempi del procedimento. E ancora oggi non sappiamo quando finirà la sua  privazione di libertà, nonostante i casi previsti dal codice penale per la carcerazione preventiva siano molto specifici e limitati.


Nella sua vita quotidiana e in quella dei suoi figli cosa è cambiato?


Posso dire che se gli arresti domiciliari sono sicuramente meglio della carcerazione, restano sempre arresti dove la privazione della  libertà incide sulla vita di  tutta la famiglia:  nessuno può venirci a trovare, persino i  miei figli di 10, 9 e 3 anni non possono vedere i loro amici  a casa, mio marito da sei mesi non può neanche uscire per una passeggiata e può comunicare solo via lettera;  oltre alla quotidianità della famiglia, sto gestendo anche tutti gli aspetti legati all’inchiesta e, non ultimo, quello dei sequestri che abbiamo subito. Questo perché, come misura preventiva, tutti i nostri beni sono stati sequestrati e sottoposti a custodia giudiziaria. La nostra vita è  stata stravolta da un giorno all’altro, venendo meno ogni tipo di certezza.


Crede ancora nella giustizia?


Certo che mi aspetto giustizia, ma tutto questo mi ha portato a riflettere su come sia cambiata da febbraio ad oggi la mia percezione dello Stato, delle istituzioni che ho sempre pensato difendessero una famiglia come la mia e che invece hanno preso il controllo della nostra vita. Oltretutto io  sono francese e il rapporto dei cittadini con la giustizia nel mio paese è sicuramente più sereno.


In Italia, invece?


Mi chiedo chi mai restituirà tutti questi mesi di vita alla mia famiglia e a mio marito in particolare,  dove la vera violenza è stata isolarlo da tutto il  mondo di relazioni, con l’eccezione del nucleo familiare stretto. Si figuri che anche per parlare o vedere i propri genitori è stata necessaria un’autorizzazione specifica. Spesso abbiamo parlato con Mario di come i tempi della giustizia siano diversi da quelli di una giornata della gente comune; tutto si dilata, sembra che nessuno pensi a cosa significhi anche un giorno di più vissuto in uno stato di privazione della libertà.


Ora però si andrà in aula…


Il fatto che dai magistrati inquirenti sia stato chiesto e ottenuto il giudizio immediato, che dovrebbe essere un procedimento che garantisce agli imputati tempi brevi del procedimento in casi di responsabilità evidente, in realtà non ha comportato un’accelerazione dei tempi perché sono passati oltre 3 mesi dal 10 agosto senza che il processo sia ancora iniziato. Nei fatti, il venir meno dell’udienza preliminare ha determinato solo venir meno un grado di garanzia per gli imputati.  Ecco perché guardo al 23 novembre con la speranza che il momento della chiarezza si stia avvicinando e finalmente verranno accertate, dove ci sono, le responsabilità dei singoli. Ma è solo la mia speranza. A volte temo che prima che si possa definitivamente scrivere la parola fine tutto a questo passerà ancora molto tempo, forse anni.


Milano Finanza: “Scaglia nella ‘trappola’ della 231


E su Il Giornale Sophie Nicolas Rossetti racconta: “La nostra vita stravolta


Martedì 23 novembre, davanti alla Prima sezione penale del Tribunale di Roma, si aprirà il processo per la frode fiscale ordita da un’organizzazione criminale in cui è coinvolto anche l’ingegner Silvio Scaglia. Il fondatore di Fastweb, vittima, al pari della società da lui fondata, di una truffa ben congegnata siede tra gli imputati perché, a detta degli inquirenti, “non poteva non sapere”. “Le accuse nei suoi confronti – si legge su Milano Finanza – si basano infatti su questo presupposto: la frode fiscale ordita dall’organizzazione criminale attraverso Fastweb non poteva verificarsi senza che il capo di un’organizzazione con 3 mila dipendenti ne fosse informato”. Al contrario, Scaglia, nell’unico interrogatorio che gli è stato concesso, su sua richiesta,  in 268 giorni di custodia cautelare (prima, dal 26 febbraio al 17 maggio, nel carcere romano di Rebibbia poi agli arresti domiciliari in val d’Aosta), ha prodotto un’ampia documentazione sulla governance interna: il cda si occupava solo delle strategie e non delle singole operazioni commerciali. L’audit effettuato, e i verbali del comitato di controllo interno lo confermano, aveva dato il nullaosta all’operazione. Esistono poi i pareri dei consulenti, a partire da quello chiesto al professor Guido Rossi. Ma allora, si chiede Milano Finanza, su cosa si fonda la decisione dei giudici “di far scattare le manette ai polsi di Scaglia? Detta in breve su una discutibile interpretazione della famigerata legge 231”. Non è il PM, sulla base del testo attuale, a dover provare  la colpevolezza dell’imputato ma quest’ultimo a dover testimoniare della sua innocenza. “Con la revisione della 231 – conclude l’articolo – si sarebbe invece rafforzato l’onere a carico dei PM nel dimostrare le eventuali violazioni di Fastweb e dei suoi dirigenti”.


Intanto, però, Scaglia affronta il processo romano, per giunta  con l’onere di doversi difendere in giudizio senza poter disporre della propria libertà personale. Circostanza condivisa dall’allora direttore finanziario di Fastweb Mario Rossetti. Come ha dichiarato la moglie Sophie nell’intervista in pubblicazione domani sul nostro blog, anticipata ieri dall’agenzia ApCom e oggi da Il Giornale. “Sono passati nove mesi dall’arresto di mio marito – dice tra l’altro – ma ancora non è stato possibile difendersi dalle accuse. La nostra vita è stata completamente stravolta”.


Sophie Nicolas Rossetti: “La nostra vita stravolta”

In vista della prima udienza il 23 novembre del “Processo Carosello” così si esprime la moglie di Mario Rossetti, in un’intervista (che verrà pubblicata domani sul blog, ndr). Di seguito un’anticipazione del testo ripreso oggi dall’agenzia APCom


La nostra vita stravolta da un giorno all’altro”. Sintetizza così il dramma vissuto dalla propria famiglia, in una intervista (che verrà pubblicata domani sul blog www.silvioscaglia.it, ndr) Sophie Rossetti, moglie di Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario di Fastweb arrestato il 23 febbraio nell’ambito dell’inchiesta su una presunta rete di riciclaggio internazionale, e successivamente trasferito ai domiciliari dove si trova dallo scorso 7 giugno.


Ora l’attesa è tutta per il prossimo 23 novembre quando a Roma inizierà il dibattimento del Processo Carosello che vede imputati alcuni dirigenti di primo livello delle società Telecom Sparkle e Fastweb, compreso il fondatore di quest’ultima, Silvio Scaglia. “Guardo al 23 novembre – afferma Sophie Rossetti con la speranza che il momento della chiarezza si stia avvicinando”.


Sono infatti passati nove mesi dall’arresto del marito, ma “ancora non è stato possibile difendersi dalle accuse. La sfortuna di Mario non è stata soltanto quella di essere coinvolto in una vicenda assurda perché come direttore finanziario di Fastweb ‘non poteva non sapere’, ma anche quella di ritrovarsi coinvolto in un procedimento di dimensioni eccezionali”, conclude Sophie Rossetti.


Si chiama legge “svuota carceri” ma non sarà così


Il ddl licenziato dal Senato sulla concessione dei “domiciliari” verso coloro cui manca un anno di pena ridurrà i detenuti solo del 2.9%. E intanto i “presunti innocenti” continueranno ad essere trattati da “presunti colpevoli”



Si chiama ddl “svuota carceri” ma non sarà così. Basta fare bene i conti: se attualmente la popolazione dei detenuti in Italia raggiunge le 68.500 unità (un record nella storia della Repubblica), ora col provvedimento che il Senato ha approvato in via definitiva, e che consentirà entro il 31 dicembre 2013 la detenzione domiciliare per chi deve scontare condanne pari o inferiori a un anno, si stima che usciranno circa 2.000 persone. Calcolatrice alla mano, si tratta del 2.91% delle persone dietro le sbarre.






Perché dunque chiamarlo “svuota carceri” quando i penitenziari nei fatti rimarranno zeppi? Non sarà certo abbassando la soglia a 66.500 detenuti che si eviterà che convivano in 2-3 metri quadrati a testa, fra letti a castello e “buglioli” a vista, odori compresi. Non a caso l’Italia è già stata condannata più volte dalla Corte di Giustizia europea proprio sul tema degli “spazi vitali” inadeguati e insufficienti delle nostre prigioni.


In pratica laddove si poteva incidere, ad esempio, sulle 10-15mila persone in attesa di processo, oppure riconsiderare l’utilità delle “pene alternative” (che in altri paesi hanno grande successo nel ridurre le “recidive”), o infine affrontare il tema della custodia cautelare divenuto strumento di “confessione” o di “presunta colpevolezza”, pur nei casi in cui ne mancano i presupposti (eclatante il caso di Silvio Scaglia), si è scelto il mini-provvedimento tampone, che non risolve l’emergenza carceraria e tantomeno l’”emergenza giustizia”.


Come è noto, il provvedimento ha avuto un iter travagliato, soprattutto dopo le modifiche all’impianto originario proposto dal ministro della giustizia Alfano.  Cosa è cambiato? Semplice, non vi sarà alcun automatismo a lasciare le carceri, ma lo farà solo chi verrà autorizzato dal magistrato di sorveglianza. E come sono messi i giudici di sorveglianza? Intasati di lavoro. Basti dire che le concessioni dei benefici di legge ai detenuti sono scese in modo impressionante, di circa l’80%, negli ultimi anni.


Carsten Schloter: “No, in Fastweb non ho riscontrato alcuna irregolarità durante la mia presidenza”


Carsten Schloter: “No, in Fastweb non ho riscontrato alcuna irregolarità durante la mia presidenza”. Al contrario, “I problemi sono nati da due dipendenti che apparentemente hanno accettato delle mazzette e che sono stati licenziati all’inizio delle indagini”




Parla così Carsten Schloter, numero uno di Swisscom presidente di Fastweb, nel corso della lunga intervista al Berner Zeitung (solo parzialmente riportata dall’agenzia Ansa il 5 novembre) a pochi giorni dalla chiusura dell’Opa sulla società milanese di tlc. E alla vigilia della ripresa, martedì 23 novembre, del processo al tribunale di Roma sulla “Frode Carosello” che vede coinvolto anche Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb.



Schloter risponde a questa  domanda del giornalista: “Le autorità italiane stanno effettuando accertamenti sul fondatore di Fastweb Silvio Scaglia e sull’ex ad Stefano Parisi. Lei ha  riscontrato qualche irregolarità durante la sua presidenza?“. “No – è la risposta – non mi sono mai trovato di fronte ad alcuna irregolarità“.


L’intervistatore, Stefan Schnyder, insiste: “Ma cosa ne pensano di questa vicenda i dipendenti?“. “I dipendenti sono fermamente convinti che il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia e l’ex amministratore delegato Stefano Parisi siano estranei ai fatti. I problemi sono nati da due dipendenti che apparentemente hanno accettato delle  mazzette e che sono stati licenziati all’inizio delle indagini nel febbraio scorso“.


In qualità di presidente di una società di telecomunicazioni, incalza il giornalista, non può certo prendere sottogamba una situazione del genere. “Infatti in Svizzera siamo molto severi al riguardo – ribatte Schloter –. La procedura giudiziaria contro Fastweb è iniziata nel 2007, e abbiamo interrotto le attività con questi fornitori“.


Ma quanto ha pesato questa vicenda sulla Swisscom?I 70 milioni di euro accantonati per affrontare i rischi finanziari relativi a tale procedimento sono una somma elevata, che va però rapportata all’utile annuo operativo, quantificabile in mezzo miliardo di euro, prodotto da Fastweb. Ogni grande azienda mette in conto determinati rischi. L’importante è che in Italia Fastweb non abbia avuto alcun danno di immagine. Al contrario, da febbraio abbiamo riscontrato una crescita del volume di affari con le grandi aziende“.


Insomma, alla vigilia della ripresa del procedimento, Fastweb ribadisce di non aver trovato alcuna irregolarità eventualmente addebitabile a Silvio Scaglia. Al contrario, così come sostiene lo stesso Scaglia, ci sono elementi per sostenere che l’azienda (al pari del suo fondatore) sia stata vittima di un raggiro.


Caso Fastweb: “Nessun danno d’immagine o irregolarità”

 

Presa di posizione dell’Ad di Swisscom, Carsten Schloter, sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolta la società fondata da Silvio Scaglia

 

“La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Fastweb non ha provocato danni di immagine”. Ma non solo: “Non abbiamo riscontrato nessuna irregolarità nella gestione interna”. Due affermazioni di non poco conto, visto che a rilasciarle è Carsten Schloter, presidente del cda dell’azienda e ad di Swisscom, in un’intervista pubblicata dal quotidiano svizzero Berner Zeitung. A conferma dunque, ove ve ne fosse ancora bisogno, del fatto che la società fondata da Silvio Scaglia è da sempre una realtà imprenditoriale solida e senza ombre al suo interno.



Schloter, che nei mesi scorsi è stato anche CEO ad interim della filiale italiana fino alla scorsa settimana, afferma infatti che durante la sua permanenza transitoria ai vertici di Fastweb “non ha riscontrato alcuna irregolarità”. Salvo, aggiunge il manager, che il problema giudiziario è legato al fatto che “apparentemente due dipendenti hanno accettato bustarelle. Ma sono stati licenziati al momento dell’avvio delle indagini”.



Secondo Schloter i 70 milioni di euro accantonati per affrontare i rischi finanziari del procedimento vanno messi in relazione “al mezzo miliardo di euro di utile operativo” generato dalla stessa Fastweb. E anche dopo “l’estensione del procedimento – conclude il manager – la crescita degli affari con i grandi clienti è proseguita”.


Pericolo di fuga? No, di rientro


In arrivo un “libro bianco” online sul “Processo Carosello” che vede imputato anche Silvio Scaglia. Un caso di “malagiustizia”, certo non l’unico del Belpaese, che dura ormai dal 26 febbraio scorso




Pericolo di fuga? No, di rientro. Anzi, di rientro immediato e reiterato. Chi meglio di Vincino poteva descrivere con un tratto geniale di matita l’assurdità della “custodia cautelare” di Silvio Scaglia? Un caso di “malagiustizia”, certo non l’unico del Belpaese, che ormai dura dal 26 febbraio scorso (oltre 262 giorni segna il cronometro), ma che non intendiamo far finire nel dimenticatoio.


Una vicenda dai risvolti a dir poco kafkiani, che il blog www.silvioscaglia.it ha deciso di ricostruire nelle sue parti essenziali con un piccolo “libro bianco” che verrà diffuso online (sì, saremo innovativi anche in questo), in vista del 23 novembre quando presso le aule della Prima sezione penale del Tribunale di Roma si aprirà il “Processo Carosello” che vede coinvolti anche alcuni manager di Telecom Sparkle e Fastweb.



Un processo che vede imputato anche l’ingegner Scaglia ma solo (e soltanto) sulla base del principio del “non poteva non sapere”, quando invece da ogni atto e da ogni carta processuale emerge ben altra verità: che lo stesso Silvio Scaglia e la società che ha contribuito a fondare sono state “vittime di una truffa ben organizzata”.



Vi aspettiamo tutti online. A presto.



 



I perché di Vincino



 

 

Conto alla rovescia per il “Processo Carosello” a TIS – Fastweb


Il 23 novembre il via presso la Prima sezione del tribunale capitolino: il Presidente del collegio Giuseppe Mezzofiore orientato ad un fitto calendario di udienze



Il conto alla rovescia è iniziato: meno dieci. Tanti sono i giorni che ancora mancano all’inizio del “Processo Carosello” che vede imputati anche alcuni dirigenti di primo piano del periodo 2003-2007 delle società Telecom Sparkle e Fastweb, compreso il fondatore di quest’ultima, Silvio Scaglia, accusato sulla base del principio del “non poteva non sapere”.







Il dibattimento prenderà il via il prossimo 23 novembre e, come già riferito, a presiedere la Prima sezione penale del Tribunale di Roma sarà il giudice Giuseppe Mezzofiore affiancato dai due giudici a latere, Alessandra Cuppone ed Eleonora Santolini.



Nel corso della prima udienza potrebbe essere annunciato in via ufficiale il “calendario” con cui il Presidente del collegio dei giudici intende procedere, ovvero si ipotizza fino a tre udienze alla settimana, compreso eventualmente il giorno di sabato.


Il processo inizierà intorno alle 9-9.30 del mattino con l’appello degli imputati.



Nelle “idee positive” di Vincino una vignetta sul caso Scaglia

 

Su Panorama First un imperdibile botta e risposta fra il disegnatore satirico e la penna arguta di Andrea Marcenaro. Dove si mette un po’ tutto alla berlina, a partire da chi si occupa di “giustizia”

 

 

Mettete insieme due numeri uno, del giornalismo e della satira in Italia, e il risultato non può mancare. È quanto fa Panorama First, oggi in edicola, con un imperdibile botta e risposta fra Andrea Marcenaro e Vincenzo Gallo, in arte Vincino. Dove non manca, né poteva mancare, un chiaro riferimento anche al caso di Silvio Scaglia. Con una vignetta, certo, ma non solo. Leggere per credere:

 

 

“Glielo domando di nuovo: andiamo avanti con questa buffonata o la piantiamo lì?”.


“… dopo quarant’anni di satira sul groppone, ho perfino delle idee positive. Le chiamo le mie proposte di legge”.

 

Urca

 

E sono serie

 

Vediamo

 

Primo togliere la giustizia ai magistrati

 

Darla ai verdurai

 

Mi ha letto nel pensiero. Ai verdurai, ai geometri, agli ingegneri, al pescivendolo, ai raddrizzatori di banane…


 

 

 

 

 

P.S. I proventi derivanti dalla mostra “Vincino in giro” che si tiene a Milano fino al 31 gennaio 2011 nello spazio Corso Magenta 10 verranno interamente devoluti all’Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo.

 

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ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World