Custodia Cautelare: Italia fanalino di coda, dice l’ONU

“La percentuale dei detenuti in attesa di giudizio è molto più alta in Italia che in ogni altro Paese europeo, di grandi o medie dimensioni dell’Europa occidentale”.


È questa la conclusione cui perviene, in un documento datato 25 gennaio 2009, il gruppo di lavoro sulla “detenzione arbitraria” nell’ambito  dell’assemblea generale delle Nazioni Unite.  In particolare,  continua lo studio,  solo quattro detenuti su dieci stanno scontando in Italia una pena definitiva. Al contrario, secondo i dati raccolti dall’Onu,  il 28,5% della popolazione carceraria è in attesa del giudizio di primo grado, cui va aggiunto un altro 17 per cento detenuto in vista dell’appello e un 6 per cento, infine, che è in attesa della pronuncia della Cassazione.


Questa situazione intollerabile, che ha portato a ripetute condanne dell’Italia presso la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, non  è giustificata da un principio giuridico generale , bensì è il frutto dell’applicazione, caso per caso, di scelte dettate dalla contingenza delle indagini. Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite, al proposito, rileva che le proteste contro le detenzioni illegali nel sistema penale italiano hanno “ampio e giustificato fondamento”.


La situazione appare ancora peggiore secondo altri studi comparati, quale quello condotto dal King’s College di Londra che ha realizzato il censimento sulla popolazione carceraria mondiale “in attesa di giudizio”.  Anche in questo caso, basato su dati del giugno 2007, l’Italia si trova in una situazione imbarazzante, almeno a livello europeo.  Solo la Turchia, infatti, registra una popolazione carceraria in attesa di sentenza in proporzioni più elevate: più di 52 mila detenuti, ovvero il 60,9% del totale, pari a 71 persone su 100.000 abitanti. In Italia, la percentuale è di poco inferiore: il 58,3%, ovvero 44 detenuti su 100.000 abitanti  per un  totale di 25.855 detenuti.


Tale percentuale, per fare un paragone, scende al 16,5% in Inghilterra e Galles o  al 14,/ % in Polonia. Solo Olanda, Francia e Serbia accusano percentuali tra il 30 e il 40 per cento. Certo, la rapidità del giudizio non è l’unico né il principale metro dell’equità di un giudizio, ma l’abuso della carcerazione preventiva, come nota l’Onu, fa sorgere il sospetto che  in Italia“essa sia usata come un mezzo investigativo abituale per  spingere gli imputati  a confessare o ad incriminare altri in cambio della scarcerazione”.



E non consola, in questo caso,  constatare che in Liberia (il 97% dei detenuti è in attesa di giudizio) la situazione sia ben peggiore.

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