Ferragosto in carcere

On. Bernardini: “I nostri istituti? Sono illegali”. “A Favignana – spiega la deputata radicale – ci sono le gabbie come allo zoo. E all’Ucciardone è perfino vietato possedere una dama”. Intanto il numero dei detenuti corre verso quota 70mila, mentre circa il 40% è ancora in attesa di giudizio.


Un caos di umanità, in condizioni disumane. È la fotografia drammatica delle carceri italiane nell’anno di grazia 2010. I numeri: oltre 68mila detenuti in spazi per 45mila, di cui quasi il 40% in attesa di giudizio. Un sovraffollamento di cui non si scorge via d’uscita, considerando che ogni mese il numero di nuovi reclusi supera quello di chi esce. “Senza contare i casi peggiori – spiega l’on. radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera – come l’Ucciardone, dove convivono fino a 10 detenuti in 20 metri quadrati, per 21 ore al giorno”.



 

La deputata Bernardini è reduce dal “tour de force” che l’ha portata a visitare ben otto carceri in quattro giorni. Quest’anno, anzi, la tradizionale “visita collettiva” di Ferragosto promossa dai radicali ha raggiunto punte record: 230 persone fra deputati, consiglieri regionali e qualche magistrato di sorveglianza, hanno varcato la soglia degli istituti penitenziari italiani. Un buon viatico, si spera, per quando al Senato si discuterà il ddl Alfano che dovrebbe svuotare un po’ le celle. “Non sarà una battaglia facile – aggiunge Bernardini – perché rispetto al primo testo che avrebbe potuto far uscire 15-20mila detenuti (facendo scontare fino a 12 mesi di pena ai domiciliari ndr.) sono intervenute limitazioni che abbassano drasticamente il numero: col testo attuale andrebbero ai domiciliari forse 2mila persone: troppo poche”.


On. Bernardini, ancora un Ferragosto in carcere: ma c’è almeno qualche buona notizia?

Magari ci fosse. Anzi, per cortesia, mi faccia dire che cosa ho visto alla Favignana.


Prego…

Il peggio del peggio. Ho visto gli “internati”, i cosiddetti “ergastolani bianchi”, persone che hanno già finito di scontare la pena ma non vengono rilasciati per ragioni di sicurezza. Dovrebbe essere una casa di lavoro, peccato che il lavoro non c’è. In realtà, spesso si tratta di ex tossici o malati psichici. La cosa più terribile è il “reparto di osservazione”.


Cioè?

Sono come delle gabbie allo zoo, senza finestre e con la grata all’aperto. Ho potuto parlare con un detenuto rinchiuso, sui 35 anni, la bocca impastata, evidentemente sedato ma abbastanza lucido. Gli ho chiesto come mai è lì, mi ha risposto “Ho fatto solo qualche furtarello per pagarmi la droga. Ci sono ricascato, ma ora vorrei andare in Comunità. Che ci faccio qui?”. Mi ha anche detto che vorrebbe andare a trovare la madre anziana e malata, ma non gli viene concesso. In quasi 30 anni di visite alle carceri ne ho viste tante, ma questa l’ho trovata terribile.


Lei è stata anche nel carcere di Termini Imerese. Cosa ha visto?

Il solito disastro, sovraffollamento, poco personale e la completa inattività dei detenuti. Ma non è solo Termini, sono le pecche di tutte le nostre carceri: certo, c’è rinchiusa gente colpevole, che ha sbagliato, ha commesso delitti, ma come ci si può illudere di recuperarli a una vita normale se li si fa vivere in condizioni disumane? Non c’è lavoro, le attività scolastiche in estate sono sospese, vivono ammassati. La cosa assurda è che non possono nemmeno andare a giocare a calcetto perché non c’è il personale che li possa accompagnare. Per non parlare di quelli in attesa di giudizio: bisogna ripensare completamente la carcerazione preventiva. La legge non è sbagliata ma i magistrati la interpretano come gli pare. Bisogna intervenire anche su questo. È un’anomalia tutta italiana.


 

Ma è vero che all’Ucciardone non è nemmeno permesso avere una dama? Vincino, che l’ha seguita nella visita, dice che ne è rimasto sconvolto…

Purtroppo è vero: te le sequestrano e non sono fra gli oggetti che puoi comprare.


Che fare?

Come radicali mettiamo a disposizione perfino il nostro corpo: solo dopo mesi di digiuno abbiamo ottenuto che il ddl Alfano andasse in discussione alla Camera. Quest’anno abbiamo coinvolto oltre 200 soggetti politici nella visita di ferragosto. Spero che si possano raccogliere dei frutti. Cose da fare ce ne sarebbero moltissime: ridurre il sovraffollamento, offrire lavoro, aumentare il personale, dare spazio alle misure di pena alternative; mandare i “tossici” nelle comunità: costerebbe meno del carcere e potrebbero tornare alla normalità. In generale, favorire il mantenimento delle relazioni con la famiglia. Le faccio un esempio: in base a una circolare di qualche mese fa i detenuti stranieri possono telefonare anche a un numero cellulare e non soltanto fisso, purché intestato a un familiare. Ebbene, ho scoperto nelle mie visite che molti nemmeno lo sapevano.


Ma il personale delle carceri, dai direttori agli agenti di polizia penitenziaria fanno adeguatamente il loro dovere?

Sicuramente, c’è attenzione, sensibilità e ci sarebbe la voglia di lavorare meglio e in luoghi più dignitosi. Ma manca il personale. Fanno quello che possono. Almeno per la stragrande maggioranza.



1.520 Commenti a “Ferragosto in carcere”

  • marina:

    X BRUNO
    Lei dice “i politici perennemente impegnati in insulsi cicalecci e a riempirsi di parole, ma non di fatti.”.
    Bah caro Signor Bruno a me non sembra i fatti ci sono eccome! Escort di tutti i tipi e sessi, case, barche, frequentazioni vip, e questo a destra come a sinistra senza differenza alcuna, tranne, ovviamente, che per quei pochi a cui è rimasta ancora un po’ di etica.
    E questi a lei non sembrano fatti? A me si! Impegnati come sono in tutti questi tipi di attività ben poco tempo resta per mandare avanti il paese, figuriamoci per tutelare quelli che sono in carcere. Scusi ma l’abnormità che ha colpito l’ing Scaglia gli altri 35 e cosi tanti altri sconosciuti che stanno in questo caldo ferragosto in carcerazione preventiva, non avrebbe dovuto provocare almeno una piccola onda di sdegno o qualche interpellanza? A me pare che non sia avvenuto nulla, anzi la lettera della Annunzita concludeva con “il resto ce lo diranno i giudici” aggiungo: appunto forse a febbraio dopo quasi un anno di carcerazione preventiva.

    • Bruno:

      Quei “fatti”, al di là dell’inevitabile giudizio negativo che diamo e che gettano ombre oscure, che cita Marina, sono sì delle azioni, ma rientrano, virtualmente nel cicaleccio quotidiano che poco ci interessa. O, meglio, ci coinvolge in quanto alcuni sono stati votati da “noi”, ci coinvolge perchè spesso a spese (€) dei contribuenti. Ma restano cicaleccio improduttivo per il Paese.
      Non se ne può più di queste perenni disquisizioni su cucine, vincite al lotto, sgambetti, mancati inviti a convegni, conteggi o riconteggi elettorali, gare a chi la dice più grossa.
      Apriamo le pagine dei giornali e siamo tempestati dalle loro facezie.
      Sempre all’apparente insegna di “per il bene del paese” di cui se ne infischiano. Litigano e sorridono mentre si insultano. Dibattono di disoccupazione con la pancia piena.
      C’è il vuoto totale nelle loro azioni.
      Fingono interesse e probabilmente dietro le quinte sbuffano annoiati sul dover parlare sempre delle stesse cose (perchè le “stesse” cose non riescono a farle progredire!)

      • giovanni:

        Vuoto totale della politica! E’ vero. Ma quanto al fatto che la maggioranza dei politici si renda conto di essere incapace di far progredire le cose ho i miei dubbi. Sono così pieni di sè da essere convinti che la loro assoluta inutilità sia manifestazione di intelligenza politica.

  • Bruno:

    Ancora una volta, non me ne voglia l’On. Bernardini, ci ritroviamo a leggere che i politici (cioè coloro che dovrebbero porre rimedio a queste disfunzioni) prendono atto, visitano, sono consapevoli, probabilmente ed apparentemente indignati (difficile non esserlo, forse però non impossibile non esserlo, visti certi personaggi in politica) di quanto succede nel campo della giustizia.
    Eppure… eppure… nulla cambia.
    Sono stati coinvolti 200 parlamentari, numericamente quasi 1/3 dei deputati. Possibile che nessuno – dico nessuno – riesca a porre rimedio? 200 parlamentari hanno preso coscienza diretta, non hanno letto stancamente una relazione scritta in modo burocratico da qualcuno. Eppure… eppure… nulla cambia.
    Non dovrebbe essere difficile per 200 persone convincere altrettanti colleghi in modo diretto (ed altri in modo indiretto) a portare avanti in modo concreto l’argomento giustizia, ma la giustizia che riguarda i cittadini, cioè coloro che devono essere da loro rappresentati.
    Eppure… eppure… nulla succede.
    Sempre perennemente impegnati in insulsi cicalecci e a riempirsi di parole, ma non di fatti.
    Uscendo un po’ dal tema, ricordo che nel momento in cui nei palazzi romani iniziavano l’ennesima guerra tra fazioni, in Afganistan dei soldati morivano per una vera guerra non dichiarata.
    Tornate con i piedi per terra per favore!

    E cosa è questa storia della “dama”?
    Vincino ha toccato con mano e ben focalizzato uno dei nostri mali:
    tutto ciò che non è esplicitamente permesso, è assolutamente vietato.
    Raccontateci anche che tutto il personale fa il proprio dovere, ma non credo debba riunirsi il Consiglio dei Ministri, nè l’ONU, e neppure la Corte dei Diritti Umani dell’Aja, per permettere l’utilizzo della “dama”.
    Basterebbe che il Direttore di ogni penitenziario affronti l’argomento e inviti i propri sottoposti a mettere da parte velleità di imposizione psicologica sui detenuti. Che si debba arrivare a simile invito è alquanto penoso e imbarazzante, ma non trovo altre soluzioni.

    • giovanni:

      E’ possibile, poi, che i detenuti in attesa di giudizio debbano avere tante difficoltà per comunicare con i loro cari? Un telegramma può essere recapitato dopo due giorni, le email non sanno nemmeno cosa siano in carcere e le telefonate te le autorizzano solo su di un telefono fisso. E poi, vogliamo parlare delle astruse sempre mutevoli regole che vigono per recapitare il più stupido dei pacchi con delle semplici cibarie o dei libri all’interno? Insomma, il sistema carcerario, pur mantenendo alti standard di sicurezza, necessita proprio di una forte modernizzazione.

  • Pietro Boero:

    DIMENTICAVO LER L’ON. BERNARDINI.——
    LEI HA SOLO VISTO IN TUTTE LE SUE VISITE NELLA PATRIE GALERE LA PUNTA DELL’ICEBERG.- SOTTO SOTTO L’ICEBERG CAMBIA E DIVENTA UN INFERNO…..ENORME.-
    LEI ONOREVOLE PUO’ INTERVENIRE… LO FACCIA!!
    CORDIALITA’.- PIETRO BOERO

  • giovanni:

    Le carceri italiane sono indegne e, nel gruppo dei manager Fastweb-Telecom che hanno dovuto subire l’ingiusta umiliazione inflitta dalla Procura di Roma e dai GIP ad essa allineati, c’è anche chi ha dovuto passare giornate e giornate in cella con altre 15-16 persone. Il problema, però, è che per il trattamento riservato alle persone in attesa di giudizio appare deteriore rispetto ai c.d. “definitivi”.
    Per questi ultimi si è spesso invocata l’effettività della pena (che, però, dovrebbe comunque rispondere a logiche intelligenti ed umane di recupero!) e così nuovi indulti mascherati (che scaricano sulla sicurezza pubblica il rischio di reimmissione in circolazione di persone pericolose) mi sembra che non siano un modo adrguato per contrastare la criminalità che, in alcune aree del Paese, è davvero aggressiva.
    Bisogna, invece, rivedere radicalmente il sistema della carcerazione preventiva, per evitare che PM e GIP possano tenere dentro persone oneste (e/o che devono esssere ritenute tali fino alla condanna definitiva) sulla base di vuote formulette e di espedinti dialettici e non di GRAVI INDIZI che siano riferibili alle SINGOLE POSIZIONI PROCESSUALI. E’ poi chiaro che, soprattutto nella fase delle indagini preliminari, la valutazione della correttezza del procedimento e delle proposte delle Procure NON può più essere lasciata solo ai magistrati di professione, che, in mancanza di una NETTA separazione delle carriere, hanno ancora una volta dimostrato di non essere valida garanzia per gli indagati.

    • Pietro Boero:

      CARO SIG. GIOVANNI TUTTO VERO QUELLO CHE LEI HA SCRITTO, MA HA USATO FORSE UN DOLCE EUFEMISMO, QUEST’ULTIMO FORSE DETTATO (che è meglio) DAL FATTO CHE LEI NELLE PATRIE GALERE NON CI E’ MAI STATO.-
      IO COME LEI AVRA’ GIA’ LETTO CI SONO STATO PER 28 MESI ED HO GIRATO 5 ISTITUTI DI PENA (Asti vecchio -Alba nuovo -Fossano vecchio -Torino nuove-Alessandria vecchio e nuovo)E POSSO DIRE CHE UNO E’ UGUALE E FOTOCOPIA AD ALTRO, SOVRAFFOLLAMENTO (io parlo del già lontano Dic.1998–Apr.1992 il tempo in cui io ho soggiornato) SONO CAMPI DI CONCENTRAMENTO VERI E PROPRI.- AD ALESSANDRIA NEL VECCHIO CARCERE (P.zza Don Soria) IL FORMAGGIO DA GRATTUGGIARE DAL CALDO CHE FACEVA,MESSO IN CORRENTE D’ARIA ALL’OMBRA SUL DAVANZALE DELLA FINESTRA, SI SCIOGLIEVA COME IL BURRO AL SOLE MENTRE D’INVERNO VISTO CHE ERAVAMO IN TRE IN CELLA (mtq.9 circa)SI STAVA TUTTO IL GIORNO E NOTTE CON FINESTRA APERTA SICCOME I CALORIFERI ERANO ACCESI A MANETTA.- QUESTO NON E’ NULLA CONTRO LA FRUSTRAZIONE PSICHICA CHE UN ESSERE UMANO DEVE SOPPORTARE STANDO AD OZIARE TUTTO IL GIORNO IN CELLA.- LI DENTRO ANCHE SE NON INCISO CON TATUAGGIO O SCRITTO SULLA MAGLIETTA CHE INDOSSI, ANCHE SE TI CHIAMANO PER NOME SEI UN NUMERO!!
      SE TI FAI SENTIRE LAMENTANDO DIRITTI CHE TI SONO DOVUTI ANCHE SE SEI UN CARCERATO, CERACNO DI IMBOTTIRTI DI PSICOFARMACI A TUTTO SPIANO.-QUESTO LO POSSO PROVARE IO CHE NON HO MAI PRESO UNA PASTIGLIA ; SULLA MIA CARTELLA CLINICA CHE HO IN COPIA,HANNO ANCHE SCRITTO CHE RIFIUTAVO LA TERAPIA.- MA QUALE T E R A P I A QUELLA DI BRUCIARE IL CERVELLO A CHI ACCETTA DI PRENDERE PRIMA VALLERIANA POI VALIUM (botticini anche interi)PER POI AUMENTARE FINO ALLA PASTIGLIA DI ALCION E N (Quest’ultima addormenta un cavallo).- COSI’ DOPO LA TERAPIA…. TUTTI SONO TRANQUILLI E DORMONO.- QUESTA ERA LA PRASSI NOTTURNA CHE A MOLTI PROSEGUIVA ANCHE DI GIORNO E PENSO CHE SIA USUALE ANCORA OGGI 2010.- CHE PERSONA RIEDUCATA PUO’ USCIRE DA UN CARCERE QUANDO IL QUEL POSTO NELLA ESPIAZIONE DELLA PENA GLI HANNO FATTO “”BRUCIARE”"IL CERVELLO??? SE UN POLITICO PARLAMENTARE LEGGE QUESTE RIGHE PERCHE’ N0N FA UNA INTERPELLANZA PER VEDERE QUANTI MILIONI DICO MILIONI DI EURO VENGONO SPESI IN PSICOFARMACI NELLE PATRIE GALERE.- UNA COSA CHE NON POSSO DIMENTICARE E’ CHE DOPO ESSERE STATO MORSO DA UN RATTO (grande quasi come un gatto uscito dalla turca) DI NOTTE AD ASTI NEL VECCHIO CARCERE (dopo sono stato tenuto in isolamento per 90 giorni con il “”blindo”" di legno chiuso senza finestra alcuna) E SOLO DOPO INSISTENTI E NUMEROSE RICHIESTE A FOSSANO, MI SONO STATE CONCESSE IN OSPEDALE TUTTE LE ANALISI DEL SANGUE OPPORTUNE ED AL TERMINE HANNO AVUTO IL BARBARO CORAGGIO DI CHIEDERMI DI PAGARE LE PRESTAZIONI OSPEDALIERE, CIO’ CHE HO RIFIUTATO!!PENSO NEL PERIODO DELLA MIA DETENZIONE DI ESSERE STATO UN “”PREVILIGIATO”" DAL FATTO CHE ERO UN EX POLIZIOTTO CON UN DEL CURRICULUM DI SERVIZIO E FORSE PROPRIO PER L’ADDESTRAMENTO IN POLIZIA CHE HO FATTO NON SONO ARRIVATO AD ATTI INCONSULTI GRAZIE ANCHE AL SUPPORTO DIFENSIVO E FAMILIARE CHE ERA COSTANTE COSE QUEST’ULTIME CHE TUTTI NON POSSONO AVERE.- I DATI DI OGGI DEI DETENUTI CHE SI SONO TOLTI LA VITA IN CARCERE E’ SPAVENTOSO! SE NON VENGONO PRESI DEI VERI E SERI PROVVEDIMENTI SULLA CAPIENZA DELLE CARCERI SICURAMENTE ALTRI TENTERANNO. DETTATI DALLA DISPERAZIONE ATTI CHE PORTANO SI AD USCIRE DAL CARCERE, MA IN ORRIZONTALE TRASPORTATI CON I PIEDI IN AVANTI.- IO HO VISTO VERAMENTE UN DETENUTO CONDANNATO A 28 ANNI DI CUI 14 SCONTATI, PER CUMULO DI PENE (senza delitti di sangue) MORIRE DAI TROPPI PSICOFARMACI VOLUTAMENTE PRESI MA… DATI, PORTATO VIA SULLA BARELLA RANTOLANTE MA AMMANETTATO.- QUESTA E’ UNA MORTE NATURALE? E’ UN SUICIDIO O UN OMICIDIO ??
      CERA UNA SCRITTA IN UN INGRESSO DI UN CARCERE :
      “”LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRATE”"
      E’ GIUSTO QUESTO???
      BISOGNA PASSARE AL DI LA COLPEVOLI O INNOCENTI PER POTER PARLARE.-
      LE VISITE PROGRAMMATE ALLE CARCERI ED ACCETTATE PORTANO A VEDERE QUEL CHE SI VUOLE E NON CERTO LA VERITA’.-
      PIETRO BOERO Asti

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World