Panorama: “Carcerazione o punizione?”


Tutte le anomalie dell’inchiesta Scaglia

Quanto può durare in Italia la carcerazione preventiva? E quanto senza che si trasformi in uno strumento di tortura? Se lo chiede il vicedirettore di Panorama Maurizio Tortorella, dopo aver fatto il bilancio dei sei mesi di custodia cautelare inflitta a Silvio Scaglia, rientrato in Italia per mettersi a disposizione degli inquirenti il 25 febbraio per chiarire la sua posizione in merito all’accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali. Da allora Silvio Scaglia è stato prima detenuto nel carcere di Rebibbia poi, dal 17 maggio scorso, si trova agli arresti domiciliari in Val d’Ayas, “dove – scrive Tortorella – rischia di aspettare ancora un anno prima della libertà”. In ogni caso, continua l’articolo, “Scaglia resterà quasi sicuramente agli arresti anche dopo il 2 novembre, inizio del processo” salvo l’ipotesi (assai improbabile) che il fondatore di Fastweb scelga il rito abbreviato, cosa che gli è consentita dopo che il gip, su richiesta dei pm, ha aderito al giudizio immediato.


Eppure, si legge su Panorama, il limite per l’associazione per delinquere è di sei mesi, scaduti il 25 agosto. Il ricorso al giudizio immediato invece fa ripartire il conteggio fino ad un nuovo massimo di 365 giorni. Grazie all’articolo 453/1 bis del Codice di procedura penale si può saltare l’udienza preliminare che deve stabilire se l’imputato sia da rinviare a giudizio quando “la prova appare evidente” e/o, secondo una sentenza della Corte di Cassazione, anche “quando la persona indagata si trova in stato di custodia cautelare”. Nel caso di Scaglia, infatti, è stato notificato perché in custodia, perché di “prove evidenti” non si parla.


Per gli avvocati di Scaglia, Pier Maria Corso e Antonio Fiorella, e per i legali di altri imputati (Mario Rossetti, Stefano Mazzitelli), che perplessi segnalano “tante anomalie”, la custodia non è giustificata. La sensazione, insomma, è che, lungi dal rispondere alle esigenze delle indagini, la “cella infinita” di Scaglia abbia il sapore della punizione preventiva.


1.454 Commenti a “Panorama: “Carcerazione o punizione?””

  • giovanni:

    Scusate, ma ora la faccenda dell’assurdità ed inutilità della carcerazione preventiva, utilizzato come strumento per ottenere impossibili confessioni, mi sembra un po’ trita, ovvero di retroguardia, oltre che assolutamente chiara ed incontestabile.
    Sarebbe tempo che i nostri giornalisti (a qualsiasi area politica appartengano) inizino anche a prendere in mano gli atti e a valutarli approfonditamente. Costa fatica, ma si renderebbero conto che gli arresti di febbraio, almeno per talune posizioni, sono fondati su argomenti inconsistenti e sulla base dei quali un buon direttore di giornale non avrebbe mai consentito la pubblicazione di un articolo di critica, per tema di azioni giudiziarie.
    Insomma, vorremmo che prima della sentenza qualcuno si renda conto che per alcuni seri professionisti le sofferenze di questi mesi sono solo un’oggettiva, enorme ingiustizia SOSTANZIALE, frutto di logiche investigative che, in altre civiltà, non troverebbero cittadinanza alcuna.
    Sarebbe, in altre parole, auspicabile che, sulla base di dati oggettivi che sono sotto gli occhi di tutti, si rafforzi un consapevole fronte innocentista, per contrastare le azioni disinformative di chi, invece, per condizionare l’opinione pubblica ha l’interesse a colpevolizzare indiscriminatamente e a mettere tutti nello stesso calderone.

    • Bruno:

      …in effetti… tanto torto non ce l’hai! siamo rimasti pochi in a presidiare i commenti e il blog, non credo tanto per sopravvenuto disinteresse o noia, quanto per esaurimento delle argomentazioni di commento ad una vicenda che oramai sembra avvitata su sè stessa e non offre spunti “nuovi”.
      Altrimenti il rischio è quello di ripetersi all’infinito.
      Al di là dell’ggettiva tortura legata alla carcerazione preventiva, quand’anche questa cadesse, ci si troverebbe comunque di fronte ad accuse che a noi paiono piuttosto inconsistenti (ed ancor più prive di quelle prove regine).
      Che ci siano stati dei reati è piuttosto veritiero, ma che tutti gli inquisiti siano colpevoli (anche se in misura minore) è ben altra cosa.
      Questo logicamente lo deve determinare il giudizio.
      Su questo non ci piove, se non la considerazione che occorre comunque cautela ad inviare atti di “inquisizione” a destra e a manca, quasi sparando nel mucchio.
      Resta il fatto che “liberi, incarcerati o domiciliati, con o senza giardino, balcone o piscina”, ci sono persone cui è negata la possibilità di lavorare e produrre (per sè e per altri).
      Come la mettiamo se tutto finirà in una bolla di sapone?
      Se uno è “solo” inquisito, e reta libero, ha comunque delle ripercussioni nelle sua vita notevoli, morali e pratiche.
      Verranno mai ripagate?
      Se per far valere i propri diritti, deve pagarsi un avvocato di grido o un giovane neo-laureato molto economico, chi ripagherà quegli esborsi?
      Non mi smebrano ci siano tutele in tal senso.
      Mi sembra che, ricorrendo, il ministero di grazia e giustizia “rimborsi” i giorni di carcere ingiusto.
      E il resto?
      Il magistrato sembra fare ciò che vuole, nel nome dell’autonomia
      L’istituzione ci mettte una pezza se e quando sussistono certi requisiti.
      Il cittadino è comunque soggetto ad un rischio enorme, senza tutele.
      Non cito neppure i titoli a 8 colonne inziiali, cui seguiranno poi brevi a 1 colonna, quando la bolla di sapone scoppia.
      Altro danno gigantesco.
      Qualche inchiesta giornalsitica ha mai affrontato un simile argomento?
      Sono fondate le mie affermazioni da uomo della strada e osservatore di questa vicenda?

  • Cesare:

    allora diciamo le cose fino in fondo, visto che nessun giornale/giornalista in Italia ha il coraggio di dire e scrivere: il prolungamento della carcerazione preventiva ha l’unico scopo di fiaccare la resistenza di ing. Scaglia in modo che accetti di patteggiare (ovvero di ammettere colpe non commesse, come avveniva ai tempi della Santa Inquisizione).

    E tutto questo x dimostrare che l’abnorme montatura di febbraio aveva una giustificazione e quindi “salvare” faccia (ed altro) a tutti coloro che hanno creato questa incredibile montatura basata sull’assioma aristotelico del “non poteva non sapere”.

    Ed in conclusione, ammesso e non concesso che questo assunto sia valido, xchè ing. Scaglia “non poteva non sapere” e tutti gli altri componenti del CdA “non potevano non sapere”?.

  • sonia:

    più che una punizione sembrerebbe una tortura, un modo barbarico per cercare di ottenere una verità diversa da quella ottenuta dopo anni di indagini,che giustifichi il loro teorema “non potevano non sapere” .
    ma come si possono tenere ancora delle persone incensurate in regime di custodia cautelare, dopo che le indagini sono ormai terminate, senza accertare l’esistenza di una “prova certa”?
    certo io non ho alcuna conoscenza e competenza giuridica, ma credevo che prima di scontare una pena si dovesse essere giudicati

    • stefano:

      @sonia Non occorrono competenze giuridiche, è sufficiente il buon senso comune, di cui ovviamente (e presumo appositamente) deficitano i Toga Party. Qui è come se un medico di un paesino, in virtù delle chiacchiere sentite dalle comari che, passeggiando al mercato, parlano della febbre che qualcuno ha in paese, decidesse di mettere in quarantena l’intera popolazione, prevedendo un’epidemia di peste, senza un riscontro clinico. Lui è il medico, quindi lui decide e ha ragione in quanto medico: la legge glielo vieta, non si può fare, ma lui è il medico, cosa vuoi che ne sappia chi fa le leggi, per il bene comune (e della sua reputazione) lui attua quello che pensa in barba al mondo. In una situazione così, non ci sarebbe da stupirsi se il medico inietta a qualcuno il morbo per poter dire che aveva ragione lui (non sarebbe la prima volta).

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World