Intervista di silvioscaglia.it a Pier Luigi Celli



“Silvio è sempre stato rigoroso in una maniera quasi calvinista. Non si è mai permesso nulla che non fosse ampiamente entro le regole. Faccio fatica anche solo ad immaginare un comportamento men che corretto da parte di Scaglia. Figuriamoci una condotta delittuosa”. Parla così Pierluigi Celli, oggi direttore generale della Luiss, una lunga carriera di top manager nell’industria e nella finanza. L’uomo che, ai tempi dell’inizio dell’avventura di Omnitel, assunse  Silvio Scaglia.

Dottor Celli, oggi Silvio Scaglia festeggia, per modo di dire,  i 67 giorni di carcerazione preventiva. Al di là del merito dell’inchiesta, che sentimenti si possono provare di fronte a questi metodi di indagine?

“E’ una situazione inaccettabile.  Al di là del merito dell’inchiesta, su cui ho la mia opinione personale, credo che una carcerazione così lunga sia del tutto incomprensibile. Silvio Scaglia non è un criminale, ma un cittadino che era all’estero e poteva restarci ma ha voluto rientrare al più presto in Italia per collaborare con i magistrati, come un cittadino perbene. Invece gli è stato inflitto un tormento senza senso”.

Un tormento che viola i diritti costituzionali. Anzi gli stessi diritti umani, non crede?

“E’ un sistema che non capisco. Se hai elementi per provare la colpevolezza di un imputato lo processi e lo condanni. Ma non si può tenere un essere umano in galera, qualunque cosa abbia fatto, nella speranza che prima o poi confessi. Questo sul piano dei principi perché, per quel che vale, io su Silvio un’idea ce l’ho: ripeto, non riesco a concepire un suo gesto men che rispettoso delle regole”.

Nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato che ci vuole” equilibrio e misura” quando si esercita la funzione di magistrato.  Forse nel caso Scaglia le cose non sono andate così.

“E’ senz’altro difficile dare un giudizio sulla magistratura. E’ un compito delicato e difficile quello di dar giustizia. Ma io credo che si debba tener conto dell’equità quando si cerca di amministrare la giustizia. Perché ciò che non è equo non può esser giusto. Ecco, mi è difficile capire, pur con tutto il rispetto, l’atteggiamento tenuto nei confronti di Scaglia. Anzi, temo che questi comportamenti non giovino a valorizzare il ruolo essenziale della magistratura. Io non faccio parte della schiera di chi, per partito preso, ce l’ha con i giudici. Anzi, ho sempre pensato che occorre agevolare, in ogni modo, l’operato dei magistrati. Ma questa vicenda, lo confesso, mi mette in difficoltà”.

Perché, secondo Lei, in Italia non si riesce a trovare un equilibrio tra le esigenze degli inquirenti e le legittime garanzie degli inquisiti. Perché non si trova quell’equilibrio auspicato da Napolitano?

“Perché la magistratura, in mezzo allo sfacelo in cui viviamo, ha dovuto effettuare un lavoro di supplenza. Ma  a forza di fare i supplenti si corre il rischio di sentirsi i salvatori della patria. Ma il Paese non ha bisogo di salvatori, bensì di gente che si limiti a far e bene il proprio mestiere”

Che impatto, secondo lei, ha avuto all’estero il caso Scaglia?

“La gente che conosce Silvio è rimasta stupita, attonita, incredula. Molti mi hanno telefonato. E tutti sono indignati, al di là del merito delle accuse,  per il modo in cui è stato trattato: Silvio è un imprenditore che ha creato, non distrutto, tanta ricchezza. E che anche in questo caso ha agito con correttezza mettendosi a disposizione dei magistrati. Anche solo per questo dovrebbe meritare rispetto”.

A giudicare dal tono di certi interventi, soprattutto nei primi giorni, sembra al contrario che si volesse punire la sua fortuna imprenditoriale.

“Ognuno di noi si confronta con i vizi capitali. Io dico sempre che è meglio frequentare quelli che ti fanno star meglio, sul piano del piacere. Invece, in Italia sono più diffusi la gelosia e l’invidia, cioè quelli che ti fanno star peggio”.

E’ un Paese in cui la voce dei garantisti è debole e di corta durata. Dopo il clamore dei primi giorni è scesa una sorta di cortina del silenzio. Eppure la durata della carcerazione di Scaglia grida vendetta ogni giorno che passa. O no?

“L’Italia è un Paese dalla memoria cortissima, dove ci si acquieta facilmente in  quello che più conviene. Non esistono   indignati permanenti. Ma c’è anche un’altra spiegazione”.

Quale?

“Si può pensare che più si lascia sotto traccia la propria indignazione, meno si indispettisce chi deve decidere”.

Ma non ha funzionato.

“No, purtroppo non ha funzionato. Il  caso Scaglia è uno scandalo e va sottolineato  perché non si ripetano più queste cose. Ci sono limiti che vanno salvaguardati per il bene di tutti”

E allora

“Allora questo accanimento terapeutico contro Silvio deve cessare”.



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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World