Archivio di ottobre 2010

Io Donna: “Vi prego, ascoltate mio marito”

“Solo se sei un assassino puoi dire quello che vuoi”. Monica Aschei, moglie di Silvio Scaglia, non versa una lacrima, ma va avanti come un caterpillar. Alla vigilia del processo al fondatore di Fastweb, parla per la prima volta. E si toglie un sassolino…


di Pierangelo Sapegno



Ecco, uno viene arrestato e sparisce dalla società civile. È questo il vero problema, che nessuno ci ascolta, e l’assenza di risposte è un incubo. Cerchi qualcuno che abbia voglia di sentire la tua voce, ma se tu rispetti le regole, non esiste nessuno, semplicemente perché sei stato cancellato. Se sei un assassino ti ascoltano, ti vengono a cercare, e puoi dire quello che vuoi, alle televisioni, agli altri, a tutti. Per noi non è stato così, invece, e io mi sento come se mio marito l’avessero tolto dal mondo, gli avessero impedito di difendersi, di raccontare la sua storia». Monica Aschei è la moglie di Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb arrestato nell’operazione Phuncards-Broker, su una gigantesca rete internazionale di riciclaggio per un giro di false fatturazioni. Secondo l’accusa, quelle operazioni sarebbero state realizzate con la compiacenza dei vertici di Fastweb e di Telecom Sparkle. Fra pochi giorni comincia il processo. E Scaglia ha sempre detto che non ne sapeva niente, che non poteva saperlo, che i giudici l’avevano già sentito nel 2007 e che l’avevano prosciolto, che nessuno era riuscito a scoprire quella truffa, «neppure loro, che ne erano le vittime, e che avevano già rivoltato l’azienda come un calzino, prima di venderla agli svizzeri della Swisscom». Scaglia, dopo 3 mesi di carcere a Rebibbia, è agli arresti domiciliari ad Antagnod, Val d’Ayas, nell’unica casa che ha tenuto in Italia, dopo essersi trasferito a Londra. Non è stato un bel modo per tornare a casa.



 

Oggi, l’ha raggiunto sua moglie. Parliamo con lei nel cortile, perché lui non può farsi neanche vedere. E fa così: non si fa neanche vedere. Monica ha i capelli sciolti, è bionda, minuta, di una bellezza semplice come i suoi vestiti, un paio di jeans, un maglione, una camicia inglese. Forbes ha scritto che Scaglia è il tredicesimo uomo più ricco d’Italia, il 937esimo nel mondo e che la sua ricchezza documentata ammonta a più di un miliardo di dollari. Però, quando loro s’erano conosciuti non era così. Lei aveva 12 anni: «I suoi genitori erano venuti a vivere di fronte a noi, a Novara. Sono stata io a corteggiarlo. Quando avevo quasi 18 anni, Silvio era un bel ragazzo, e solo allora cominciammo a uscire. Abbiamo fatto tutta la strada insieme. Io lavoravo come ricercatrice e borsista e lui cominciava con McKinsey e poi con Gianfilippo Cuneo, Giovanni Agnelli, la Piaggio, Madrid… Ha lavorato come un matto. Silvio faceva un giro del mondo al mese, non si fermava mai. Diceva: l’esperienza cinese mi ha insegnato ad avere pazienza. Invece, penso che abbiamo corso in fretta. Arrivò Fastweb, la vendita a Swisscom e l’avventura con un nuovo start up. E due anni fa cominciò a studiare il cinese. Per lui l’Europa era una bella signora decadente. Guardava già avanti, perché è fatto così. Noi, tutto quello che abbiamo ce lo siamo guadagnato. Non solo i soldi, anche questa famiglia, che è una famiglia solida, che si vuole bene». Per questo, dice Monica, non riesce a capire quello che sta succedendo, «questo accanimento contro una persona che ha sempre fatto tutto con la sua capacità e intelligenza. Noi non conosciamo politici, non conosciamo giornalisti, perchè abbiamo sempre fatto la nostra vita».


Fino a quando una mattina… ?

A Londra era l’alba, erano le 5 del mattino. Noi eravamo nei Caraibi, ci eravamo presi 5 giorni di vacanza, io e lui, finalmente da soli. Quando mia figlia Chiara m’ha chiamato erano le 7. Mi dice, guarda sono arrivati stamattina i poliziotti per perquisire la casa, stavano sfondando la porta, ci siamo svegliati per quello. «Ma cosa volevano?», le chiedo. E lei, sono entrati, sono andati nella camera di Carlo a frugargli sotto il letto. Carlo ha 12 anni. Lui s’è svegliato e non ha capito chi fossero. S’è preso una paura bestiale. Sono andati su dai nonni, hanno aperto tutti gli armadi, portato via i computer. Hanno detto solo che cercavano Silvio Scaglia. Poi ci chiama Chiara Sfondrini, la segretaria: guarda, dice a mio marito, tutti i giornali mettono in prima pagna che tu sei ricercato per frode fiscale. Era martedì. Devo rientrare in Italia, fa lui. Vado e chiarisco. Non c’era posto, e allora abbiamo fatto i salti mortali per affittare un volo privato. Arrivato a Ciampino, viene prelevato, gli prendono le impronte digitali e tutte ‘ste cose. Sembrava uno stato di guerra. Silvio non è stato sentito per 5 giorni. Poi è venuto il magistrato e gli ha fatto solo l’interrogatorio di convalida. Lui ancora adesso non è riuscito a spiegarsi. Fra gli arrestati non c’è stato nessuno che ha detto di conoscerlo. Ho visto che c’è uno solo che dice, chi, quello con la faccia tonda? (Ma mio marito non ha la faccia tonda, non è mica grasso… ). Ah, questo l’ho visto una volta. E i giudici tutti contenti: sì, dove l’ha incontrato? No. L’ho visto in tv. L’impressione è che questi sono andati con le reti a strascico e se c’è rimasto dentro anche un innocente non possono far saltare il banco. Ci hanno setacciato tutto, sanno persino quante calze ho nel cassetto. A questo punto, dovrebbero avere l’onestà di ammettere che Silvio non sapeva.


Lei quando l’ha visto la prima volta?

Dopo 3 settimane. Entri in un mondo kafkiano. Vado a Rebibbia: signora, deve levare tutto. Ma io vado a trovare mio marito. Non importa, può avere merce di scambio. Avevo in tasca un bigliettino di mio figlio: «Ciao papà, ci manchi. Ti voglio bene». Non me l’hanno fatto portare. Mi ricordo una guardia che mi aggrediva, mi diceva metti la mano qui, e poi mi urlava, vedi che non va? Leggi!! Non vedi che c’è scritto togli la mano? Vabbé, io è la prima volta che entro qui dentro. Eh cerca di svegliarti, mi faceva quello. Mi ricordo il freddo, questi finestrini in alto, delle grandi sale. Un giorno Silvio mi dà il sacco della roba da lavare e io ci prendo un golf e me lo metto e una guardia mi salta addosso: ma che fa?. Invece, dei detenuti Silvio mi ha parlato sempre bene. Mi diceva che quelli più intelligenti erano quelli che facevano le rapine perché avevano la predisposizione a pianificare. Uno gli ha regalato le ciabatte per la doccia. Era quello che aveva fatto il colpo da Bulgari sfondando la vetrina col bulldozer.


La lettera a Napolitano?

È un’idea mia. Non ho mai letto Kafka. Ho cominciato adesso e ho preso Il processo, ma non riesco ad andare avanti. La cosa che mi angoscia di più è questa impossibilità di far sentire la tua voce, questo senso di impotenza. E non riguarda solo Silvio, per carità. Per questo ho scritto al Presidente, perché ho pensato che lui almeno mi avrebbe ascoltato. La risposta è stata un po’ formale, ma mi hanno spiegato che di più non poteva fare.


Il giorno più assurdo di questa vicenda?

Quando Legambiente organizzò una giornata verde a Rebibbia, un pomeriggio d’aria, e io feci tutte le domande per incontrare Silvio e partii da Londra e poi quando arrivai lì con il mio codice mi dissero che non potevo entrare, e il pm diceva che era una decisione del direttore e il direttore diceva che era della procura e io vedevo tutta la gente entrare e solo io no. Allora, ho chiesto: non posso vederlo in cella? Mi hanno detto che non c’era abbastanza personale.


E il momento più brutto?

Il primo, quando ho visto Silvio salire sull’aereo per tornare in Italia che mi faceva ciao. Mi sono sentita male, mi ha sostenuto un amico. Ma se le chiedi cos’è successo, la verità è che capita la vita quando gira così, dalla parte dell’inferno, dentro i giorni tutti uguali. «Io sono andata avanti come un caterpillar. Non ho mai versato una lacrima. L’incubo è rimasto, dice, non ha mai smesso di respirare. E questa storia alla fine – lei dice che sente questo – «finirà nel dimenticatoio, diluita nel tempo, dimenticata». Proprio come un incubo che in realtà non finisce mai.


Panorama: “Frodi carosello? No, processo carosello”


Terza puntata dell’inchiesta del settimanale, oggi in edicola, sulle “anomalie del “caso Scaglia”: dall’errore che ha costretto il Tribunale a rimandare la prima udienza, ai verbali degli indagati “esterni” a Fastweb: nessuno conosceva o ha mai parlato con il fondatore della società




È ancora per la firma del vicedirettore Maurizio Tortorella che il settimanale Panorama, oggi in edicola, giunge alla terza puntata di un’inchiesta giudiziaria definita anomala, ovvero il “caso Scaglia”. “Doveva essere un processo contro le ‘frodi carosello’. Ora è il processo che diventa un carosello”.


Il motivo è presto detto – secondo Tortorella – e rimanda all’“errore” commesso dal Tribunale di Roma per il quale il fascicolo processuale è stato inizialmente attribuito alla Quarta sezione penale, salvo poi dover essere “spostato” alla Prima. Ragione per cui il dibattimento non inizierà il 2 novembre (come previsto all’inizio) ma slitterà, presumibilmente al 23. Spiega Tortorella: “Sta di fatto che adesso è tutto da rifare. E subito nascono i problemi: perché la Prima sezione da due anni è letteralmente oberata dal megaprocesso per il crac della Cirio e oramai ha già stabilito un fitto calendario di udienze da qui fino al 23 dicembre. E perché molti degli imputati del caso Fastweb sono agli arresti, e adesso nessuno può decidere sulle loro richieste di essere rimessi in libertà”.




Le anomalie, del resto, non finiscono qui. In particolare quelle su Silvio Scaglia, definito dal settimanale “l’imputato simbolo del processo”. Si legge infatti: “dopo tre mesi trascorsi nel carcere di Rebibbia, dalla metà di maggio l’ex presidente della Fastweb è recluso nella sua casa di Antagnod, un paesino della Valle d’Aosta”. È vero che nelle scorse settimane ha ottenuto il permesso di poter fare qualche giro in bicicletta e parlare al telefono con due top manager, ma – insiste il settimanale – “organizzare la difesa in queste condizioni non è agevole”.


Tortorella ricorda che l’ex presidente di Fastweb “nega di avere mai saputo nulla della presunta frode carosello delle ‘phuncards’, le schede telefoniche prepagate, che secondo l’accusa la sua Fastweb e la Telecom Sparkle avrebbero organizzato nel 2003” sottolineando un punto decisivo che emerge dai verbali dell’inchiesta “La difesa – spiega il giornale – ha facile gioco a buttare sul tavolo altri verbali d’interrogatorio, in grado di scagionare l’imputato. Perché gli inquirenti, a molti testimoni e agli indagati ‘esterni’ alla Fastweb, hanno chiesto quale fosse il ruolo di Scaglia nei presunti illeciti e se fosse a conoscenza del business delle carte prepagate, poi finito sotto inchiesta. La risposta, però, è sempre negativa. Carlo Focarelli, il consulente considerato la mente dell’operazione phuncard, dichiara per esempio: «Scaglia non l’ho mai incontrato in vita mia». Lo stesso fanno gli imprenditori delle aziende accusate di avere agevolato la frode. Antonio Ferreri, ex amministratore nelle due società Webwizard e Cmc, fornitrici di servizi telefonici alla Fastweb, risponde: «Non l’ho mai visto, mai sentito neanche al telefono»”.


Monica Aschei Scaglia: “Ascoltano gli assassini, lui no come l’avessero cancellato dal mondo; accanimento incomprensibile”

Pubblichiamo le anticipazioni riportate dall’ANSA di alcuni brani dell’intervista rilasciata dalla moglie di Silvio Scaglia al settimanale Io Donna in edicola da sabato

ANSA ROMA, 28 OTT – «Se sei un assassino ti ascoltano, ti vengono a cercare, e puoi dire quello che vuoi, alle televisioni, agli altri a tutti. Per noi non è stato così invece e io mi sento come se mio marito l’avessero tolto dal mondo, gli avessero impedito di difendersi, di raccontare la sua storia».


Lo dice in un’intervista a Io Donna Monica Aschei, moglie di Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb coinvolto nell’inchiesta sul maxi-riciclaggio.


Scaglia, dopo 3 mesi di carcere a Rebibbia, è agli arresti domiciliari in Val d’Ayas. «Uno viene arrestato – afferma la Aschei – e sparisce dalla società civile. È questo il vero problema, che nessuno ci ascolta, e l’assenza di risposte è un incubo. Cerchi qualcuno che abbia voglia di sentire la tua voce, ma se tu rispetti le regole, non esiste nessuno, semplicemente perché sei cancellato. Se sei un assassino, invece, puoi dire quello che vuoi». «Noi – aggiunge – tutto quello che abbiamo ce lo siamo guadagnato. Non solo i soldi, anche questa famiglia, che è una famiglia solida, che si vuole bene. Non riesco a capire questo accanimento contro una persona che ha sempre fatto tutto con la sua capacità e la sua intelligenza. Noi non conosciamo politici, non conosciamo giornalisti, perché abbiamo sempre fatto la nostra vita».


La moglie di Scaglia («sta leggendo Il processo di Kafka») ricorda il giorno dell’arresto del marito dopo che era immediatamente rientrato dai Caraibi per chiarire la sua posizione: «il magistrato l’ha sentito dopo cinque giorni e solo per l’interrogatorio di convalida. Ancora adesso non è riuscito a spiegarsi. Fra gli arrestati non c’è stato nessuno che ha detto di conoscerlo». «Ho potuto incontrarlo in carcere solo dopo tre settimane», ricorda.


«Avevo con me un biglietto di mio figlio che diceva “Ciao papà, ci manchi. Ti voglio bene”. Non me l’hanno fatto consegnare».



2 novembre: cambio di giudici per Telecom Sparkle – Fastweb


Alle 9.30 di martedì prossimo il presidente della Quarta sezione, Carlo Costantini, comunicherà ai legali e agli imputati lo spostamento del processo alla Prima sezione presieduta dal dottor Mezzofiore


Sarà un’udienza del tutto pro forma, ma con qualche vantaggio burocratico, quella che si terrà il prossimo 2 novembre, a partire dalle 9.30, presso la Quarta sezione penale del Tribunale di Roma in relazione al processo Fastweb – Telecom Sparkle. Infatti al presidente Carlo Costantini, affiancato dai due giudici a latere, toccherà il compito di “ufficializzare” ai legali (e agli imputati eventualmente presenti) lo spostamento del processo stesso alla Prima sezione, presieduta dal dottor Giuseppe Mezzofiore. L’udienza, ancorché formale, si è resa necessaria per evitare altrimenti di dover notificare brevi manu a tutti i legali e a tutti gli imputati il cambio sopraggiunto, con ulteriore dispendio di tempo.


Va ricordato che lo spostamento si è reso necessario dopo che gli avvocati di Gennaro Mokbel hanno segnalato un “vizio di forma”, vale a dire l’obbligo del Tribunale di assegnare i fascicoli alla sezione abbinata al PM che per primo risultò assegnatario del processo, nello specifico la dottoressa Francesca Passaniti.


Sempre la mattina del 2 novembre verrà comunicata la data di inizio del processo, presumibilmente il 23 novembre. Anche se poi, con ogni probabilità, il dibattimento subirà un immediato stop e riprenderà soltanto a gennaio. Questo perché la Prima sezione è attualmente impegnata nelle fasi conclusive del processo Cirio, la cui sentenza è attesa entro Natale.


Infine, il 18 novembre dovrebbe tenersi davanti al GUP la prima udienza destinata a discutere i riti “abbreviati” e i patteggiamenti, per gli imputati che hanno deciso di rinunciare a difendersi in aula.


Vincino sulla “truffa carosello”



 

 

Fastweb ha sempre pagato l’IVA


Reato non facile da ricostruire, spesso la “frode carosello” raggiunge livelli di sofisticazione che richiedono anni di indagini per essere portati alla luce. E a dirlo è anche la Commissione Europea



La cosiddetta “frode carosello” è una tipologia di reato non facile da ricostruire, spesso assai complessa e sofisticata. A sostenerlo è la stessa Commissione Europea che se ne è occupata in diverse occasioni, riportando al Consiglio e al Parlamento UE. Laddove si parla, ad esempio, di regime transitorio per l’imposta a valore aggiunto “concepito in modo tale che le forniture di beni e servizi all’interno della Comunità tra soggetti d’imposta siano esenti nello stato membro d’origine e siano invece soggette alla tassazione nello stato membro di destinazione”. Più semplicemente, le norme europee sull’IVA stabiliscono che nelle cessioni intra (interne all’area comunitaria, ndr.) il venditore emette la fattura ma senza applicare l’imposta. Questo perché l’operazione “non è imponibile”.


Riconoscere una “frode carosello” diventa ancora più complicato se fra società che acquistano o cedono beni e/o servizi si interpongono ulteriori società “cuscinetto” (denominate “buffer”). Tutte questioni, va ribadito, al centro di riflessioni della stessa Commissione UE.


Nel caso di Fastweb va sottolineato (come illustra il grafico sotto) che l’azienda ha sempre pagato l’IVA, quindi non ha commesso alcuna evasione fiscale. Al contrario, era chi la incassava (e avrebbe dovuto versarla allo Stato italiano) che la occultava in una girandola di operazioni finanziarie.


Tale era poi il livello di “sofisticazione” della frode carosello al centro dell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb che gli stessi magistrati inquirenti hanno dovuto impiegare anni di indagini e di intercettazioni per portarla alla luce.




 

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Truffa carosello 2: per Scaglia non c’è il movente

Perché Scaglia non può averci guadagnato nulla




Silvio Scaglia non ha venduto, a differenza di altri azionisti rilevanti, azioni di Fastweb fino al gennaio del 2007 quando, attraverso la SMS Finance, cedette il 6,3% a Unicredit ad un valore unitario di 44,4 euro per titolo. L’operazione venne perfezionata prima che fosse resa nota l’esistenza della prima indagine della Procura di Roma (marzo 2007) che si concluse con il pieno proscioglimento dell’ingegner Scaglia dalle accuse di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale.



La cessione a Swisscom è avvenuta nell’aprile del 2007, in epoca successiva alla notizia dell’apertura dell’inchiesta di cui la società compratrice era perfettamente informata. Anche per queste ragioni la cessione è stata preceduta da un’accuratissima due diligence, al termine della quale Swisscom ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto al valore unitario di 47 euro, cui ha aderito la stessa famiglia Scaglia attraverso la SMS, cedendo il pacchetto residuo per un valore complessivo di 699 milioni.


In sostanza Swisscom, pur tenendo conto dell’indagine e dei rischi ad essa connessi, ha offerto di più del valore pattuito prima della notizia dell’indagine. E ciò indirettamente prova che:


a) le operazioni “Phuncard” e “Traffico telefonico” non hanno generato, in corso d’opera, alcuna valorizzazione del titolo;

b) in ogni caso l’ingegner Scaglia, che non ha venduto azioni nel periodo contestato, non ha tratto alcun beneficio, nemmeno teorico, dai presunti vantaggi economici dell’operazione;

c) al contrario, i rischi connessi all’indagine si sono tradotti in una riduzione del prezzo di acquisto offerto da Swisscom.


Vincino sullo slittamento del processo (da Il Foglio del 22 ottobre)


Panorama: tutte le “anomalie” sul caso Scaglia


Dalle cifre mediaticamente gonfiate della “frode”, all’IVA realmente versata da Fastweb; dal girotondo dei GIP alle accuse di “scarsa collaborazione”: in un’inchiesta del settimanale i punti oscuri di un’indagine fondata sul pregiudizio


È ancora una volta il settimanale Panorama, diretto da Giorgio Mulè, a tornare quest’oggi in edicola con una nuova puntata su tutte le “anomalie” del caso Scaglia. “Più che un’inchiesta – scrive infatti Maurizio Tortorella – quella che si è aperta in febbraio contro Scaglia, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, è una lunga sequenza di anomalie: dall’accusa fino alla procedura”.



L’elenco di Panorama parte dall’ultima trovata dei giudici del Tribunale del riesame, laddove nelle motivazioni per cui Scaglia viene ancora privato della libertà si legge: “La possibilità che l’altissima professionalità, acquisita in vari anni di attività nel campo delle telecomunicazioni, sia messa al servizio di altre illecite iniziative imprenditoriali, ovvero in attività di consulenza”. Insomma, chiosa Tortorella: “Traducendo, e semplificando un po’, è come se avessero detto: è un bravissimo ingegnere, quindi un domani potrebbe delinquere”. Il “sorprendente sillogismo giudiziario”, insiste Tortorella, “non è piaciuto agli avvocati dell’imputato Piermaria Corso e Antonio Fiorella che in vista del processo lo contesteranno”.


In realtà, spiega Panorama, “sulla testa dell’imprenditore, che della vicenda è subito diventato il vero catalizzatore dell’attenzione mediatica e giudiziaria, pesa fondamentalmente un’accusa: quella di avere amministrato «come un despota» l’azienda della telefonia”.




Il quale però venne prosciolto in occasione di un’indagine simile nel 2007. Infatti: “proprio nell’aprile di tre anni fa partì la scalata della Swisscom alla società italiana: l’azienda svizzera offrì 47 euro per azione alla fine di un’accuratissima analisi dei bilanci, e dopo che la notizia dell’inchiesta romana era già stata ampiamente diffusa. La domanda, inevitabile, è: la Swisscom avrebbe mai cercato di acquisire la Fastweb se non si fosse assicurata che i conti della società da comprare non erano più che in ordine? La risposta pare ovvia: no. E soprattutto non avrebbe proposto un prezzo superiore di 3 euro ad azione rispetto ai 44 che era il prezzo di mercato”.


Fin qui i rimandi al passato. Poi, oggi, la fila dei dubbi “procedurali”. Dubbi che hanno prodotto due diverse interrogazioni parlamentari, ricorda Panorama, di Guido Compagna (Pdl) e Rita Bernardini (Radicali). E che dire del girotondo tra GIP? Quando, solo in seguito alle proteste di alcuni legali portate a conoscenza del Tribunale di Roma dal presidente della Camera Penale, il “giudice naturale” Maria Luisa Paolicelli si vide finalmente riconsegnare il fascicolo che, stranamente, continuava a rimanere nella mani del collega Aldo Morgigni.


Tante anomalie, appunto, compresa la decisione del “giudizio immediato”. “Infine – riporta infatti ancora Panorama –  è polemica anche sul giudizio immediato, che la Procura ha chiesto e ottenuto il 10 agosto. Il Codice di procedura penale lo prevede nel caso in cui l’indagato sia in stato di detenzione ed esista una prova evidente della sua colpevolezza: saltando a piè pari l’udienza preliminare, il giudizio immediato priva la difesa di un’arma importante e trasforma di colpo l’indagato in imputato”. “Nel caso di Scaglia – ricorda Tortorella – i termini della custodia cautelare erano già esauriti per la frode fiscale, e sarebbero scaduti il 25 agosto per l’associazione a delinquere. “Ma ora i termini ripartono – dice l’avvocato Fiorella – e così, grazie a un’interpretazione discutibile della norma, Scaglia in teoria potrebbe restare agli arresti fino al 10 agosto 2011: sarebbero 18 mesi di carcerazione preventiva, in assenza di prove». L’ennesima “anomalia”.


Slitta a fine novembre il processo a Silvio Scaglia


La prima udienza non si terrà più il 2 novembre, ma potrebbe già essere verso la fine dello stesso mese. E ad occuparsene non sarà la Quarta sezione penale ma la Prima presieduta dal giudice Giuseppe Mezzofiore


Il processo contro Silvio Scaglia e gli altri indagati dell’affaire Telecom Sparkle – Fastweb non inizierà il prossimo 2 novembre, come ampiamente preannunciato, ma slitterà di qualche settimana, probabilmente alla fine dello stesso mese. Ma non solo: al posto della Quarta Sezione Penale ad occuparsene sarà la Prima, presieduta dal giudice Giuseppe Mezzofiore.


Il “contrordine” è arrivato direttamente dalla Presidenza del Tribunale di Roma, dopo che è stato segnalato un “vizio di forma” dalla stessa Quarta Sezione. Infatti, secondo diritto e prassi, è d’obbligo che i fascicoli vengano assegnati alla sezione abbinata al PM che per primo è risultato assegnatario del processo, indipendentemente dal quel che può essere accaduto dopo (ad esempio, che un PM risulti chiamato ad altro incarico).


Nel caso specifico dell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb il primo PM assegnatario è stato Francesca Passaniti, dunque la sezione di riferimento deve essere la Prima e non la Quarta. Ma perché questo pasticcio? Vai a saperlo. “Un errore probabilmente delle cancellerie”, raccontano i rumors del Tribunale di Roma. Fatto sta che la prima udienza è slittata.


Saputa la notizia, alcuni legali hanno già presentato una istanza presso il Tribunale affinché, essendo alcuni imputati tuttora detenuti, venga data “priorità assoluta” (come del resto previsto da recenti norme) alla fissazione delle udienze, allo scopo di accelerare i tempi di svolgimento del processo medesimo.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World