Archivio di giugno 2010

Sergio Luciano (Italia Oggi): “Garantisti cercansi”


“Garantisti cercansi”. E’ l’appello che Sergio Luciano lancia stamane dalle colonne del quotidiano Italia Oggi, in un articolo dal sottotitolo assai significativo: “Lo stile Mani Pulite miete vittime e avvelena la giustizia”. Una giustizia avvelenata – sottolinea Luciano – “da ben 16 anni” di scontri all’arma bianca tra attuale maggioranza e opposizione politica. Ma il risultato è che a pagare sono i cittadini, talvolta nomi eccellenti, più spesso meno, che finiscono nel mirino dei magistrati: una “ultracasta” autoreferenziale che non ha “alcun autentico movente per mettere in discussione se stessa, ed essendo l’unica titolata per farlo, non lo fa mai”.


Accade così che nell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb, scrive Luciano, “la chiara e semplice tripartizione delle ragioni per le quali un cittadino incensurato può essere tenuto in carcere o agli arresti domiciliari (che sono meglio ma sempre carcere sono) è ormai saltata”. Una conferma? “Tutti gli imputati – insiste Luciano – sono oggi nelle condizioni di non poter reiterare il reato, perché non hanno più alcun ruolo nelle due società; e di non poter inquinare le prove più di quanto avrebbero potuto fare all’indomani degli avvisi di garanzia e dei primi interrogatori che risalgono al 2007. Su di essi – ed in particolare Silvio Scaglia che è rientrato in Italia per presentarsi ai magistrati, ed è stato subito regolarmente ingabbiato – non ha senso parlare di pericolo di fuga. Eppure, e intanto, restano dentro”.


E’ vero che la Corte di Cassazione nei giorni scorsi, prosegue l’articolo “ha preso in esame, dopo tre mesi, le ragioni dell’arresto nella sede di giudizio che le è propria, cioè quella di legittimità, e le ha avallate”. Ma nel farlo ha dato l’impressione “infondata ma mediaticamente inequivocabile, di aver ravvisato chissà quale elemento probante nelle carte; mentre è ovvio che non è minimamente entrata in alcun merito nelle risultanze dell’inchiesta, ma si è limitata a verificare se al momento degli arresti esistevano i presupposti per farli, sulla base di quanto sostenuto da Procura e Gip”.


Tra l’altro, aggiunge l’articolo, l’inchiesta “coinvolge due distinti gruppi di imputati, che gli stessi inquirenti trattano in modi molto diversi: da una parte Scaglia e altri manager, che hanno regolarmente provveduto a versare l’iva e le imposte dirette a fronte delle operazioni contestate; dall’altra ci sono soggetti che potranno a loro volta negare o ridimensionare le loro responsabilità ma che l’evasione l’hanno pur commessa”. Ma – si legge ancora – “questa differenziazione, ovviamente di grande rilievo, non è finora emersa con chiarezza nelle cronache dell’inchiesta. Che restano, peraltro, ferme agli annunci di qualche mese fa e ai dettagli delle ordinanze, perché non si è mai saputo, o comunque capito, se dagli interrogatori siano emersi elementi probatori significativi”.


Intanto però la carcerazione preventiva continua e rischia di dilatarsi ancora di più. Già, perché se l’obiettivo della Procura è arrivare al rito immediato “potrà avvenire che gli imputati non scarcerati in istruttoria possano rimanere dentro fino a sentenza”. Conclude Luciano: “un modo surreale per far scaturire da una positiva novità (appunto il processo breve) la conferma surrettizia di una pessima tradizione: la custodia cautelare sine die”.

Il Corsera: Scaglia, custodia cautelare oltre il ragionevole

E attenti  ai giornalisti con il vizio di sostituirsi ai giudici


“Se sono innocenti o colpevoli lo si appurerà nel processo. ”. E ancora. “La prolungata custodia cautelare è sempre carcere (anche se domiciliare) ma senza condanna stabilita da un verdetto giudiziario. Una sanzione anticipata. Come se i tempi (mostruosamente dilatati della giustizia non tenessero conto dei tempi della persona”.



Non corrono tempi felici per la giustizia se un giornale come il “Corriere della Sera” ritiene necessario ribadire in prima pagina questi “principi elementari”, come li definisce nel suo editoriale Pierluigi Battista, già vicedirettore del quotidiano. Anche perché, in questa situazione, l’opinione pubblica rischia di assuefarsi all’ordinaria violenza nei confronti del singolo, con il risultato di considerare “normale” atteggiamenti che normali non sono. O peggio, come scrive ancora Battista, “esacerbata dal moltiplicarsi di corruzioni e di crimini contro il bene pubblico, tende a dimenticare” diritti della persona che sono patrimonio di tutti,  senza eccezioni di censo o di stato.


In questo senso, la vicenda dell’ingegner Silvio Scaglia è senz’altro emblematica: il fondatore di Fastweb, già inquisito (e a suo tempo prosciolto dalle accuse) nell’ambito di un’inchiesta sull’evasione fiscale, da cui era comunque già emerso che l’Iva era stata regolarmente pagata dalla società, è rientrato prontamente in Italia quando, il 23 febbraio, è stato raggiunto dalla notizia di un mandato di custodia cautelare nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta sulle “frodi carosello”. Da allora ha sempre prestato la sua massima collaborazione agli inquirenti,  contribuendo a ricostruire tutti i passaggi relativi alla governance ed ai controlli interni dell’azienda ma anche dimostrando l’origine, assolutamente limpida, del suo patrimonio.


Nonostante quest’atteggiamento  Scaglia, detenuto fino al 17 maggio nel carcere romano di Rebibbia, si trova ancora agli arresti domiciliari in Val d’Aosta in un regime di stretto isolamento dal mondo esterno. Non è dato capire per quale esigenza processuale. Semmai, corre il sospetto che “si abusi deliberatamente del carcere preventivo per ammorbidire gli imputati – sostiene Battista – e spronarli alla collaborazione: che è poi un modo gentile ed edulcorato per alludere alla confessione” o ad una parziale ammissione che preluda ad un patteggiamento che posa essere rivenduto come un successo dell’inchiesta. Guai agli indagati come Scaglia che non hanno di che confessare, in quanto innocenti, e che su questi punto non intendono transigere.  Come se la limitazione della libertà, prolungata oltre il lecito, “fosse un surrogato per una pena la cui certezza,  dopo e non prima della sentenza, appare sempre più aleatoria”.


Il merito, in questa sede, non c’entra.  Anche i giornalisti, nota Battista, non devono entrare nel merito delle accuse, rivendendo al pubblico  le proprie sensazioni o informazioni (comunque partigiane) come fossero oro colato. “Anzi dovrebbero – nota l’editorialista – perché  molti giornalisti sembrano ispirati dalla missione di giudicare al posto dei giudici, sostituendosi ad essi in modo arbitrario e prepotente”. Come in almeno un caso, di recente, si è tentato di fare nei confronti di Silvio Scaglia a dimostrazione che le frequentazioni di palazzo non sempre  giovano alla libera stampa.



Caso Scaglia, presto all’esame nuovi elementi


Dopo la sentenza della Cassazione, che ha respinto la richiesta di restituire la piena libertà all’ingegner Silvio Scaglia, merita riproporre all’attenzione pubblica alcune riflessioni.

1)      Di fronte alla Suprema Corte si sono presentate posizioni tra loro diverse. Da una parte, per quanto tra l’altro attiene l’ingegner Scaglia e la società Fastweb, si è di fronte a soggetti che hanno regolarmente versato l’Iva e le imposte dirette,  con la massima tempestività ai sensi di legge. Dall’altra,  ci sono soggetti che hanno riscosso l’Iva approfittando dell’operazione per mettere a punto un sofisticato meccanismo di evasione.

2)      Sia la Procura che il Gip, del resto, avevano già manifestato una posizione differente nei confronti di Scaglia (e di Mario Rossetti, ex dirigente di Fastweb) che si è presentato all’udienza in Cassazione sotto il regime degli arresti domiciliari e non in detenzione come gli altri.

3)       Questa diversità di posizioni non è emersa in molti resoconti di agenzie e di quotidiani che, per vincoli di spazio, hanno finito con il confondere i ruoli dei vari indagati. Si è così avallata  la “sensazione” errata che si è di fronte a due facce della stessa medaglia.

4)        Si è fatto infatti ampio  ricorso all’ argomento  che “Scaglia non poteva non sapere”, non tenendo in debito  conto degli importanti argomenti difensivi che dimostravano il contrario . Silvio Scaglia, al contrario, continua a far rilevare  di essere, al pari di Fastweb, vittima di una truffa ben congegnata che lo Stato, pur disponendo di mezzi  di indagine ben più sofisticati di quelli a disposizione di una spa, ha scovato solo dopo anni di indagini. Ma quattro anni di indagini non hanno permesso di individuare una sola prova solida nei confronti di Scaglia.

5)       Il giudizio della Cassazione si è limitato a valutare gli elementi emersi al momento dell’ordinanza di custodia cautelare. Al contrario rimangono da valutare gli elementi emersi nel prosieguo dell’inchiesta che saranno oggetto della valutazione dei prossimi giudici. Scaglia può guardare a questo appuntamento con la serenità che deriva dal fatto che non sono emersi dati a suo carico in questi mesi. Si deve peraltro  prender atto che, pur non sussistendo rischi di fuga o di inquinamento delle prove, o tantomeno di reiterazione del reato,  Scaglia continua ad essere privato della libertà personale da più di quattro mesi.

6)      Vale, al proposito,  il commento del Sole 24 Ore: possibile che  nessuno,  a partire da Scaglia, “possa attendere il giudizio a piede libero”?

Dopo il no della cassazione

I legali di Scaglia dichiarano:

“Un’occasione persa  per distinguere le singole posizioni

Scaglia vittima della truffa.  Il “non poteva non sapere” contrasta con i principi della legge.

Ci riproveremo al Tribunale del Riesame il 6 luglio”

Rinviata al tribunale del Riesame la posizione dei tre indagati di Telecom Sparkle


La Cassazione ha respinto la maggior parte dei ricorsi contro il regime di custodia cautelare presentati dagli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla frode carosello che ha coinvolto Fastweb e Telecom Italia Sparkle. In particolare, i giudici della terza sezione della Cassazione hanno ritenuto legittimi gli arresti domiciliari in val d’Aosta  inflitti dal 17 maggio scorso a Silvio Scaglia. In attesa delle motivazioni della sentenza, si deve render atto che il collegio della suprema corte ha aderito al teorema dell’accusa per cui Scaglia, come altri inquisiti, “non poteva non sapere”. Al contrario, i difensori del fondatore di Fastweb, Piermaria Corso e Antonio Fiorella,   rilevano che questa formula “contrasta con i principi del nostro ordinamento”.


“Troveremo  chi ci saprà ascoltare – continuano i difensori – Il prossimo appuntamento per noi è al tribunale del Riesame il prossimo 6 luglio, dove si discuterà l’appello contro l’ordinanza del Gip che ha concesso gli arresti domiciliari al nostro assistito. Sull’esito della sentenza ha pesato il fatto che la Suprema Corte abbia dovuto ancorare il suo giudizio alla situazione probatoria esistente al 17 marzo, situazione ampiamente superata da nuovi fatti quale l’interrogatorio di Scaglia del 12 aprile e la relativa produzione documentale depositata per l’occasione ”. “ Nel frattempo – concludono i difensori – non sono emersi nuovi elementi utilizzabili dall’accusa contro l’ingegner Scaglia vittima, come Fastweb, di una truffa ben congegnata”.


La Cassazione ha altresì respinto i ricorsi della maggior parte degli indagati, tra cui Mario Rossetti, ex manager di Fastweb.  E’ stato invece disposto l’annullamento con rinvio a nuova decisione del Tribunale di Roma dei provvedimenti cautelari a carico di tre dirigenti di Ti Sparkle (Antonio Catanzariti, Massimo Comito e Stefano Mazzitelli). Sono state confermate , al contrario, le misure cautelari nei confronti di Bruno Zito , pure lui ex di Fastweb,  del maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola, di Gennaro Mokbel e della moglie Giorgia Ricci, di Antonio Ricci e dell’avvocato Paolo Colosimo. I supremi giudici hanno infine rigettato il ricorso di Aurelio Gionta e di Manlio Denaro mentre è deciso l’annullamento con rinvio per gli inglesi Edward Dines e Anthony O’Connor, coinvolti neolla parte dell’inchiesta sul riciclaggio.


Caso Scaglia: iniziata l’udienza in Cassazione

IL RICORSO IN RUBRICA AL N.17 (SU 26)


E’ regolarmente iniziata alle 10 l’udienza in Cassazione relativa alla posizione di 26 indagati nell’ambito della vicenda Fastweb-Telecom Sparkle. Dopo un’introduzione generale del caso, davanti alla Suprema Corte verranno esaminate le singole posizioni. Il ricorso dei legali di Silvio Scaglia per ottenere la piena liberazione del fondatore di Fastweb, attualmente agli arresti domiciliari in Val d’Aosta, figura in agenda al numero 17. Pertanto, è facile prevedere che sarà esaminato solo a pomeriggio avanzato.


Intanto cresce l’attesa della comunità internazionale per l’evoluzione del caso.  Il “Corriere della Sera”, “Repubblica” e il “Sole 24 Ore” hanno  ripreso stamane il commento apparso sul Financial Times in cui si fa presente che il caso Scaglia “mina la credibilità della giustizia italiana. La Cassazione ha l’opportunità di ristabilire in qualche modo fiducia sulla correttezza di base del sistema giudiziario italiano”.


Il “Corriere della Sera” pubblica inoltre una lettera di Antonio Zito, padre dell’ex dirigente di Fastweb Bruno Zito, detenuto  a Rebibbia dal 23 febbraio scorso e “fino a pochi giorni fa tenuto in isolamento senza avere la possibilità di scambiare una parola con i compagni di pena” “Mi viene il sospetto – scrive il signor Zito – che si voglia usare la detenzione di mio figlio per fiaccarlo in funzione di chissà quali scopi”.

Financial Times: la Cassazione ripristini la giustizia



“Quest’inchiesta finora  ha prodotto più fumo che arrosto trascinando al tempo stesso nel fango la reputazione di alcune figure autorevoli del mondo degli affari.  Come nel caso di Silvio Scaglia”.


Alla vigilia dell’udienza della Cassazione dedicata al ricorso contro le misure cautelari nei confronti di Scaglia e di altri inquisiti nell’ambito dell’inchiesta  Fastweb-Telecom Sparkle, il Financial Times interviene con un lungo ed appassionato editoriale  di Paul Betts, profondo conoscitore della realtà italiana, sul caso di Scaglia, forse giunto al sospirato “punto di svolta”.


E’ la dimostrazione che l’ “affaire”, che all’inizio, “anche grazie alle speculazioni infervorate dei media italiani” sembrava promettere sviluppi clamorosi,  si è ormai trasformato, almeno per quel che riguarda l’ingegner Scaglia, in un boomerang che minaccia di danneggiare ulteriormente la reputazione, già non brillantissima, della giustizia italiana nella comunità finanziaria ed industriale internazionale.


“Scaglia – continua l’articolo del Financial Times  – ha trascorso gli ultimi quattro mesi in prigione e agli arresti domiciliari senza che sia stata portata una sola prova a suo carico senza speranza di essere rilasciato. Gli inquirenti hanno contestato a Scaglia l’accusa di evasione fiscale e di falsa fatturazione. Eppure dopo tre anni di indagini ed altri quattro mesi passati a setacciare i suoi conti mentre Scaglia era dietro le sbarre l’accusa deve ancora produrre una prova solida”.


Scaglia non è l’unico dirigente messo in galera senza prove, insiste l’articolo: “Nel  loro entusiasmo – nota con humour britannico il columnist –  gli inquirenti  hanno ramazzato assieme  un po’ di tutto , chiamando in causa una serie di sospettati, dai corruttori sospettati di legami con il crimine organizzato ai manager di Fastweb e di Telecom Sparkle fino ai loro capi. E sebbene solo i primi siano effettivamente indagati per i loro presunti legami con la mafia e per riciclaggio, inquirenti e giudici di primo grado hanno fatto di tutta un’erba un fascio con un uso indiscriminato delle contestazioni  e della custodia cautelare”. Torna così sulla grande ribalta internazionale un  caso di ordinaria ingiustizia in cui Scaglia che, ricorda il Financial Times  “si è prontamente presentato agli inquirenti rientrando dall’estero,  ha senza dubbio il “ruolo della star”.


Merita riportare per intero l’ultima parte dell’articolo. “Non è qui in discussione – scrive Betts – la gravità degli eventuali reati contestati . Semmai, è in discussione il sitema legale italiano che consente di tenere in prigione un cittadino per mesi senza una prova solida. Dopo aver cozzato contro un muro nel primo grado di giudizio, i legali di Scaglia chiedono ora alla Corte di Cassazione romana una valutazione non tanto sulla sostanza del caso ma sulla legittimità di un sistema che incarcera  individui che, una volta rimessi in libertà, non potrebbero recare alcun danno alla società o al caso. Molti sospettano che persino gli inquirenti inizialmente guerrafondai sarebbero contenti se l’Alta Corte rimettesse ordine nel caso.  Per come stanno le cose la credibilità degli inquirenti e’ sotto pressione ed una decisione dell’Alta Corte  a favore della liberazione di alcuni inquisiti  consentirebbe loro di salvare la faccia pur mantenendo aperto il caso. Potrebbe altresì consentire loro di avere a disposizione del tempo  per scovare nuove prove, ammesso che esistano, o archiviare il processo senza troppo clamore se non ce ne sono. Intanto potrebbero concentrare la loro attenzione sul piu’ serio filone legato alla mafia che sembra costituire la vera sostanza del caso.

Infine, “la tesi della procura per cui Scaglia “non poteva non sapere”  della frode sull’Iva in quanto presidente operativo di Fastweb non appare certo la più solida delle tesi”. Perciò, venerdì la Cassazione ha l’opportunità di ristabilire la fiducia nella correttezza del sistema giudiziario italiano ripristinando il principio che un cittadino è innocente fino a quando non si provi la sua colpevolezza”.

Che Dio salvi la libera stampa di Sua Maestà.


Conto alla rovescia per il ricorso in Cassazione di Scaglia e Rossetti


Mancano ormai meno di 48 ore all’appuntamento con la Corte di Cassazione che, salvo slittamenti legati allo sciopero del pubblico impiego di venerdì, dovrà giudicare sui ricorsi presentati dai legali di Silvio Scaglia, Mario Rossetti e altri indagati, contro la decisione del Tribunale di Roma di convalidare le richiesta di custodia cautelare.


Nel frattempo si riaccendono i riflettori sulla vicenda. Questa mattina infatti presso la Sala del Mappamondo della Camera dei deputati, si è tenuta un’iniziativa dal titolo “Perché stanno ancora dentro?” organizzata dall’associazione “A buon diritto”, a sostegno di alcuni indagati nell’ambito dell’inchiesta su Telecom Sparkle. In particolare, i familiari di Stefano Mazzitelli, l’ex amministratore delegato della società, e un nutrito gruppo di parlamentari di diverso orientamento politico, hanno lanciato un appello a favore della sua immediata scarcerazione per gravi ragioni di salute.


In effetti Stefano Mazzitelli, rinchiuso a Rebibbia da oltre 123 giorni, sta molto male. Il suo medico, Ennio Ramundo, che lo ha visitato nel carcere di Rebibbia, ha raccontato che l’ex ad soffre di “una paralisi completa dei movimenti del piede destro, è dimagrito circa 30 chili ed è affetto da paresi del movimento della mano destra. È quindi urgente – ha concluso Ramundo – un trattamento terapeutico». Del gruppo di parlamentari che hanno sostenuto l’iniziativa fanno parte la radicale Rita Bernardini, Marina Sereni, Gianni Cuperlo, Jean Leonard Touadì e Guido Melis del Pd, oltre a Mauro Cutufro, Flavia Perina e Melania De Nichilo Rizzoli del Pdl.


Nel suo intervento il difensore di Mazzitelli, Fabrizio Merluzzi, ha spiegato che  “non si tratta di fare una guerra di religione con la magistratura ma di riflettere sul perché troppo spesso alcuni magistrati utilizzano lo strumento della custodia cautelare con una finalità diversa da quella voluta dal legislatore».


Nei giorni scorsi intanto Luigi Compagna, senatore del Pdl, ha incontrato il maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola, in carcerazione preventiva a Rebibbia da quattro mesi, due dei quali trascorsi in isolamento, sempre nell’ambito dell’indagine della Procura di Roma.


Dopo la visita Compagna ha dichiarato: “trattandosi di un provvedimento relativo a fatti di alcuni anni fa, e poiché comunque il maggiore Berriola è attualmente sospeso dal servizio, questi quattro mesi di carcere preventivo sembrano rappresentare un record assoluto”.

In attesa della Cassazione


Lo sciopero dei lavoratori del pubblico impiego, indetto dalla Cgil per il prossimo venerdì 25 giugno, potrebbe far slittare il giudizio della Corte di Cassazione in merito al ricorso presentato dai legali di Silvio Scaglia, Piermaria Corso e Antonio Fiorella, contro la decisione del Tribunale di Roma.


Tuttavia, anche se il condizionale resta d’obbligo, l’assenza del personale della giustizia, a partire dai cancellieri, potrebbe costringere i giudici a rimandare ogni decisione rispetto a tutti i 26 ricorsi pendenti quel giorno, fra cui figura al numero 21 quello appunto di Silvio Scaglia.


Nel frattempo, il prossimo 6 luglio, sempre la Cassazione sarà chiamata a decidere rispetto ad un altro ricorso presentato dai legali di Silvio Scaglia, questa volta contro la decisione del Tribunale del Riesame presieduto da Giuseppe D’Arma che in sede di appello, il 1° giugno, ha respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Una decisione che ha sollevato le proteste di merito degli avvocati che hanno definito la decisione “agli antipodi della giurisprudenza, ma non sorprendente perché redatta dagli stessi giudici in appello che avevano già deciso al Tribunale del Riesame”.


La parola dunque alla Cassazione. Ad oggi, Silvio Scaglia resta “carcerato” nella casa di famiglia ad Antagnod, in Valle d’Aosta, a distanza di 115 giorni dal suo rientro in Italia


Dalla blogosfera un applauso per ZeligTube





Il mondo dei blogger applaude alla nascita di ZeligTube, mentre la notizia del nuovo “portale della comicità” si diffonde anche su Twitter e FriendFeed. Proprio dalla blogosfera arrivano i primi commenti positivi. Ad esempio, quello “entusiastico” – come scrive style.it (gruppo Vanity) – di Gianni Fantoni, il creatore di due personaggi tra i più amati dallo Zelig Circus, “il tenero Enrico” sempre a caccia di amici che non gli danno retta e “l’antipatico Giorgio” che naviga con un solo e unico scopo: cercare donne nude”.



Anche Social Media News dedica spazio. ZeligTube, scrive “si sta strutturando per diventare la vetrina web della comicità italiana, il portale che rappresenterà i più importanti artisti della scena nazionale e internazionale”. Ma non solo, per i comici ci sarà infatti la possibilità di “gestire in autonomia il proprio profilo; e per gli utenti e gli appassionati l’occasione di interagire con i propri beniamini sfruttando i classici strumenti del social web, come Facebook”.  E per chi volesse provare a diventare un comico? “Il percorso sarà a due vie – aggiunge Social Media News – accanto alla parte dei professionisti, ZeligTube propone infatti un palco per aspiranti comici e artisti che potranno pubblicare i propri sketch, sottoponendosi così al giudizio del pubblico, che – ci si può scommettere – sarà competente e preparato”.


Un commento arriva poi da Televisionando.it: “nasce ZeligTube – si legge – un sogno per gli appassionati della risata, che mandano alle stelle i contatori visualizzazioni di YouTube sulle performance di Checco Zalone o degli altri astri del cabaret di Canale 5. Ma c’è molto di più in questo nuovo canale, sviluppato da Babelgum: oltre a video inediti del backstage di Zelig offre anche la possibilità agli aspiranti comici di caricare le proprie performance e farsi conoscere dal popolo della rete”.


Mentre Luca Oliviero di Comunitazione.it va oltre la semplice descrizione del portale e si domanda se non sia nato, nella culla di ZeligTube “un modello di possibile futuro per le trasmissioni tv, grazie all’integrazione tra media e alla liberalizzazione dei contenuti”. Insiste Oliviero: “Ok, quindi siamo davanti a uno “youtube” dedicato alla comicità, un portale verticale (o un vortale, termine che andava di moda nel 2004), sebbene filtrato in certe parti. In effetti, chi vorrà caricare dei propri video verrà valutato dalla ditta Gino&Michele. In ogni caso, conclude Comunitazione.it “una spinta alla multicanalità”.


Infine, scrive Anna Coluccino su ciaoblog “è appena nato Zeligtube, ovvero un portate dedicato a tutti i video dei vari cominci di Zelig, esordienti compresi. Il neonato portale soffre ancora di qualche problema tecnico, ma c’è da star certi che avrà un enorme successo; e chissà che non riesca nell’impresa di sottrarre una bella fetta di traffico a Youtube Zelig che – a questo punto – potrebbe avere le ore contate”.


Intervista a Marco della Noce: “Zeligtube? Sarà un grande veicolo di creatività”

silvioscaglia.it intervista  Marco della Noce, in arte “capo meccanico” del box delle Rosse


Ma anche a Maranello guardate Zeligtube? “Come no, abbiamo messo i video sulle macchine, così i piloti sono più allegri. Prendono certe curve che è uno spasso”. Marco della Noce, in arte Oriano Ferrari, è il mitico capo meccanico del box delle Rosse, uno dei comici più amati dal pubblico dello Zelig, dove appare anche con altri personaggi leggendari come il comandante delle squadre speciali dei Nocs o il mitico Larsen. L’appuntamento col cronista è all’uscita di una stazione della metropolitana di Milano. E fin dall’inizio non è facile distinguere il comico dalla persona. L’importante è stare al gioco…



Ma perché il metro? Dov’è parcheggiata la Ferrari?

E’ che abbiamo un problema di affidabilità negli ultimi tempi. Il prossimo Gran Premio mi sa che lo faremo con i vagoni del metrò, e allora sono venuto qui per i collaudi.


Ma cosa ne pensa Montezemolo?

Il Luca Corsero adesso è un po’ invidioso, voleva avere lui l’idea di Zeligtube. E invece gliela hanno soffiata. L’ho visto al compleanno di Moira Orfei, aveva indosso i suoi bei boxer rossi e cercava di fare un video per gli aspiranti comici. Lui ci tenta, ma non ci riesce. Eppure di esperienze ne ha fatte…


C’era pure Lapo?

Lapo lo abbiamo visto giù a Maranello. Continuava a lamentarsi, a dire che la pista era corta. Gli abbiamo dovuto spiegare che non si può allungarla così, in quattro e quattr’otto.


Ma è vero che avete smesso di fare scherzi ai piloti?

In effetti con Lalonsa…


Vuol dire Alonso?

Eh, sì, con Lalonsa abbiamo smesso, non ci si diverte più, anche con Massa poverino che somiglia sempre più a Barrichello…


Altri tempi con Schumacher….

Eh, sì, con Socmacher era un’altra cosa, adesso in Mercedes gli hanno messo l’armadietto dei medicinali nella macchina, così non deve fare ogni momento il pit stop


Anche lui vuole fare un video per Zeligtube?

Certo, glielo abbiamo chiesto noi, si è messo davanti alla telecamera e ha detto tre parole ma non siamo mica riusciti ancora a tradurle…


Una domanda seria: cosa ti aspetti da Zeligtube?

E’ una roba che mi entusiasma, finalmente si potranno fare cose senza nessuna censura. Tutti i comici saranno liberi di sperimentare. Ti viene un’idea? Eccola pronta. Un nuovo personaggio? Eccolo. Non si dovrà più aspettare qualcuno che te lo visiona, e poi non succede nulla. Con Zeligtube sarà un’altra cosa, un grande veicolo di creatività, puoi metter lì il tuo video e il pubblico decide se gli piace.


Un consiglio per gli aspiranti comici?

La comicità è un istinto, è una corda che hai dentro. Oppure no. Però adesso tanti giovani avranno una vetrina. Quelli come me, più avanti con l’età, potranno sicuramente offrire dell’esperienza. In cambio mi aspetto l’entusiasmo di chi si butta la prima volta.


Un sogno?

Fare la cronaca di un Gran Premio di Formula Uno, a modo mio, chissà magari su Zeligtube



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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World