Archivio di gennaio 2012

L’Angolo di Vincino | Il caso Marotta


 



Parla Mazzitelli: ecco perché il nostro business era trasparente


L’ex AD di TIS ricostruisce le modalità del business, il complesso dei controlli interni ed esterni e della dichiarazione Iva che, nel maggio 2008, passò al vaglio dei nuovi vertici di Telecom


L’ex AD di Telecom Italia Sparkle Stefano Mazzitelli è stato il protagonista dell’udienza di ieri del processo “Iva telefonica”. Finalmente il manager ha avuto modo, in cinque ore di interrogatorio tra accusa e difesa, di poter tracciare un quadro completo del business del traffico telefonico in ogni suo aspetto, compreso il capitolo dei controlli effettuati dall’interno e dalla casa madre da fiscalisti, comitati di controllo, verifiche ai sensi della 231 e attività del collegio sindacale.


Una ricostruzione particolareggiata da cui è emerso che il business è stato gestito dalla società telefonica con trasparenza, senza alcun sotterfugio che potesse far sospettare l’esistenza di un traffico men che “normale”. A riprova della validità dei controlli effettuati secondo la normativa vigente, basti dire che, nonostante i controlli fossero stati allertati dalle prime indicazioni sull’inchiesta, la dichiarazione Iva relativa al 2007 venne sottoscritta non solo dai vertici di TIS ma anche, nel maggio 2008, dalla nuova dirigenza insediata in Telecom Italia che avrebbe avuto tutto l’interesse opportunistico ad accantonare partite a rischio. Né va sottaciuto, come è stato rilevato nel corso della testimonianza, che i flussi di denaro generati dall’attività, in particolare, sono sempre transitati da canali ufficiali visibili alle autorità del credito e della Banca d’Italia nonché della Guardia di Finanza.


Insomma, da parte delle società la gestione del traffico, in linea con l’attività usuale dell’Azienda, è stata gestita con la massima trasparenza attraverso canali facilmente monitorabili, come previsto dalla governance aziendale. Come del resto viene confermato dall’avallo che i nuovi vertici della società, nel 2008, hanno garantito ai conti di TIS, dopo l’esame di consulenti interni ed esterni. II che, naturalmente, non esclude che qualcuno si sia appropriato dell’Iva commettendo reati all’insaputa delle società (che non avevano i mezzi per accorgersene), ma esclude la corresponsabilità nella frode.


Di fronte a questa ricostruzione le prime contestazioni del Pubblico Ministero Giovanni Bombardieri (la testimonianza proseguirà nell’udienza del 6 febbraio) si sono concentrate sulla presunta confusione nella gestione e nei controlli sui contratti, cui Mazzitelli ha risposto con la ricostruzione analitica dell’architettura dei contratti, del meccanismo di riporto sui volumi del  traffico e sull’analisi del mercato internazionale di questo tipo di traffico. Il dottor Bombardieri ha anche più volte sollevato il nodo della qualità e della fama del cliente: possibile, ha detto, che TIS non abbia mai avanzato sospetti sulla credibilità di un interlocutore come Carlo Focarelli? La risposta è che Focarelli, rispetto a TIS, era un semplice intermediario tra le due società inglesi, I-Globe ed Acumen.


L’esame del teste, come sopra accennato proseguirà nel corso della prossima udienza fissata per il 6 febbraio quando dovrebbe concludersi il controesame del capitano Francesco De Lellis. Ieri, prima dell’interrogatorio di Mazzitelli, è stata completata la testimonianza di Maurizio Laurenti.


“Iva Telefonica”: colpo di scena sull’intercettazione


Stefano Mazzitelli e Massimo Comito, intercettati dalla GdF esattamente il 28 giugno 2007 non parlavano di Luigi Marotta, uomo legato a Focarelli, ma di Giuseppe Marotta, rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta insieme a due dirigenti di Telecom Italia. In pratica commentavano un articolo de Il Sole 24 Ore uscito proprio quel giorno. Eppure lo scambio di persona ha sorretto – per PM e GIP – l’atto di accusa verso i due manager tlc nell’ordinanza di custodia cautelare


È stato un vero e proprio colpo di scena, con tanto di dichiarazione spontanea resa ieri in aula da Stefano Mazzitelli, l’ex Ad di Telecom Italia Sparkle, che ha potuto finalmente veder riconosciuta la sua versione dei fatti a proposito di una intercettazione del 2007, nella quale parlava con un altro manager di TIS, Massimo Comito.


In pratica si è trattato di uno scambio di persona: il “Marotta” citato nel corso della telefonata fra Mazzitelli e Comito non è infatti il Luigi Marotta, coinvolto nel processo per l’”Iva Telefonica”, bensì di Giuseppe Marotta, rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta proprio nel 2007 dal Tribunale di Roma, per un’altra vicenda legata a Telecom Italia, insieme a due dirigenti dell’azienda, che operavano al tempo nella divisione wholesale nazionale della compagnia telefonica.


L’intercettazione ascoltata ieri in aula non lascia adito a dubbi ed è chiarissima la citazione da parte di Mazzitelli dei nomi dei due dirigenti di Telecom Italia citati nell’articolo del Sole 24 Ore del  28 giugno 2007 oltre che di “Marotta” (Giuseppe, ndr).


Ma per le indagini della Procura di Roma, quella telefonata acquista tutto un altro significato: è una delle prove secondo cui Mazzitelli e Comito parlano di Luigi Marotta, cioè dell’uomo legato a Carlo Focarelli, risultando quindi consapevoli della (presunta) truffa dell’Iva che si consuma ai danni del fisco.


Quindi Mazzitelli e Comito parlavano di tutt’altro come è emerso appunto dall’ascolto completo dell’intercettazione.


Una lettura che però la Procura ha rifiutato, nonostante sia stata chiarita da entrambi i manager TIS nel corso dell’interrogatorio di garanzia reso in carcere in regime di isolamento giudiziario, e poi ribadita attraverso la documentazione resa al Tribunale dal legale Fabrizio Merluzzi del provvedimento di rinvio a giudizio di Marotta Giuseppe.


Inspiegabilmente, inoltre, nell’ordinanza di custodia cautelare, i nomi dei due dirigenti di Telecom Italia citati nel corso della telefonata e che rappresentano incontrovertibilmente il discrimine fra i due procedimenti giudiziari, vengono omessi: l’intercettazione è trascritta solo parzialmente… (il maresciallo capo Leccese fra l’altro non ricorda in aula di avere trattato questa telefonata con il che rimane il dubbio su chi abbia gestito realmente l’intercettazione in questione, ndr).


Da registrare, come si accennava, anche la dichiarazione spontanea resa ieri in aula dall’ex Ad di TIS Mazzitelli: «Non voglio che rimangano ombre – ha dichiarato ai giudici – questa intercettazione così sono la prova di quello che ho dichiarato: non si tratta solo dell’insufficienza della prova da parte dell’accusa, ma della prova positiva di quello che ho dichiarato io».  Mazzitelli si riferiva anche ad altre coincidenze non verificate.


L’udienza aveva al centro l’esame dal parte del PM Bombardieri del maresciallo capo della Guardia di Finanza, Pietropaolo Leccese, stretto collaboratore del capitano delle Fiamme Gialle Luca Meoli, cui è seguito il controesame di alcuni legali difensori.


Tra l’altro, nelle dichiarazioni di Leccese, si è potuta osservare una singolare “discrepanza” con quanto sostenuto in aula proprio da Meoli.  Laddove il capitano della GdF aveva sostenuto che i manager tlc non furono mai intercettati per evitare che se ne accorgessero, il maresciallo Leccese ha sostenuto che, nel 2008, i dirigenti delle due società telefoniche (TIS e Fastweb, ndr.) non furono intercettati perché in tutte le indagini condotte dalla GdF non erano emersi elementi nei loro confronti tanto che nella CNR (Comunicazione Notizia di Reato, ndr.) inoltrata alla Procura i dirigenti delle due società telefoniche, con due eccezioni precise, non sono stati considerati indagabili per il reato associativo dalla GdF.


Nella realtà, come dimostrato dall’intercettazione ascoltata in aula, Massimo Comito veniva intercettato già nel giugno 2007, ma non emergeva nulla.


“Iva Telefonica”. Oggi gli ultimi testi dell’accusa


Ma il controesame del Capitano De Lellis slitta a fine febbraio. In aula ieri il Maresciallo Maggiore dei RIS Paolo Palombo, esperto di grafologia


Procede, a ritmo ridotto, il processo per l’“Iva telefonica” che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. Parte dell’udienza di ieri è stata dedicata ad una nuova tranche della testimonianza del Capitano dei ROS Francesco De Lellis. La deposizione è stata però interrotta per motivi di servizio dell’ufficiale che si ripresenterà in aula solo alla fine di febbraio. In quella occasione comincerà il controesame da parte dei difensori di alcuni imputati a partire da Gennaro Mokbel. Ieri, invece, De Lellis ha solo risposto ad alcune domande rivoltegli dal difensore dell’imprenditore Massimo Micucci.


L’ultima parte dell’udienza è stata invece dedicata alla testimonianza del Maresciallo Maggiore dei RIS Paolo Palombo, esperto di grafologia, che ha esposto i risultati della perizia calligrafica su alcune schede elettorali. Oggi il processo continua con l’esame del Maresciallo Capo della Guardia di Finanza Pietropaolo Leccese. Sarà poi la volta del titolare della Accord Pacific Limited di Hong Kong Maurizio Laurenti, amico e collaboratore di Carlo Focarelli, accusato per il riciclaggio del denaro ricevuto dalla Globestream Tlc. Si completerà così la lista dei testimoni chiamati dal pubblico ministero Giovanni Bombardieri.


Poi la parola, probabilmente a partire dall’udienza di venerdì 27 gennaio, passerà alle difese. Ad aprire questa nuova fase del processo sarà l’ex Ad di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli. Dopo toccherà agli altri manager della controllata di Telecom Italia chiamati in giudizio: Massimo Comito e Antonio Catanzariti.


Fattore Umano | «Noi miserabili dimenticati»


Pubblicata sulla Gazzetta di Modena la lettera di 55 dei 70 internati della Casa di lavoro di Saliceta San Giuliano di Modena. «Ci rifiutiamo – scrivono – di credere che essere una sparuta minoranza in questo oceano di problematiche carcerarie, ci condanni e confini nel limbo del dimenticatoio»




La Casa di lavoro di Saliceta San Giuliano di Modena



«Scriviamo dalla Casa lavoro di Saliceta San Giuliano di Modena, dove al momento risultiamo essere una settantina di internati. Forse sarebbe più appropriato dire che questa lettera vi perviene dal girone dei miserabili dimenticati, perché è così ormai che abbiamo denominato questo posto. Noi tutti assistiamo con sgomento e preoccupazione agli ultimi risvolti politici in tema di materie penitenziarie. Quello che ci lascia sgomenti è che non abbiamo assistito a una sola discussione dove fosse posta al centro della questione anche la Casa di Lavoro e coloro che ne sono ospitati, gli internati ci rifiutiamo di credere che essere una sparuta minoranza in quest’oceano di problematiche carcerarie ci condanni e confini nel limbo del dimenticatoio» .




Eppure, scrivono «occorre sapere che per noi internati è già di difficile comprensione accettare il principio che regola la materia penale della casa lavoro: essere privati della libertà solo in funzione di una prognostica ipotesi di reiterazione del reato. Perché, e forse in pochi lo sanno, è questa la sola ragione che ci tiene rinchiusi qua dentro… L’internato altri non è se non un ex detenuto. Destinato alla casa lavoro, quindi ad un’ulteriore privazione della libertà, dopo aver espiato per intero la pena detentiva per cui era stato destinato per una violazione penale».


«È un po’ come dire: vado dal salumiere, pago per ciò che acquisto e quando mi ritrovo nel parcheggio in procinto di tornare a casa appare qualcuno che mi impone di pagare di nuovo per le stesse cose già acquistate», spiegano. «E la beffa è che dentro la casa lavoro, che avrebbe come fine il recupero, non c’è né lavoro né recupero: “Dove sono queste strutture, questi corsi formativi, questo lavoro? Dove li avete dimenticati? Pretendete forse da noi di cercarli nell’oziosità delle nostre giornate?. L’auspicio è che queste rimostranze riescano a scuotere le coscienze sociali affinché qualcuno si faccia portavoce delle nostre istanze, in modo che questa materia sia almeno posta all’attenzione del dibattito politico, con il fine preciso di rivederne il principio e l’applicazione i diritti dei più deboli non sono diritti deboli».


Fattore Umano | Il riscatto passa dal lavoro


Sul quotidiano Avvenire di ieri un intervento a firma congiunta del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e del vicesegretario del Pd Enrico Letta, su come dare una «seconda chance» ai detenuti


Parlare di carceri significa spesso «parlare di un lungo elenco di numeri che, in maniera impietosa, mettono in evidenza tutti i limiti del nostro sistema». Limiti affrontati nel corso degli anni con «interventi tampone» risultati «deboli» o «addirittura totalmente inefficaci». Così scrivono sul quotidiano Avvenire gli On. Lupi e Letta, rispettivamente vicepresidente della Camera e vicesegretario del Pd. Si tratta, invece, di mettere al centro dell’azione politica la persona e non applicare uno «schema». E se l’opinione pubblica e la classe politica sono ormai abituati a ragionare su schemi numerici, allora sfruttiamo la non confutabilità delle cifre “snocciolate” per descrivere il dramma carcerario italiano. Un numero su tutti, quello che riguarda la recidiva degli ex detenuti. Una «ricaduta – si legge –, l’esempio più concreto della debolezza umana»: 68%. Circa il 35% tra i beneficiari del provvedimento di clemenza dell’indulto del 2006.


Come abbassare il “peso” di questo dato? «Sognare sistemi talmente perfetti che nessuno avrebbe più bisogno di essere buono può servire a ridurre quella percentuale? – si chiedono Lupi e Letta – citando Thomas Stearns Eliot. La risposta – dicono – «sta nell’articolo 27 della nostra Costituzione». In sintesi: le pene devono rieducare il condannato nel pieno rispetto del senso di umanità. La rieducazione va posta dunque nell’ambito della pena intesa umanamente e, soprattutto, deve essere applicata. Un dovere quello di «vigilare e redimere» che sintetizza perfettamente «l’idea che ogni uomo, anche se ha commesso l’errore peggiore, può cambiare». In che modo? Solo se il reo incontra durante la sua pena «qualcuno in grado di rilanciare la sua umanità».


Su questo principio si fonda il disegno di legge bipartisan promosso anche da Lupi e Letta e firmato da Treu in Senato e Farina alla Camera. Una proposta di modifica della “Legge Smuraglia” già approvata dalla Commissione Lavoro di Montecitorio e che punta a promuovere il lavoro intramurario e quello immediatamente successivo alla fine pena. Il prossimo step sarà il passaggio del testo in Aula entro febbraio. «Al di là dei tecnicismi – si legge – l’intento è semplice: riprodurre, all’interno delle carceri, un modello di lavoro imprenditoriale più qualificato».


Una seconda chance per tutti, dunque, attraverso il lavoro. «Con tutto la fatica, la soddisfazione, la passione e i sacrifici» che il “fare” porta con sè.



Fattore Umano | Basta col carcere che «tortura»


Radicali in piazza ieri a Roma in occasione della discussione in Senato del “Decreto Legge Severino” sul sovraffollamento carcerario il cui esame è in programma questa mattina. L’On. Bernardini: «Necessaria una riforma strutturale per uscire dalle illegalità»



Irene Testa, Segretario dell'Associazione Il Detenuto Ignoto alla manifestazione di ieri, a Roma.


Presidio a Roma, ieri, in piazza del Pantheon, in occasione della discussione in Senato del “Decreto Legge Severino” sul sovraffollamento carcerario e non solo. A promuovere l’iniziativa l’associazione Il Detenuto Ignoto, insieme al Comitato Radicale per la giustizia Piero Calamandrei. Una manifestazione per sottolineare, ancora una volta, l’inefficienza della giustizia italiana e chiedere provvedimenti più incisivi rispetto a quelli fin qui adottati. Senza perdere tempo. Come sottolinea l’On. Rita Bernardini: «l’irragionevole durata dei processi e le condizioni letteralmente criminali in cui sono tenuti i nostri detenuti hanno portato la giustizia nella più totale illegalità». «Per questo – aggiunge – bisognerebbe rimuovere immediatamente le cause, cosa che in Italia non viene fatto da anni. Chiediamo una riforma strutturale che rimetta in moto la giustizia, che costa tantissimo ai cittadini italiani».



«Il cosiddetto “pacchetto svuotacarceri” – sottolinea Irene Testa, segretaria dell’Associazione Detenuto Ignoto – farà uscire 3mila persone. Una cifra minima, che non rappresenta nulla. Neppure un pannicello caldo. Anche le misure dell’ex ministro Alfano prevedevano l’uscita di 8mila detenuti. Ma tutto si è ridotto poi a meno della metà».


Alla manifestazione hanno partecipato anche la senatrice Donatella Poretti, Marco Pannella e l’avvocato Giuseppe Rossodivita, Segretario del Comitato Radicale per la giustizia Piero Calamandrei, che ha invitato a decidere «se vogliamo la tortura o se in questo Paese vogliamo una situazione delle carceri che porti a considerare sia gli imputati in custodia cautelare sia i condannati come persone che debbono semplicemente – perché così prevede la nostra costituzione essere privati della libertà personale». «Invece – conclude – non vi è nemmeno il diritto alla salute, della dignità di essere uomini. E questa è tortura».


Processo “Iva Telefonica”: a gennaio si completa la lista dei PM


Si riprende il 23 gennaio con la conclusione dell’esame del capitano dei ROS Francesco De Lellis. Il 24 o il 27 in aula l’ex Ad di TIS Stefano Mazzitelli. Diramato il calendario delle udienze fino al 25 luglio


Si avvicina al primo giro di boa il processo sull’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima sezione penale del Tribunale di Roma. Il PM Giovanni Bombardieri, infatti, ha annunciato che la pubblica accusa si limiterà a chiedere la testimonianza del Maresciallo Capo della Guardia di Finanza Pietropaolo Leccese, già prevista per l’udienza di ieri (andata deserta) o, in caso di suo ulteriore impedimento, del Maresciallo Capo delle “Fiamme Gialle” Alessandro Fasano.


La prossima udienza si terrà il prossimo 23 gennaio (slitta l’appuntamento già previsto per il giorno 19). In quella data verrà anche ascoltato il Maresciallo Maggiore dei RIS Paolo Palombo e verrà completata la testimonianza del Capitano dei ROS Francesco De Lellis.


Completerà la lista dei testi chiamati dalla Procura Maurizio Laurenti, amico e collaboratore di Carlo Focarelli e titolare della Accord Pacific Limited di Hong Kong, accusato di aver riciclato denaro ricevuto dalla Globestream Tlc.


Il giorno 24 (o il 27) la parola passerà alle difese. Il primo a rispondere in aula sarà l’ex Ad di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli. Dopo toccherà agli altri manager della controllata di Telecom Italia: Massimo Comito e Antonio Catanzariti.


Il Tribunale ha aggiornato e parzialmente modificato il calendario del processo fino alla pausa estiva di agosto. In particolare, è previsto che si tenga udienza nelle seguenti date:


  • Febbraio: 6, 7, 9, 13, 14, 16, 17 e 23.
  • Marzo: 7, 12, 14, 15, 16, 27, 29 e 30.
  • Aprile: 11, 13, 17, 23 e 26.
  • Maggio: 2, 4, 7, 8, 10, 17, 22, 28 e 30.
  • Giugno: 1, 5, 7, 8, 14, 25, 26 e 28.
  • Luglio: 3, 5, 12, 23 e 25.



Fattore Umano | Detenute, madri e illustratrici


In mostra i lavori eseguiti per filastrocche e fiabe create dalle detenute dell’ICAM, l’lstituto a Custodia Attenuata per Madri detenute di Milano

 


Fino al primo febbraio i lavori eseguiti dalle detenute dell’ICAM saranno esposti nei locali della Biblioteca Chiesa Rossa, in via San Domenico Savio a Milano. Le opere delle detenute sono il risultato del progetto Illustrafiabe, un laboratorio realizzato all’interno delle attività del CTP Cavalieri di Milano durante lo scorso anno scolastico.


Le mamme dell’Icam – seguite da Alice Tassan e Ilaria Curti – hanno raccontato su tavola le favole scritte negli anni precedenti durante i corsi coordinati da Paola Riso e Vincenzo Samà. Un modo per far vivere anche ai loro bambini una realtà diversa di quella che vivono con la mamma all’interno dell’istituto.


L’evento è organizzato dal DAP in collaborazione con il Centro territoriale permanente Cavalieri. L’ingresso alla mostra è libero e rispetta gli orari di apertura della Biblioteca (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.15, il mercoledì dalle 15 alle 19.15 e il sabato dalle 9 alle 18.15).






L’Angolo di Vincino | Grattacieli cinesi


Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World