Parla Mazzitelli: ecco perché il nostro business era trasparente


L’ex AD di TIS ricostruisce le modalità del business, il complesso dei controlli interni ed esterni e della dichiarazione Iva che, nel maggio 2008, passò al vaglio dei nuovi vertici di Telecom


L’ex AD di Telecom Italia Sparkle Stefano Mazzitelli è stato il protagonista dell’udienza di ieri del processo “Iva telefonica”. Finalmente il manager ha avuto modo, in cinque ore di interrogatorio tra accusa e difesa, di poter tracciare un quadro completo del business del traffico telefonico in ogni suo aspetto, compreso il capitolo dei controlli effettuati dall’interno e dalla casa madre da fiscalisti, comitati di controllo, verifiche ai sensi della 231 e attività del collegio sindacale.


Una ricostruzione particolareggiata da cui è emerso che il business è stato gestito dalla società telefonica con trasparenza, senza alcun sotterfugio che potesse far sospettare l’esistenza di un traffico men che “normale”. A riprova della validità dei controlli effettuati secondo la normativa vigente, basti dire che, nonostante i controlli fossero stati allertati dalle prime indicazioni sull’inchiesta, la dichiarazione Iva relativa al 2007 venne sottoscritta non solo dai vertici di TIS ma anche, nel maggio 2008, dalla nuova dirigenza insediata in Telecom Italia che avrebbe avuto tutto l’interesse opportunistico ad accantonare partite a rischio. Né va sottaciuto, come è stato rilevato nel corso della testimonianza, che i flussi di denaro generati dall’attività, in particolare, sono sempre transitati da canali ufficiali visibili alle autorità del credito e della Banca d’Italia nonché della Guardia di Finanza.


Insomma, da parte delle società la gestione del traffico, in linea con l’attività usuale dell’Azienda, è stata gestita con la massima trasparenza attraverso canali facilmente monitorabili, come previsto dalla governance aziendale. Come del resto viene confermato dall’avallo che i nuovi vertici della società, nel 2008, hanno garantito ai conti di TIS, dopo l’esame di consulenti interni ed esterni. II che, naturalmente, non esclude che qualcuno si sia appropriato dell’Iva commettendo reati all’insaputa delle società (che non avevano i mezzi per accorgersene), ma esclude la corresponsabilità nella frode.


Di fronte a questa ricostruzione le prime contestazioni del Pubblico Ministero Giovanni Bombardieri (la testimonianza proseguirà nell’udienza del 6 febbraio) si sono concentrate sulla presunta confusione nella gestione e nei controlli sui contratti, cui Mazzitelli ha risposto con la ricostruzione analitica dell’architettura dei contratti, del meccanismo di riporto sui volumi del  traffico e sull’analisi del mercato internazionale di questo tipo di traffico. Il dottor Bombardieri ha anche più volte sollevato il nodo della qualità e della fama del cliente: possibile, ha detto, che TIS non abbia mai avanzato sospetti sulla credibilità di un interlocutore come Carlo Focarelli? La risposta è che Focarelli, rispetto a TIS, era un semplice intermediario tra le due società inglesi, I-Globe ed Acumen.


L’esame del teste, come sopra accennato proseguirà nel corso della prossima udienza fissata per il 6 febbraio quando dovrebbe concludersi il controesame del capitano Francesco De Lellis. Ieri, prima dell’interrogatorio di Mazzitelli, è stata completata la testimonianza di Maurizio Laurenti.


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