Archivio di agosto 2010

Scaglia Story by Vincino: altri balconi


Una seconda giornata “all’aria aperta” per Silvio Scaglia, dopo quattro mesi passati fra le mura di casa ad Antagnod. Può finalmente andare sul balcone e sedersi in giardino.


Certo resta uno scandalo. Ed ecco come lo racconta il nostro Vincino.


Scaglia story by Vincino: balconi



Ultim’ora: da oggi Silvio Scaglia può accedere al balconcino della casa di Antagnod e passeggiare nel giardino. E’ quanto ha stabilito il gip “feriale”, dopo la richiesta presentata dai legali difensori di attenuare le condizioni dei “domiciliari” per l’ex fondatore di Fastweb.

Vincino per tutti (da Il Foglio del 28 Agosto)

Scaglia Story by Vincino: Dentro il labirinto

IN ATTESA DEL FILO DELLA GIUSTIZIA

Silvio Scaglia, dopo sei mesi di limitazione della libertà personale, è ancora rinchiuso in un labirinto kafkiano:


a) l’inchiesta è chiusa, quindi non ha modo, anche se volesse, di inquinare le prove;

b) non intende fuggire;

c) non può “reiterare il reato” di riciclaggio non fosse che per il fatto che non gli è stato contestata quest’accusa.


Eppure, alla scadenza dei termini massimi di custodia cautelare,  il gip ha disposto il rito immediato, con la prospettiva di tenerlo agli arresti domiciliari fino all’avvio del processo il prossimo 2 novembre. Non per l’ “esistenza di prove evidenti” ma perché è già sotto custodia. Più labirinto di così…


Sei mesi



Non è un evento da festeggiare: oggi, 26 agosto, sono giusto sei mesi da quando Silvio Scaglia, rientrato in Italia dall’estero a tempo di record per mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria, ha varcato la soglia del carcere romano di Rebibbia. Da allora, fino al 17 maggio, il fondatore di Fastweb  è stato rinchiuso nel carcere di Rebibbia per essere poi trasferito, in regime (estremamente severo) di arresti domiciliari ad Ayas in val d’Aosta, dove non può comunicare con nessuno, con l’eccezione dei familiari e del collegio di difesa.  Che lezione trarre da questi 6 incredibili mesi?



1)      Cinque giorni dopo essersi consegnato alla giustizia italiana. Scaglia è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari che ha convalidato la sua detenzione motivandola con “gravi indizi di colpevolezza”, rafforzati, si legge nell’ordinanza del magistrato da : a) il fatto di essere residente a Londra “dove avevano sede alcune delle società utilizzate per la triangolazione finanziaria”; b) essere proprietario di una società “impegnata nell’acquisto di diritti d’autore di opere musicali cinesi con  un conto ad Hong Kong, città nella quale lo Scaglia si sarebbe recato in transito per periodi brevissimi”.  Quei  “gravi indizi”, confermati dal tribunale del Riesame senza un esame di merito, sono alla base delle motivazioni di tutti i provvedimenti che hanno giustificato il protrarsi dello stato di detenzione del fondatore di Fastweb  e sono richiamati nella decisione  del 2 agosto del gip di concedere il rito immediato nei confronti di Scaglia e di altri imputati dell’indagine “Fastweb/Telecom Italia Sparkle” pur in assenza dell’”evidenza della prova”


2)       In questi sei mesi Scaglia è stato interrogato dagli inquirenti in una sola occasione, il 12 aprile scorso.  E’ stata l’unica occasione concessagli per dimostrare, con rifermimenti precisi ed espliciti alla governance di Fastweb, la sua innocenza.  Più di un mese dopo quel lungo interrogatorio, il gip ha motivato la concessioni degli arresti domiciliari anche con la “collaborazione prestata con l’indicazione di precisi elementi riguardanti l’organizzazione della società Fastweb” . Nel frattempo l’ex presidente di Fastweb ha dimostrato, fino all’ultimo euro, l’origine legittima del suo patrimonio. Non è dato sapere l’esito delle indagini che si sono svolte in questi mesi: il materiale non è ancora a disposizione dei difensori.


3)      Intanto, da sei mesi, Silvio Scaglia è privato del bene della libertà personale. Una situazione che, di giorno in giorno, si fa sempre più assurda. Fin dal primo istante, infatti, non è sussistito il pericolo di fuga, visto che Scaglia è rientrato dall’estero senza alcun indugio. E lo stesso vale per il rischio di reiterazione del reato, considerato che Scaglia non ricopre più alcun incarico in Fastweb. Dopo la chiusura delle indagini, precondizione necessaria per la richiesta del rito immediato, si volatizza anche il rischio di “inquinamento delle prove” (ventilato dalle motivazioni del gip).


Eppure Scaglia rischia di arrivare alla prima udienza del suo processo, fissato per il prossimo 2 novembre, ancor privo della libertà: nemmeno Kafka avrebbe immaginato un percorso più tortuoso.


Scaglia story by Vincino: ancora un altro giorno

 

 

 

 

Giudizio immediato ma non per prove evidenti


Non ci sono “prove evidenti” a sostegno della decisione del gip di Roma Maria Luisa Paolicelli di sottoporre al rito del “giudizio immediato” Silvio Scaglia e altri inquisiti  nell’ambito dell’indagine Fastweb-Telecom Sparkle. La conferma della notizia, fin dal primo momento sostenuta dal blog contro interpretazioni diverse e fuorvianti, arriva dal decreto di giudizio immediato del gip che, per aderire alle richieste avanzate dalla procura, cita una sentenza della corte di Cassazione che interpreta la nuova ipotesi di giudizio immediato “una nuova ipotesi di giudizio immediato con caratteristiche proprie ed autonome rispetto a quella originaria”.



In sostanza, secondo la Cassazione (ma esiste una pronuncia di segno opposto della Suprema Corte) per concedere il rito immediato è sufficiente che la persona indagata sia in stato di custodia cautelare, che sia stato effettuato il controllo del giudice “sulla gravità indiziaria nel procedimento ex 309” ovvero che la custodia cautelare non venga revocata od annullata per sopravvenuta insussistenza dei “gravi indizi” di colpevolezza. Insomma, per prolungare la custodia cautelare di Silvio Scaglia (e degli altri indagati “telefonici”) oltre il termine massimo di sei mesi previsto dalla legge non è stato necessario il requisito “dell’evidenza della prova” ma il semplice fatto che l’indagato è già sottoposto a custodia cautelare. Un’interpretazione della legge che, probabilmente, verrà sottoposta ad un ricorso in Cassazione da parte dei difensori di qualche imputato.


Nel documento, in cui viene indicata nel prossimo 2 novembre la data della prima udienza del processo, figura l’avviso per cui “l’imputato può chiedere entro 15 giorni dalla notificazione del presente decreto il giudizio abbreviato o la applicazione della pena a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale” (vedi patteggiamento). Una facoltà di cui  Silvio Scaglia non intende avvalersi.


Inoltre, con la chiusura delle indagini avvenuta al momento della richiesta del giudizio immediato, il presunto inquinamento delle prove appare ancor più remoto. C’è quindi da chiedersi la ragione del protrarsi dei suoi, rigidissimi, arresti domiciliari.


I saluti di Vincino (da Il Foglio del 21 Agosto)

 

Pausa di Ferragosto per Telecom Sparkle – Fastweb


Intanto il cronometro della “custodia cautelare” corre verso i sei mesi


 

 

Meno cinque. Anzi per la precisione, ancora quattro giorni e mezzo. Poi, il 24 agosto, la custodia cautelare per gli indagati del caso Telecom Sparkle – Fastweb toccherà i 180 giorni, ovvero i 6 mesi. Nel frattempo, la settimana successiva al Ferragosto, non registra novità se non la perdurante attesa per gli avvocati e i loro assistiti di ricevere la “notifica” del giudizio immediato, quindi la possibilità di prendere visione di tutte le carte con cui si andrà a processo. A tal proposito, mentre è confermato che la Cancelleria dei gip è al lavoro per trasferire l’intero fascicolo alla sezione penale competente, va ricordato che i termini fissati dalla legge consentono di posticipare il “trasbordo” fino ai 30 giorni precedenti la prima udienza prevista il 2 novembre.


Tutto fermo dunque, o quasi: per Silvio Scaglia, per gli altri indagati dell’inchiesta, e per le altre 5-6mila persone che in questo momento in Italia sono “ristrette” agli arresti domiciliari, ma tuttora in attesa di giudizio. Tanti sono infatti nel Belpaese i “presunti innocenti”, privati della libertà personale, senza che nessuna aula di Tribunale abbia ancora emesso alcun giudizio di condanna nei loro confronti. Una cifra approssimativa peraltro, seppur vicina al vero, che è possibile calcolare soltanto dopo un’avventura kafkiana a colpi di telefono e mail, tra una moltitudine di uffici burocratici. Questo perché il dato esatto non è nella “disponibilità” del Ministero della giustizia o del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria o del Dipartimento di pubblica sicurezza.


Ferragosto in carcere

On. Bernardini: “I nostri istituti? Sono illegali”. “A Favignana – spiega la deputata radicale – ci sono le gabbie come allo zoo. E all’Ucciardone è perfino vietato possedere una dama”. Intanto il numero dei detenuti corre verso quota 70mila, mentre circa il 40% è ancora in attesa di giudizio.


Un caos di umanità, in condizioni disumane. È la fotografia drammatica delle carceri italiane nell’anno di grazia 2010. I numeri: oltre 68mila detenuti in spazi per 45mila, di cui quasi il 40% in attesa di giudizio. Un sovraffollamento di cui non si scorge via d’uscita, considerando che ogni mese il numero di nuovi reclusi supera quello di chi esce. “Senza contare i casi peggiori – spiega l’on. radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera – come l’Ucciardone, dove convivono fino a 10 detenuti in 20 metri quadrati, per 21 ore al giorno”.



 

La deputata Bernardini è reduce dal “tour de force” che l’ha portata a visitare ben otto carceri in quattro giorni. Quest’anno, anzi, la tradizionale “visita collettiva” di Ferragosto promossa dai radicali ha raggiunto punte record: 230 persone fra deputati, consiglieri regionali e qualche magistrato di sorveglianza, hanno varcato la soglia degli istituti penitenziari italiani. Un buon viatico, si spera, per quando al Senato si discuterà il ddl Alfano che dovrebbe svuotare un po’ le celle. “Non sarà una battaglia facile – aggiunge Bernardini – perché rispetto al primo testo che avrebbe potuto far uscire 15-20mila detenuti (facendo scontare fino a 12 mesi di pena ai domiciliari ndr.) sono intervenute limitazioni che abbassano drasticamente il numero: col testo attuale andrebbero ai domiciliari forse 2mila persone: troppo poche”.


On. Bernardini, ancora un Ferragosto in carcere: ma c’è almeno qualche buona notizia?

Magari ci fosse. Anzi, per cortesia, mi faccia dire che cosa ho visto alla Favignana.


Prego…

Il peggio del peggio. Ho visto gli “internati”, i cosiddetti “ergastolani bianchi”, persone che hanno già finito di scontare la pena ma non vengono rilasciati per ragioni di sicurezza. Dovrebbe essere una casa di lavoro, peccato che il lavoro non c’è. In realtà, spesso si tratta di ex tossici o malati psichici. La cosa più terribile è il “reparto di osservazione”.


Cioè?

Sono come delle gabbie allo zoo, senza finestre e con la grata all’aperto. Ho potuto parlare con un detenuto rinchiuso, sui 35 anni, la bocca impastata, evidentemente sedato ma abbastanza lucido. Gli ho chiesto come mai è lì, mi ha risposto “Ho fatto solo qualche furtarello per pagarmi la droga. Ci sono ricascato, ma ora vorrei andare in Comunità. Che ci faccio qui?”. Mi ha anche detto che vorrebbe andare a trovare la madre anziana e malata, ma non gli viene concesso. In quasi 30 anni di visite alle carceri ne ho viste tante, ma questa l’ho trovata terribile.


Lei è stata anche nel carcere di Termini Imerese. Cosa ha visto?

Il solito disastro, sovraffollamento, poco personale e la completa inattività dei detenuti. Ma non è solo Termini, sono le pecche di tutte le nostre carceri: certo, c’è rinchiusa gente colpevole, che ha sbagliato, ha commesso delitti, ma come ci si può illudere di recuperarli a una vita normale se li si fa vivere in condizioni disumane? Non c’è lavoro, le attività scolastiche in estate sono sospese, vivono ammassati. La cosa assurda è che non possono nemmeno andare a giocare a calcetto perché non c’è il personale che li possa accompagnare. Per non parlare di quelli in attesa di giudizio: bisogna ripensare completamente la carcerazione preventiva. La legge non è sbagliata ma i magistrati la interpretano come gli pare. Bisogna intervenire anche su questo. È un’anomalia tutta italiana.


 

Ma è vero che all’Ucciardone non è nemmeno permesso avere una dama? Vincino, che l’ha seguita nella visita, dice che ne è rimasto sconvolto…

Purtroppo è vero: te le sequestrano e non sono fra gli oggetti che puoi comprare.


Che fare?

Come radicali mettiamo a disposizione perfino il nostro corpo: solo dopo mesi di digiuno abbiamo ottenuto che il ddl Alfano andasse in discussione alla Camera. Quest’anno abbiamo coinvolto oltre 200 soggetti politici nella visita di ferragosto. Spero che si possano raccogliere dei frutti. Cose da fare ce ne sarebbero moltissime: ridurre il sovraffollamento, offrire lavoro, aumentare il personale, dare spazio alle misure di pena alternative; mandare i “tossici” nelle comunità: costerebbe meno del carcere e potrebbero tornare alla normalità. In generale, favorire il mantenimento delle relazioni con la famiglia. Le faccio un esempio: in base a una circolare di qualche mese fa i detenuti stranieri possono telefonare anche a un numero cellulare e non soltanto fisso, purché intestato a un familiare. Ebbene, ho scoperto nelle mie visite che molti nemmeno lo sapevano.


Ma il personale delle carceri, dai direttori agli agenti di polizia penitenziaria fanno adeguatamente il loro dovere?

Sicuramente, c’è attenzione, sensibilità e ci sarebbe la voglia di lavorare meglio e in luoghi più dignitosi. Ma manca il personale. Fanno quello che possono. Almeno per la stragrande maggioranza.



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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World