Magistrato e cantastorie


La citazione latina è d’obbligo: mala tempora currunt. Anche perché, di fronte a certi curriculum non si può che volare alti. Cosa spinge infatti un ex magistrato come Bruno Tinti, già Procuratore aggiunto a Torino, ex docente universitario, ex consulente di ministri, autore di libri come “Toghe Rotte”, a prendere un macroscopico abbaglio, un clamoroso svarione, nemmeno degno di uno studente del primo anno di giurisprudenza?

 

Non lo sappiamo, pur avendo qualche obliqua ipotesi, ma registriamo quel che Tinti ha scritto sul “Fatto Quotidiano” (8 maggio) a proposito di Silvio Scaglia, definendolo “il fondatore di Fastweb, in carcere da un po’ più di due mesi con l’accusa di aver riciclato circa 2 miliardi di euro, ma quanto tempo ci metterei a contarli?”.

 

Ebbene no, è del tutto falso che Scaglia sia accusato di riciclaggio. Sarebbe stato sufficiente leggere le carte (non diciamo leggerle bene, ma almeno leggerle), per scoprire che è indagato per “associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e false dichiarazioni contabili per gli anni 2003, 2005 e 2006” (articolo 2 del decreto legislativo 74/2000 in concorso con altri)”. E che la cifra contestata (a Fastweb, va sottolineato) è di 38 milioni di euro.

 

Solo dettagli? Assolutamente no: se a scriverne è un ex magistrato che si picca di spiegare come funziona (o non funziona) la giustizia, è accettabile che ne parli senza piena cognizione di causa? Si potrebbe generare il sospetto, non sia mai, che talvolta i magistrati facciano il loro dovere in modo superficiale. Converrà, dr. Tinti, che sarebbe assai grave se un simile dubbio albergasse nella mente dei cittadini?

 

E per tornare alla carcerazione dell ing. Scaglia, come Lei ben sa, il nostro codice penale distingue due tipi di reato associativo: il 416 bis, legato alla criminalità organizzata di stampo mafioso (assolutamente non contestato a Scaglia) o quello che riguarda un qualunque reato commesso da più di due persone (art. 416). Tanto per fare un esempio: vale anche se tre persone si mettono a rubare mele da un albero e vengono beccati dal contadino.

 

Dunque, dr. Tinti, perché tanta imparzialità? C’è qualche sacro furore che l’acceca? Non sarà che, come leggiamo nella sua autobiografia, “alla fine ho lasciato la magistratura e mi sono messo a fare il cantastorie”? Per carità, canti pure, e se la suoni anche, ma rispetti un po’ di più chi si è presentato spontaneamente al portone di un carcere. Per inciso: continuando, da sempre, a dichiararsi innocente. La prossima volta, dr. Tinti, legga meglio.

6 Commenti a “Magistrato e cantastorie”

  • Stefano:

    Mi sono permesso di scrivere alla redazione de Il Fatto Quotidiano la seguente mail che pubblico per conoscenza.
    “Leggendo quello che ha scritto l’ex magistrato Bruno Tinti sull’accusa a Silvio Scaglia ho capito una serie di cose:
    1. Il motivo x cui è un ex magistrato: una castroneria simile non la diceva neanche Di Pietro.. Al limite sbagliava il solito congiuntivo ma non arrivava a tanto..
    2. Probabilmente Tinti ha equivocato la testata del Vs. giornale: dovreste spiegargli che Fatto Quotidiano non è necessariamente sinonimo di “drogato tutti i giorni” (Tinti o ci è o si fa)
    3. Tinti da buon magistrato sa bene che non dovendo pagare per gli errori giudiziari che commetteva, non pagherà neanche per l’idiozia che ha scritto: non distinguere un’accusa di frode fiscale dal riciclaggio è più che miopia per un ex magistrato, è proterva ignoranza
    4. Tinti non distingue tra 2 miliardi e 38 milioni, per forza non ha il tempo di contarli: non lo sa fare!
    Ossequi”

  • Talita:

    È inutile sbarrare gli occhi sulle epiche gesta di alcuni ex magistrati. Ormai siamo mitridatizzati, tuttavia ci è ancora consentita qualche osservazione sulla base di una superficiale analisi del testo.

    Nella fattispecie, Bruno Tinti non si limita a NON vergognarsi – lui ex magistrato, che dovrebbe ben guardarsi dallo scrivere su un quotidiano schieratissimo – ma non ci fa mancare neppure una notevole dose di arroganza.
    Sul “Fatto quotidiano”, infatti, non si limita a esporre le sue ragioni, ma si adopera a prendere per i fondelli chi non è d’accordo con lui.

    Dopo aver fatto la ruota e averci fatto sapere che “non si sa mai in quale buco vada a cacciarsi la verità” (anche se io un’idea ce l’avrei), utilizza più volte le iniziali SS (a cui fa colpevolmente mancare la svastica) e poi dice di non capire perché la detenzione di Scaglia sia “ingiustificata e scandalosa”.
    E qui condivido: il capire non dipende quasi mai da un titolo accademico o da un cursus honorum. Generalmente dipende dal Dna.

    A riprova della sua superiorità, inoltre, tiene a sottolineare i “meschini” titoli di studio dei suoi oppositori, che si permettono di parlare di “Giustizia“:
    - Andrea Orlando (responsabile giustizia del Pd): “assai qualificato in materia perché diplomato al liceo scientifico“;
    - Alessandro Maran (vice presidente dei deputati del Pd): “diplomato all’istituto tecnico nautico“.
    Qui manca un “bleah!”, ma il quadro è completato dalla precisazione “compiacentemente ospitato” dal ‘Foglio’ (sic). Avrebbe anche potuto dire “precipitevolissimevolmente”.

    Al signor Tinti vorrei dunque chiedere notizie circostanziate sulle lauree di tanti magistrati e/o ex-tali, e soprattutto su determinati concorsi per entrare in magistratura, su cui se ne sentono tante e su cui pendono ricorsi ormai annosi.

    Volendo sottilizzare, inoltre, il signor Tinti non dovrebbe scrivere “idest”, considerando che la sua altissima qualifica e la sua ineffabile preparazione dovrebbero includere almeno un minimo di latino.

    Dice ancora il signor Tinti “sarebbe però il caso, talvolta, di chiedersi se quello che si pensa vale proprio la pena di dirlo”.
    Appunto! (A meno di un congiuntivo)
    Ma forse a un soi-disant “cantastorie” può essere consentito questo e altro.

    Perfino di copiare da Grillo (!) il melenso slogan del “Pd senza L”.
    Come se qualcuno dicesse “Tinti senza N“, ossia Titì: buono solo per Gatto Silvestro.

  • Stefano:

    Quello era già un cioccolataio quando era magistrato (chiedo scusa ai cioccolatai).. E comunque abituato a non pagare mai, sia per gli errori giudiziari che per quelli di lettura. Certi magistrati sono più impuniti dei latitanti!

  • Jaco:

    Sarà che sono allergico a certi sinistri. Cmq non mi stupisco la qualità dello scritto del sig. tinti, basta vedere dove ha scritto l’articolo … Un quotidiano di sinistri avvelenati con tutti quelli che hanno un centesimo più di loro … Bahhh … Non me ne voglia la Redazione di questo mio post breve e polemico ma solo a pensare alla magistratura italiana mi viene il vomito … Scusate … E per quanto riguarda Silvio Scaglia … TIENI DURO, MICA SEMPRE PUO’ PIOVERE ….

  • Cesare:

    ing. Scaglia, se non erro, non ha rinunciato alla cittadinanza Italiana – direi quindi che valga ancora ciò che si diceva nell’antica Roma “Civis Romanus sum” – parrebbe invece che l’obiettivo primario era imprigionarlo, esibirlo come preda a Roma, eppoi stare a vedere se confessa qualcosa.

  • Agnese Spataro:

    ….caro dr. Tinti ha mai pensato al giardinaggio??

Lascia una replica per Jaco

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World