Una giustizia malata in molti modi


“Lo abbiamo già scritto e vogliamo ribadirlo con chiarezza”. Inizia così l’articolo che il Corriere della Sera, a firma del vicedirettore Antonio Macaluso, torna a dedicare a Silvio Scaglia: “non spetta ad altri che alla magistratura – scrive Macaluso – stabilire se il fondatore di Fastweb, arrestato mesi fa (98 giorni per l’esattezza ndr.) nell’ambito dell’inchiesta su (tra l’altro) un maxi-riciclaggio da due miliardi di euro, sia colpevole o innocente”. “Poiché, però - aggiunge – il dibattito sul (mal) funzionamento della giustizia e sul perché e sui modi per intervenire è continuo motivo di scontro in sede politica e istituzionale, è anche dai casi concreti che dobbiamo partire”.


Già, partire dai  casi concreti, che possono mettere in luce quanto la “giustizia può essere malata per tanti motivi”.  Che non sono solo quelli su come vengono utilizzate le tante o poche risorse messe a disposizione, ma anche perché “nessuno può asserire che, come in ogni altra categoria professionale, anche in quella della magistratura, non possano esserci distorsioni, incapacità, protagonismi, sconfinamenti”.


Il caso concreto, stavolta, è appunto quello dell’ex fondatore di Fastweb, che  si è messo a disposizione di chi lo accusa, è entrato in carcere, ha avuto dopo oltre 70 giorni di cella il “beneficio” dei domiciliari, salvo che poi, nei giorni scorsi, il Tribunale del riesame gli ha negato, in sede d’appello, la scarcerazione. Secondo gli avvocati di Scaglia una decisione, come riporta il Corriere, “agli antipodi della giurisprudenza di legittimità”. Del resto, sostengono sempre i legali, a decidere che deve restare privo di libertà personale sono state le stesse persone con “altra veste”:  prima come giudici del Tribunale del Riesame, poi con altra casacca, “giudici d’Appello”.


Una stortura che, per quanto prassi ordinaria, fa parte delle tante cose che non vanno nella giustizia. E che spinge, infatti, il vicedirettore del Corriere a sostenere: “ci si lasci pensare che quando si parla di riforma della giustizia, si pensa anche a casi come questi, che aggiungono dubbi ad altri dubbi. Nella (ex) patria della certezza del diritto”.


Purtroppo, è vero, una giustizia può essere malata in molti modi.


95 Commenti a “Una giustizia malata in molti modi”

  • Oggi ho scritto una mia OPINIONE, senza voler offendere nessuno, su come si potrebbe migliorare la giustizia utilizzando le tecnologie che il progresso ci mette a disposizione, forse è un po’ futurista, ma rifletteteci bene:
    realista e realizzabile in tempi brevi se esistesse una determinazione imprenditoriale come quella di Silvio.
    http://luigiboschin.wordpress.com/2010/06/03/e-se-usassimo-i-computer/

    • Talita:

      Ho letto.

      E poi ho pensato che in Italia non si riesce neppure a imporre la moviola in campo, durante una partita di calcio.

  • Stefano:

    E adesso hanno pure deciso di scioperare (il che, se non fosse che hanno un potere decisionale enorme, non sarebbe così male: meno lavorano, meno danni fanno)!!

    • Bruno:

      Già, ma il loro è uno sciopero indolore (per loro) perchè tratteranno solo i casi urgenti e non quelli di routine (considerano il perenne ritardo, mi chiedo cosa sia la routine). In tal modo non subiranno alcuna decurtazione di stipendio! Complimenti. Alla faccia di quei lavoratori che quando scioperano per motivi, diciamo generali, lo fanno anche per loro, vedendosi decurtato lo stipendio. Loro scioperano per sè stessi e a fine mese la busta paga sarà intatta.
      Uno dei motivi dello sciopero, mi sembra di capire, risiede nella riduzione dello stipendio (non mi è chiaro in quale misura, ma se è simile a quella dei parlamentari, non hanno di che preoccuparsi).
      I famosi sacrifici a cui tutti sono chiamati a rispondere, alcuni più di altri.
      Riduzione che a loro dire, minerebbe l’autonomia della magistratura.
      ora ci spieghino come una variazione neagtiva di stipendio leda un valore morale come l’autonomia.
      Come la quantificano?
      Ci vogliono dire che con meno soldi diventeranno corruttibili (si sa, anche loro tengono famiglia…)?
      Che con meno denaro saranno tentati da lavoretti extra orario, come dare consulenze (con fattura?) su tematiche legali?
      Già, il baluardo dell’autonomia e indipendenza della magistratura, bene supremo assolutamente intoccabile.
      Non glielo tocchiamo, questo bene
      Autonomia non significa non assumersi le proprie responsabilità.
      Indipendenza non significa non dover rispondere ai propri errori palesi.
      Autonomia non significa andare contro quel codice che loro stessi usano per il loro lavoro quotidiano.
      Qui si entra nel tema di questo blog, cioè la carcerazione preventiva oltre misura, usata come arma di ricatto, espressamente vietata anche da trattati transanzionali.
      Quindi restino autonomi, restino indipendenti, ma non pretendano l’IMPUNITA’ per le loro nefandezze, volontarie o involontarie.
      In qualunque lavoro, a certi livelli, ci si devono assumere le proprie responsabilità. Si può essere licenziati, ci si può trovarsi a doversi dimettere, ad avere sanzioni anche pecuniarie (come la sopsensione dal lavoro), senza contare quando le manchevolezze, volontarie o involontarie di qualcuno generano cause civili e penali.
      Insomma…si paga!
      Loro no, loro sono esenti. Perchè, lo abbiamo letto anche qui, non hanno mai minimamente pagato.

  • Bruno:

    Il problema è che la tanto dibattuta riforma della giustizia non riguarderà questi casi perchè non sfiorano i “riformatori”. C’è qualcuno di essi che abbia mai tirato in ballo questa situazioni? Nessuno. sono in ben altre faccende affacendati, da una parte e dall’altra:(

  • Talita:

    I rewind sono sempre utili, perché o ci fanno sorridere tirando un sospiro di sollievo o ci fanno rabbrividire: però dandoci la carica per pensare a una soluzione.

    Appartiene alla serie-brividi un articolo del “Corriere della Sera” del 24 febbraio 2010.
    È intitolato “Scaglia: «Roba da matti, non capisco che succede»” e comincia così:
    ____________
    «Ma è roba da matti!».
    È passata da poco l’alba. Silvio Scaglia si trova in Sudamerica in missione di lavoro. Quando la moglie gli cede la chiamata del Corriere, lui ha appena saputo delle accuse dei magistrati.
    «Non capisco che cosa stia succedendo», risponde.
    Sa che c’è un mandato di cattura?
    «Lo so, lo so, ma ancora non so il perché. Sono già stato interrogato sulla stessa materia agli inizi dell’inchiesta. Mi sembra davvero roba da matti».
    E cosa pensa di fare?
    «Ho chiesto agli avvocati di concordare immediatamente il modo più opportuno per essere interrogato dai magistrati».
    Ma lo sa che dentro all’inchiesta c’è anche il senatore Nicola di Girolamo?
    «Di Girolamo? E chi è?».
    http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_24/radice-Scaglia-roba-da-matti_66b75142-2110-11df-940a-00144f02aabe.shtml
    ____________
    Sono trascorsi quasi quattro mesi da allora.
    Nel frattempo Silvio Scaglia si è consegnato nelle mani dei suoi aguzzini, che ancora lo tengono stretto.
    E magari si stanno pure scocciando di tutto questo volgarissimo interesse attorno a ‘ste bazzecole.

    Ma, infine, che si vuole da questi poveri magistrati?!
    Soprattutto in un momento di crisi, quando stanno combattendo con le unghie e con i denti contro i cattivoni che vorrebbero dare una sforbiciatina alle loro misere paghe!

    Per il momento, registriamo che Scaglia aveva visto giusto: è ROBA DA MATTI.
    E, a proposito della Giustizia malata, dovremmo chiedere anche la cancellazione della legge 180/78: quella che chiuse i manicomi.

    • stefano:

      Il Giudice Imposimato l’aveva detto: sarebbe opportuna la perizia psichiatrica per certi magistrati (ma anche del livello di Q.I., aggiungo io, perché difettano parecchio anche di quello a mio parere)

    • giovanni:

      Il problema non è il magistrato in sè, ma sono i danni che può fare il magistrato negligente, incapace, neghittoso, privo di qualsiasi capacità di analisi del testo. A sentire alcuni bravi avvocati ed altri valenti magistrati (e non necessariamente del ramo penale), la vis intellettiva e l’alacrità di certi soggetti coinvolti dal lato giudiziario in questa vicenda sarebbero elementi ben noti nell’ambiente.
      La vera questione è che non esiste un sistema efficace per stroncare la carriera ai peggiori e per cacciarli dalla magistratura, cosa che fa soffrire anche gli stessi magistrati capaci e perbene.

      • Talita:

        Giovanni,
        ci mancherebbe altro che il problema fosse il magistrato in sé!
        Esistono fior di magistrati degnissimi e ammirevoli.
        Uno per tutti, il gup di Vigevano Stefano Vitelli, a cui l’ex imputato Stasi dovrebbe erigere un altare domestico e ivi genuflettersi almeno tre volte al giorno.

        E, per dirla tutta, il problema dei magistrati ignoranti e incapaci non rappresenta la totalità della tragedia.
        Che dire dei magistrati politicizzati?
        Che dire di ex magistrati che possono combinarne una più di Bertoldo e cavarsela sempre a buon mercato?

        Se, come tu dici, non esiste un sistema efficace per stroncare la carriera ai peggiori, dobbiamo chiederlo a gran voce: mediante una riforma radicale del Csm.

  • John Percival:

    It really is great to see the outpouring of support for Silvio by people from all walks of life: business, politicians and personal friends. I hope this constant and consistent outcry against the injustice committed by the judiciary brings about his full release from confinement and termination of all charges. And soon!!

  • Talita:

    A proposito di malattia, conosciamo meglio l’ambiente di cui stiamo discutendo a proposito dei giudici “tuttofare”.
    ______________
    Caos al Tribunale del riesame, indaga la procura

    Un’inchiesta è stata aperta dalla Procura in merito ai disservizi, disfunzioni del Tribunale della libertà, del riesame e delle misure di prevenzione. Disservizi che hanno portato al trasferimento di tutto il personale amministrativo che lavorava nell’ufficio. Al momento il reato ipotizzato è quello di abuso d’ufficio.
    La procura di Roma ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti, per l’ipotesi di abuso d’ufficio in relazione ai ripetuti disservizi registrati presso la sezione del tribunale del riesame che hanno costretto più volta i pm a reiterare provvedimenti di sequestro e misure cautelari personali. Il procuratore Giovanni Ferrara ha deciso di avviare una serie di accertamenti per capire se “più episodi ravvicinati nel tempo” di disguidi ed errori “siano stati fatti apposta” o se, al contrario, data la mole ingente dei ricorsi e il numero insufficiente degli impiegati di cancelleria, che hanno competenza per tutto il Lazio, siano frutto di “dimenticanze o negligenze”.

    Già nei giorni scorsi i vertici del tribunale avevano segnalato una serie di disfunzioni alla procura che, però, a fronte dell’ennesimo disguido (i 9 indagati per la mafia a Fondi a un passo dalla scarcerazione, e l’annullamento del sequestro della Luiss a carico dei fratelli Toti per una mancata citazione alle difese della fissazione dell’udienza), ha voluto vederci chiaro. Nei prossimi giorni, infatti, saranno ascoltati i responsabili della cancelleria degli uffici del riesame e delle misure di prevenzione, travolti nei giorni scorsi da un provvedimento senza precedenti della dirigente Marisa Lia che, destinataria di una lettera di fuoco del presidente di sezione Giuseppe D’Arma, ha trasferito in blocco 23 impiegati sostituendoli con altrettanti presi in buona parte dal civile. Tutto ciò non ha fatto altro che aumentare il caos con rischio di ulteriori scarcerazioni e perdita di efficacia dei sequestri perché il personale ‘nuovo’ non è stato adeguatamente preparato e istruito, non sa dove si trovano i fascicoli e non ha neppure una password per l’accesso ai terminali. Ricadute negative sono state lamentate anche da numerosi avvocati costretti a fare lunghissime file per depositare le proprie istanze.

    Un clamoroso azzeramento delle due sezioni che persino in procura hanno definito frutto di una decisione “improvvida e forse ingiusta”, avendo coinvolto anche personale operoso e di notevole esperienza. Una misura punitiva che non ha raccolto neppure gli entusiasmi del presidente del tribunale Paolo De Fiore: “Confermo che ho fatto io una segnalazione al procuratore Ferrara. Ma faccio pure presente che il provvedimento di trasferimento è stato preso in autonomia dal capo del personale”.
    (La Repubblica-Roma.it, 20 ottobre 2009)
    ______________
    Conosciamo già i tempi biblici della nostra (in)Giustizia.
    Conosciamo pure il continuo frignare sulla carenza di personale (però spendiamo nel settore quanto o più degli altri Paesi europei).

    NON conosciamo, invece, l’esito dell’indagine della Procura.
    NON conosciamo neppure i motivi per cui i SEQUESTRATI Fastweb e Telecom devono rimanere in carcere.

    Qualcuno ci spieghi come FAR PARLARE i giudici. (Magari con qualche annetto di custodia cautelare?!)
    Siamo i diretti interessati. Perché i giudici operano “in nome del popolo italiano”.
    Cioè, noi!

    • Bruno:

      Accusano gli altri sulla base della teoria “non possono non sapere” perchè loro, mi sa, allo stato attuale, “non sanno nulla”!
      A leggere quel pezzo del’ottobre 2009 si ha l’impressione (forse solo un’impressione o triste realtà?) di trovarsi di fronte ad una giustizia schizofrenica. Sono talmente autonomi che non rispettano neppure le gerarchie interne (ne hanno?)

  • stefano:

    Malata??!! Allo stadio terminale direi.. e certi personaggi sono cellule cancerogene, metastasi.. Per la cura contro il cancro ci danno speranze, ma per la giustizia mi sa che restano solo le preghiere.

    • Talita:

      Caro Stefano,
      io credo di più alla sonorità delle proteste.
      E soprattutto alla persistenza delle stesse.

      Questi magistrati la stanno facendo decisamente fuori dal vaso.
      È il momento di procurargli un tir di pannoloni: però non gratuiti.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World