Gianni Riotta a silvioscaglia.it: la lunga attesa del processo e’ una pena ingiusta



Anche Umberto Eco, ricorda “Il Sole 24 Ore”,  si è chiesto a suo tempo che senso avesse tenere in prigione Silvio Scaglia. “Ora  viene da dire – continua il quotidiano della Confindustria – perché lasciare in prigione da cento giorni il suo ex sottoposto Mario Rossetti”?.  Domanda più che legittima, alla vigilia dell’attesa udienza del tribunale del Riesame, fissata per lunedì 7 giugno, e senza dimenticare che Scaglia, dopo la scarcerazione, resta agli arresti domiciliari.



Ne parliamo con il direttore del “Sole 24 Ore” Gianni Riotta che, tra l’altro, può vantare una lunga esperienza professionale negli Stati Uniti, “sistema tutt’altro che perfetto ma che in materia di rapidità e di certezza ha molto da insegnarci perché, in casi come questi, la lunga attesa del processo è una pena, ingiusta, in più”.


Direttore Riotta, che idea si è fatta di questa lunga carcerazione preventiva? Non sembra che sia stato tempo dedicato alla raccolta di eventuali prove. O no?

“Mi permetto di citare un altro caso emblematico, quello che riguarda l’amico Ottaviano  Del Turco che venne imprigionato nella primavera del 2009.  Quell’inchiesta ha determinato le dimissioni della giunta, il cambio della segreteria regionale del partito, infine il ribaltone elettorale. Ebbene, ad un anno da quegli avvenimenti Ottaviano Del Turco non è stato nemmeno rinviato a giudizio. E che succede se viene prosciolto? Che cosa raccontiamo agli elettori abruzzesi, vittime di queste decisioni?”


Insomma, si rischia di finire in un vicolo cieco.

“E’ il motivo per cui i cittadini, sia di destra che di sinistra, di pelle non si fidano della giustizia italiana. Al di là delle polemiche politiche nessuno vuole avere a che fare con un sistema che, come sta avvenendo a Mario Rossetti, ti mette dentro e ti lascia in galera per un tempo indefinito.  Lo stesso vale per la giustizia civile: nessuno pensa di poter risolvere una lite, per esempio, di condominio in tempi ragionevoli”.


Direttore Riotta, lei vanta una lunga esperienza negli Usa. Sarebbe concepibile la vicenda di Scaglia o di Rossetti oltre oceano?

“ No. Premesso che quella americana non è certo una giustizia esente da pecche, ci sono almeno due elementi  su cui val la pena meditare. Primo, la rapidità della fase istruttoria. IL caso Madoff è esemplare: accertamento del reato, incriminazione, processo ed immediata condanna. Secondo,  non è concepibile che si aprano, si chiudano e si riaprano i procedimenti  salvo casi eccezionali. Non è possibile, tanto per intenderci, che  dopo un’archiviazione ci sia una fase due, tre o anche quattro. La giustizia americana, ripeto, ha tanti difetti, a partire dal costo della difesa che gioca a favore degli imputati più abbienti rispetto agli altri. Ma ha molto da insegnarci in materia di certezza e di rapidità. Il caso di un cittadino parcheggiato in carcere in attesa di non si sa quale atto d’indagine non è ammissibile. L’incertezza del diritto, come ci insegnano tutte le ricerche in merito, è ormai la prima causa che tiene lontani gli investitori internazionali dal nostro Paese”.


Direttore, si ha la sensazione che l’imputato, soprattutto se non emerge una prova vera della sua colpevolezza, rischi di finire in una sorte di diritto dormiente. O meglio, addormentato. E’ così?

“Mi auguro vivamente che non sia il caso di Mario Rossetti o di Silvio Scaglia. Spero che, anche grazie all’azione di controllo del mondo dell’informazione, la giustizia nei loro confronti  sia rapida.  L’attesa del processo è comunque una pena che viene inflitta all’imputato. Ed è una pena odiosa ed ingiusta soprattutto per chi, poi, verrà assolto. L’inefficienza è comuqnque la pima ingiustizia ”.


16 Commenti a “Gianni Riotta a silvioscaglia.it: la lunga attesa del processo e’ una pena ingiusta”

  • Bruno:

    Intanto fra una manciata di ore si compirà il 101° giorno….

  • giovanni:

    Io, nonostante tutto, continuo a nutrire fiducia nelle Istituzioni, intese come insieme di professionisti che, nella loro maggior parte, in coscienza cercano di compiere il loro dovere. E’ chiaro che vi sono delle situazioni di chiusura corporativa, specie nella magistratura, che favoriscono l’allignare di fenomeni poco commendevoli, di facili autoassoluzioni, di impunita inefficienza. Ma come con l’evoluzione della legge 241/90 sono stati fatti passi da gigante sul cammino dei diritti dei cittadini nei confronti della Pubblica Amministrazione in generale, così è necessario che ne siano compiuti altrettanti per garantire che i magistrati onesti, laboriosi e coscienziosi non siano confusi con loro colleghi arroganti, incompetenti, pigri e incapaci di leggere ed ascoltare il prossimo.
    Ed invero, mentre ci sono PM e Giudici che campano di fumo, dilapidando i soldi del contribuente per indagini improbabili, rovinando la vita del prossimo senza motivo, ve ne sono altri estremamente attenti, scrupolosi, che portano a casa sistematicamente dei risultati e che aiutano la società a tutelarsi. E’ possibile che i primi facciano carriera come i secondi? Se un avvocato fa condannare il primo, il secondo, il terzo ed il quarto cliente di seguito per errori conclamati della sua difesa, la voce si sparge ed è costretto a cambiare lavoro. Questo non accade con i PM ed i Giudici, che ne possono sbagliare mille, continuando a progredire fino ai massimi gradi della magistratura. E’ questa l’aberrazione!
    In ultima analisi, occorre separare il grano dal loglio, per evitare di travolgere con critiche indiscriminate un’intera categoria, quella dei magistrati, che, se ben governata, offre un servizio insostituibile per una democrazia avanzata come è (o dovrebbe essere) quella italiana.

    • Talita:

      Scusa, Giovanni, fammi capire.

      Secondo te, c’è qualcuno al mondo che travolge con critiche indiscriminate l’intera categoria dei magistrati?

      • giovanni:

        Si, Talita, qualcuno purtroppo c’è ed io non voglio essere confuso con quelli.
        Vorrei, invece, che “il sistema” consentisse – cosa che oggi non si verifica – di perseguire i magistrati che non sanno fare il loro mestiere, che sbagliano conclamatamente ad “affondare il bisturi” nelle carni di innocenti, che interpretano il loro ruolo di garanzia con la superficialità propria dell’inetto. A loro, a quelli che proprio non si accorgono che in un caso come quello di Silvio Scaglia e degli uomini che possiamo definire “i sequestrati di Rebibbia” non solo siamo in carenza assoluta delle esigenze cautelari, ma manca lo stesso presupposto di merito (ovvero i gravi indizi) per privare della libertà delle persone, ecco, nei confronti di quelli rivolgo il mio sdegno.
        Vorrei che quando questo “brutto sogno” sarà finito queste persone non se ne possano uscire immacolate e che a pagare non sia come sempre “lo Stato” (cioè noi poveri fessi), ma i poliziotti, i PM, i giudici superficiali che hanno messo su e legittimato un castello di nulla, una trappola buona solo a far soffrire persone perbene.
        Ecco, mi chiedo, chi pagherà per la sofferenza di bambini che per lunghi mesi non hanno potuto vedere il loro padre, o lo zio adorato? Chi pagherà per l’umiliazione che onesti professionisti del settore delle telecomunicazioni hanno dovuto subire non solo con la carcerazione per reati tanto infamanti quanto sostanzialmente poco fondati, ma per la spoliazione di tutti i loro beni, frutto del loro lavoro di anni e di quello della loro famiglia, costretti ad andare a chiedere la “solidarietà” di parenti ed amici?
        Ed allora, io mi ostino a credere che al termine di questa vicenda tutti gli “onesti sequestrati di Rebibbia”, riconosciute le loro ragioni, possano mettersi insieme e trovare un giudice, una persona onesta, attenta, capace, che sia anche in grado di pronunziare una condanna netta, di natura patrimoniale, anche per dei magistrati che certamente NON hanno dimostrato di saper interpretare al meglio il loro ruolo.

        • Talita:

          Tutto bene, Giovanni, quello che dici.

          Ma chi è questo “qualcuno” tanto irragionevole e indiscriminato?
          Se non mi dici chi è, io non capisco.
          Anche perché non credo affatto che esista gente tanto anarchica. Id est, cittadina di Fantasyland.

          Sai perché insisto?
          Perché le tue parole mi appaiono un ciccìn moralistiche. Tipo “gli altri sì, io no!”
          E, in questo caso, non mi sembra vantaggioso fare la morale.
          Ma questo è solo il mio parere.

  • Talita:

    Un pensiero affettuoso e un grandissimo “in bocca al lupo” a Mario Rossetti.

    Che è tuttora sequestrato in carcere e che domani sarà di nuovo giudicato dagli stessi magistrati che ne hanno determinato il sequestro.

    Un pensiero affettuoso e sentiti auguri a tutti gli altri sequestrati in ingiusta custodia cautelare.
    Non ultimo Silvio Scaglia: ai domiciliari con metodologia-Spielberg.

    Un pensiero di estrema riprovazione – per non dire altro – alla nostra Magistratura: che attualmente devo purtroppo considerare nella sua totalità.

    Infatti, invece di preoccuparsi del diffuso sentimento di disprezzo che provoca in gran parte della gente, è appassionatamente impegnata a programmare scioperi in difesa delle proprie paghette.

    Con tanto di vademecum stilato e diffuso dall’Anm, con specifiche regole da seguire affinché gli scioperi aumentino l’ormai insopportabile caos della nostra (in)Giustizia, ma non comportino alcuna decurtazione alle paghette stesse.

    Eppure sarebbe sufficiente che l’Anm tenesse conto di un solo dato.

    “Mani pulite’ (1992-1993): secondo i sondaggi, i magistrati riscuotevano la fiducia del 95% della gente.

    Oggi: secondo Eurobarometro (istituto di sondaggi della Commissione europea), solo UN TERZO degli Italiani ha fiducia nella magistratura.
    E a ragione!

  • Talita:

    Mario Rossetti è stato arrestato il 23 febbraio scorso.
    Era inverno.
    Il prossimo 7 giugno avrà totalizzato 121 giorni di galera.
    E sarà quasi estate.
    Avrà scontato 121 giorni di galera, senza essere stato giudicato neppure da un Tribunale di primo grado.

    Io mi sento umiliata nei suoi confronti.
    Perché amo l’Italia e vorrei vederla un Paese giusto, mentre giusto non è. Per vari motivi.

    Non vi si tiene in alcun conto la meritocrazia.
    Anzi si tenta di abbattere per via giudiziaria ogni eccellenza: in qualsiasi campo emerga.

    Berlusconi è stato perseguitato dalla sua apparizione sulla scena politica e continua a esserlo, perfino inventando nuove specie di reati (vedi processo Mills).

    Si sta cercando di distruggere la Protezione civile – organismo miracolosamente funzionante – perfino accusando dei TECNICI di non aver previsto il terremoto dell’Aquila. Mentre la comunità scientifica internazionale sghignazza alla faccia dei nostri magistrati-scienziati (!!!).
    Ne sentivamo davvero il bisogno.

    Silvio Scaglia – eccezionale imprenditore, che però dà fastidio ad altri imprenditori meno evoluti ma più ammanicati – viene blindato e “sepolto vivo” nella sua casa di Ayas: ossia ben lontano dai suoi affari.

    Nulla di quanto dicono i magistrati ha una valenza perlomeno logica.
    Se l’avesse, infatti, Legge vorrebbe che fosse rinviato a giudizio. L’indagine specifica dura ormai da anni.

    A nulla vale il fatto che Scaglia è uno dei rarissimi straricchi che ha lasciato la sua residenza nella frazione di Ayas, non trasferendola a Montecarlo, Londra o altrove.
    Silvio Scaglia è un Italiano (iniziale maiuscola), che concorre positivamente all‘economia italiana.

    A nulla vale il fatto che Scaglia si sia consegnato alla cosiddetta Giustizia, tornando precipitosamente dal Sudamerica, dove un colpevole sarebbe restato, facendo marameo alle nostre toghe.
    A nulla valgono i numerosi altri elementi che depongono a favore dell’uomo.

    Valgono i Morgigni e i D’Arma, a cui la Legge dà la facoltà di decidere sulla vita di quest’uomo: senza sottoporlo al giudizio di un Tribunale di primo grado.

    Lo stesso dicasi per Mario Rossetti, con l’aggravante che Rossetti è tuttora in galera e non può neppure incontrare i suoi figli – 9, 8 e 2 anni – perché non gli è consentito incontrarli nello “spazio verde” della prigione e lui non vuole che lo vedano dietro le sbarre.

    E poi, seguendo i circuiti logici (?) dei magistrati, Rossetti appare come una specie di chimera.

    Gli è stato sequestrato tutto, per cui i suoi familiari vivono grazie all’assistenza di parenti e amici.
    Ma allora, se Mario Rossetti è un delinquente tanto astuto da aver partecipato a una maxitruffa – anzi, alla madre di tutte le truffe, a leggere l’ordinanza di arresto – è possibile che non abbia messo al riparo la sua famiglia?
    Come?

    Come fanno tutti. Intestando quanto più possibile ad altri, che siano la moglie, una Srl, prestanome eccetera.
    In questi giorni, i giornali parlano di un tizio ex togato che si sarebbe fatto un immenso patrimonio immobiliare, acquistando gli immobili per interposta persona.

    Allora, secondo i nostri acutissimi magistrati, Rossetti è un Arsenio Lupin oppure è un cretino?

    Da 119 giorni, Rossetti è solo un galeotto.
    INGIUSTAMENTE.

    • Bruno:

      E’ sicuramente un particolare di poco conto, ma Silvio Scaglia ha pure risparmiato allo Stato una missione speciale di un manipolo di agenti per “catturarlo” e rimpatriarlo da dove era (e dove poteva stare, come si è detto). Ha pure speso del suo e non poco. Qualcuno obbietterà che ‘con tutto quanto ha truffato…’ (viste le accuse, ma non prove o sentenze) Ma vi pare che un ‘furfante’ si consegni alla giustizia a proprie spese sapendo di avere davanti una lunga carcerazione preventiva? Impavidi, quei magistrati non ragionano neppure con l’uso del buon senso. Temono che sia fumo negli occhi? Ogni tanto, ma molto ogni tanto, si ricordano di avere per le mani il fascicolo di “quello là”, ma prontamente lo rimettono da parte: non confessa, il furfante! Stia lì e mediti.

    • giovanni:

      Sinceramente, più che impavidi, quei magistrati mi sembrano tracotanti. Non so se fingano di lavorare o se lavorano male, sta di fatto che non si fanno scrupolo di battere la grancassa, alla ricerca di spazi pubblicitari forse utili a guadagnare qualche nuova posizione di prestigio o solo la luce dei riflettori, arrestando e tenendo in galera persone che dalle loro stesse carte risulta chiaro che siano innocenti. Le accuse roboanti, lo abbiamo ben capito, servono solo per amplificare mediaticamente la notizia, mentre la sostanza è davvero poca. Se poi, uno legge le motivazioni dei provvedimenti da loro scritti per dare una parvenza di legalità alle loro decisioni, c’è da restare male! Ci si chiede, spontaneamente, ma sono solo io che vedo vivo l’assurdità e le contraddizioni delle proposte ed ordinanze di PM, GIP e Riesame come dei pugni in faccia o è palese che la logica sembra essere del tutto ignota a certi signori?
      Bene, proviamo a ragionare come loro. siccome alla Procura ed al Tribunale di Roma hanno scoperto che qualche impiegato si comportava non professionalmente, sono responsabili anche i vertici giudiziari di tali Uffici. Anche loro NON potevano NON sapere oppure, pur essendo provato che NON sapevano, poichè hanno incontrato quegli impiegati, hanno chiesto loro dei provvedimenti, hanno avuto dei rapporti di lavoro con loro, sono colpevoli! Rispondano, dunque, nelle sedi dovute di tale colpa, cosicchè saremmo sicuri, per una volta, che la LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI.

      • Bruno:

        Già…anche loro NON potevano NON sapere, vedendo uffici vuoti e deserti, come è capitato a me una volta in Ufficio delle Imposte in normale orario lavorativo: oltre il 60% delle scrivanie prive di “titolare” pur apparendo operative.
        Vista l’indomita capacità di attivare conferenze stampa per gli annunci roboanti (ne escono ogni settimana, a dimostrazione della loro efficienza e attivismo) di aver scoperto questo e quello, per poi cadere nel silenzio più totale sul prosieguo, dovebbe sussistere un obbligo di indire simili conferenze stampa di aggiornamento ogni 3-4 settimane….
        Diranno “lasciateci lavorare”, “non possiamo dire di più, segreto istruttorio”. Allora meno fuochi d’artificio quando fanno ‘quelle’ conferenze stampa. I media, però, hanno delle colpe perchè pure loro titoloni e poi, avanti con la prossima notizia, accantoniamo questa.

  • Talita:

    Per la precisione
    Il processo relativo all’inchiesta Sanitopoli abruzzese – e dunque anche a Ottaviano Del Turco – è iniziato a Pescara il 12 maggio scorso.

    La prossima udienza è fissata per il prossimo 7 giugno.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World