Mario Rossetti agli arresti domiciliari


L’AVV.LUCIA: “ORA  IN CASSAZIONE PER LA PIENA LIBERTA”

Mario Rossetti  esce dal carcere di Rebibbia. Nella mattinata di lunedì 7 giugno, infatti, il giudice delle indagini preliminari Aldo Morgigni, sentito il parere della Procura, ha deciso di concedere gli arresti domiciliari presso la sua abitazione all’ex direttore finanziario di Fastweb.


“Siamo soddisfatti perché sono state accolte, almeno in parte, le nostre richieste. Contiamo che presto possano rientrare anche le restanti misure di custodia cautelare e che Rossetti , quindi, possa tornare pienamente libero” è stato il primo commento del difensore Lucio Lucia , dopo l’incontro con gli inquirenti. “Ora comunque siamo pronti- ha continuato il legale – a difenderci al meglio”.


Il prossimo appuntamento, per Rossetti come per Silvio Scaglia (agli arresti domiciliari presso la sua residenza in Val d’Aosta) è l’udienza del 25 giugno prossimo in Cassazione per il ricorso contro le misure cautelari. “Confido – è la conclusione di Lucia -  che la Cassazione accolga il nostro ricorso”.


Mario Rossetti in  oltre tre mesi di custodia cautelare presso il carcere romano è stato interrogato in una sola occasione il 13 aprile scorso.

1.384 Commenti a “Mario Rossetti agli arresti domiciliari”

  • Emiliano:

    Ciao Mario spero tu possa leggere quanto sotto. Non so come comunicare con te inizio a metterlo qui visto quello che mi avevi scritto. Spero di vederti presto

    24952 Un’ottantina di persone hanno seguito mercoledì 16 giugno al Centro cardinal Ferrari di Como l’iniziativa organizzata dal Centro servizi per il volontariato, dalle Acli e da Questa generazione nell’ambito del progetto Oltre le mura. Verso percorsi di inclusione sociale, con il contributo di Fondazione Cariplo e il patrocinio del Comune di Como assessorato ai Servizi sociali.

    Relatori dell’incontro sono stati Lucia Castellano, direttrice del penitenziario di Bollate, e Cecco Bellosi, direttore educativo della comunità Il Gabbiano, moderati dall’avvocato penalista Walter Gatti.

    La serata si è aperta con un intervento di Lucia Castellano finalizzato a chiarire la propria visione di un termine usato ed abusato in ambito di esecuzione penale: il trattamento del detenuto. Talora il significato di questo termine secondo la relatrice rischia di essere ridotto ad un’utopia positivista o ad una pietosa bugia. La visione della pena e del sistema penale della Costituzione ed il disegno della riforma del 1975 (Legge Gozzini) prevedono un carcere «le cui porte si aprono gradualmente per consentire al condannato di guadagnarsi la libertà», preparando quindi l’uscita da quel «tempio della legalità», che coniugando responsabilità e libertà persegue la rieducazione del condannato.

    Le ragioni per cui il dettato normativo non viene oggi rispettato in Italia, sono da ricercare, secondo la direttrice, non tanto in ragioni tecniche e organizzative (mancanza di organico, strutture obsolete) quanto in un divario culturale tant’è che, anche nei mesi immediatamente successivi all’ultimo indulto con una la popolazione carceraria notevolmente sotto la capienza massima delle carceri italiane, non si sono attuate strategie realmente tese alla rieducazione.

    Bollate, la seconda Casa di reclusione di Milano, è stata aperta nel 2000 ed ha da subito investito sul trattamento avanzato, accogliendo solo detenuti comuni selezionati: gli ospiti scelgono di scontare la propria pena a Bollate, non sono eccessivamente pericolosi (viene valutata la pericolosità attuale e non la gravità del reato) ed hanno un fine pena che consente di lavorare sul reinserimento (minimo quattro anni). I pilastri del modello di Bollate sono tre: il clima interno (celle aperte tutto il giorno, possibilità di movimento e di autorganizzazione), le opportunità (di formazione, studio, lavoro per tutti i detenuti), l’esterno (l’utilizzo di tutti gli strumenti previsti dalla legge per favorire e preparare la riconquista della libertà per i detenuti). Dopo dieci anni quella di Bollate è ancora considerata una sperimentazione ed una eccezione: “l’isola felice”. Nel sentire comune, spesso profondamente influenzato da una cultura custodialista, quello di Bollate rischia di non essere nemmeno considerato un carcere. Questo perché, spiega Castellano, se manca l’afflittività aggiuntiva (rispetto a quella stabilita dalla legge con la privazione della libertà), spesso ampiamente presente nelle carceri italiane, non c’è la pena. A Bollate, garantisce la direttrice, manca “solo” la libertà, così come previsto dalla legge.

    Cecco Bellosi ha portato l’attenzione della platea su quell’ampia fascia di popolazione carceraria, definita da Castellano gli occupanti abusivi del carcere: tossicodipendenti in carcere non per reati strumentali, ma per la loro stessa dipendenza e persone presenti sul territorio nazionale in modo clandestino. Sono 10 mila persone, sparse nelle carceri di tutta Italia, «rese colpevoli dalla Bossi-Fini e dalla Fini-Giovanardi». Sono ospiti di un sistema carcerario che non sa «prendersi cura, né avere cura delle persone malate che reclude». Una realtà davanti alla quale, chi gestisce comunità che possono rappresentare un’alternativa al carcere, rischia di sentirsi «come un bambino che con un secchiello cerca di svuotare il mare».

    Per scuotere l’amministrazione penitenziaria, che, più di ogni altra pubblica amministrazione, secondo i relatori, chiede cambiamenti radicali ai propri interlocutori senza mai saper fare autocritica, per tradurre in realtà la rivoluzione culturale che secondo il legislatore avrebbe dovuto trasformare la reclusione italiana negli anni 70, è necessario che la società civile consideri il carcere come proprio ambito di azione, che vi entri, e che non lo faccia in punta di piedi. È necessario che la società accompagni il carcere a sperimentare scelte e azioni di cambiamento, per rompere la consuetudine di abitudini e pratiche che si è prodotta nel tempo, ma non ha alcun mandato normativo. [Laura Molinari per ecoinformazioni]

  • loredana:

    Sono davvero felice per te,spero tu possa ritrovare la serenità che ti meriti insieme ai tuoi affetti. Un abbraccio

  • vanda:

    e vaiiiii era ora!
    vanda

  • andrea rossini:

    Forza Mario, un abbraccio
    ar

  • Rocco:

    a presto Mariolone, coraggio. Un abbraccio anche per Sophie e i bambini

  • Riccardo d'Urso:

    Mario evviva, finalmente…..ma è solo il primo passo, ora spero possa arrivare quanto prima il tuo più completo proscioglimento…
    Una stretta forte da tutti noi adesso che siete di nuovo insieme!

  • Stefano:

    Alla buon’ora!! Concordo con Talita.. Liberi tutti e la facciano finita con sta buffonata (che non fa ridere proprio nessuno). È ora di finirla e basta!

  • Giuseppe e Maria Teresa G.:

    Mario,

    siamo felici!! Speriamo di poter parlare presto con te, adesso vedremo le restrizioni che ti hanno posto.

    Ti abbracciamo, insieme a Sophie, Giorgio, Louise e Leone.

  • Stefania:

    Caro Mario un forte abbraccio e ben tornato!

    Stefania e Paolo

  • Chiara Sfondrini:

    Vai Marione! Ti abbraccio forte!!!
    Chiara

  • Talita:

    Un peso in meno sulla coscienza di tutti noi.

    E una riflessione: trattandosi del gip Aldo Morgigni, ciò significa una sola cosa: che le proteste, reiterate e costanti, VALGONO.
    E che devono continuare.

    Altri manager Tis sono tuttora in custodia cautelare in carcere. Perché?
    Silvio Scaglia e ora Mario Rossetti sono agli arresti domiciliari. Perché?

    È da ricordare che l’inchiesta relativa iniziò nel 2007.
    Che cosa stanno aspettando i magistrati per decidere?
    Magari che si materializzi dal nulla un pentito tipo Spatuzza o Ciancimino jr?

    • giovanni:

      Ha ragione Talita! Per liberare i manager TIS forse aspettano forse che qualche “galantuomo” a caccia di “meriti” spunti dal cilindro per raccontare qualche improbabile “verità”, sulla quale costruire qualche nuovo castello in aria? S
      appiano che per le persone perbene che ancora stanno in carcere NON troveranno, per i loro farneticanti teoremi accusatori, riscontri di sorta, se non quelli che invece dimostreranno quanto superficiali e pessimi siano stati l’indagine ed il lavoro di PM e Giudici fino ad oggi.
      Un appello, dunque: liberate senza condizioni gli ostaggi di Rebibbia! Farete di certo miglior figura che continuare ad ostinarvi in una posizione davvero insostenibile.

  • luciana franca:

    Mario finalmente! Sono felice che tu possa ritornare ai tuoi affetti, con tua moglie e con i piccoli!
    Finalmente ripeto, ti aspettiamo tutti da tempo!

    un abbraccio
    luciana

Lascia una replica per loredana

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World