Pausa di Ferragosto per Telecom Sparkle – Fastweb


Intanto il cronometro della “custodia cautelare” corre verso i sei mesi


 

 

Meno cinque. Anzi per la precisione, ancora quattro giorni e mezzo. Poi, il 24 agosto, la custodia cautelare per gli indagati del caso Telecom Sparkle – Fastweb toccherà i 180 giorni, ovvero i 6 mesi. Nel frattempo, la settimana successiva al Ferragosto, non registra novità se non la perdurante attesa per gli avvocati e i loro assistiti di ricevere la “notifica” del giudizio immediato, quindi la possibilità di prendere visione di tutte le carte con cui si andrà a processo. A tal proposito, mentre è confermato che la Cancelleria dei gip è al lavoro per trasferire l’intero fascicolo alla sezione penale competente, va ricordato che i termini fissati dalla legge consentono di posticipare il “trasbordo” fino ai 30 giorni precedenti la prima udienza prevista il 2 novembre.


Tutto fermo dunque, o quasi: per Silvio Scaglia, per gli altri indagati dell’inchiesta, e per le altre 5-6mila persone che in questo momento in Italia sono “ristrette” agli arresti domiciliari, ma tuttora in attesa di giudizio. Tanti sono infatti nel Belpaese i “presunti innocenti”, privati della libertà personale, senza che nessuna aula di Tribunale abbia ancora emesso alcun giudizio di condanna nei loro confronti. Una cifra approssimativa peraltro, seppur vicina al vero, che è possibile calcolare soltanto dopo un’avventura kafkiana a colpi di telefono e mail, tra una moltitudine di uffici burocratici. Questo perché il dato esatto non è nella “disponibilità” del Ministero della giustizia o del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria o del Dipartimento di pubblica sicurezza.


7 Commenti a “Pausa di Ferragosto per Telecom Sparkle – Fastweb”

  • giovanni:

    Fermo il fatto che la dilatazione del tutto immotivata dei termini della custodia cautelare può rispondere solo al sadico piacere di chi pensa di poter estorcere, come qualcuno ancora crede di poter fare, “confessioni” utili a sostenere fantasiosi quadri inquisitori, privi di qualsiasi sostrato d’oggettivi riscontri, mi dichiaro assolutamente NON d’accordo con la vignetta di Vincino.
    Non credo che il 2 novembre (o poco più in là), dopo umiliazioni, sofferenze (patite anche dalle famiglie), delegittimazioni (ricordiamoci che TIS, coraggiosamente, ha speditamente licenziato TUTTI i suoi manager, senza distinzione alcuna e senza nemmeno chiedersi se l’iniziativa della Procura fosse o meno degna di essere presa per oro colato, come se proprio non conoscesse le persone che per lei lavoravano da anni) e dopo tante spese e mancate opportunità, tutto possa finire a tarallucci e vino, con una sentenza che manderà (come è logico che mandi) nella pattumiera un lavoro (?) tanto mal fatto.
    Nel caso di specie ci sono delle precise RESPONSABILITA’ che devono essere perseguite. Per conto mio sarebbe importante che questo diventi un caso pilota per il riconoscimento dei danni causati dalla MALAGIUSTIZIA penale.
    Non sono un illuso: credo solo, fortemente, nello Stato di diritto.

    • stefano:

      Mi associo.. aggiungendo che sarebbe opportuna una pubblica lista dei nominativi dei magistrati accanto alla quale ci fossero i risultati della loro attività. Il PM Tizio ha istruito n indagini, di cui rinvii a giudizio x, condanne y (nei 3 gradi di giudizio), assoluzioni z. Sono dipendenti pubblici? Bene, lo siano fino in fondo. Voglio sapere, visto che li pago anche io, cosa fanno, quanto lo fanno e come lo fanno. E visto che si battono come leoni per avere il diritto di mettere alla berlina la gente sui giornali perché, secondo loro, è uno strumento investigativo utile (concetto più volte espresso dai capostipiti di questa generazione di magistrati), non dovrebbero avere nulla da eccepire. Ma, chissà perché, sono convinto del contrario.

    • Bruno:

      Sono perfettamente d’accordo. Credo che questa vicenda possa e debba diventare un caso pilota. Ci sono molti parametri che lo consentirebbero e diventerebbe anche un’azione di supporto a tutti coloro che meno “fortunati” (si fa per dire!) non hanno avuto e non hanno questo blog a loro intitolato. E quindi minor visibilità della loro situazione che potrebbe essere simile se non peggiore a questa vicenda.

  • Cesare:

    Il tentativo di prolungamento della custodia cautelare di ing. Scaglia, richiama per evidente analogia il comportamento della giustizia nel caso
    “Mikail Khodorkovsky” di cui riporto un recente passaggio.

    ” The court, having heard the opinion of the participants in the process, considers that the motion of the state prosecutor on extending the terms of detention of the defendants Khodorkovsky and Lebedev is grounded and subject to satisfation” – declared Judge Viktor Danilkin.

    Il resto dell’articolo è molto istruttivo e può essere letto dal link allegato.

    http://www.robertamsterdam.com/2010/08/grigory_pasko_danilkin_a_fall_guy_for_the_khodorkovsky_verdict.htm#more.

    E’ da attendersi che la pratica dilatoria, di prolungamento dei tempi, mirata unicamente a privare ing. Scaglia della libertà personale, renderà disponibile agli avvocati la documentazione di accusa solo all’ultimo momento disposto dalla legge (sic!) e porterà ad una udienza al 2 novembre subito rimandata per qualche solito azzeccagarbugliato principio giurisprudenziale.

    Spero proprio che questi 4 (quattro) giorni ancora mancanti al compimento dei 6 mesi di custodia cautelare, permettano alla Difesa di fare valere i diritti degli uomini liberi ed obbligare la Giustizia italiana a prendere atto che in Italia la Giustizia deve rispettare le leggi dello Stato.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World