Fastweb dà l’addio alla Borsa


Ma continua la sfida della “banda larga” aperta da Scaglia


Il titolo Fastweb veleggia in Borsa attorno a quota 17,90 (+33 per cento rispetto alla vigilia), in linea con il prezzo dell’offerta pubblica di acquisto lanciata nella mattinata dell’8 settembre dall’azionista di controllo, la svizzera Swisscom. La reazione di Piazza Affari conferma che l’Opa ha ottime possibilità di andare in porto, sancendo così la fine della storia borsistica di una delle società più importanti emerse nella stagione della new economy europea. L’esordio sul listino azionario della società, fondata nel settembre del 1999 per iniziativa di e.Biscom (controllata da Silvio Scaglia, alcuni manager e il finanziere Francesco Micheli) e di Aem Milano, risale infatti al marzo del 2000, quando il titolo debuttò a 160 euro, sull’onda di una formidabile richiesta di mercato.


Da allora, Fastweb, incorporata in e.Biscom nel 2004, è stata per anni sotto la guida di Silvio Scaglia la grande protagonista dell’innovazione tecnologica in Italia, grazie agli investimenti per portare la banda larga ad una porzione consistente della popolazione italiana. Nel 2007 Swisscom ha rilevato l’82,1 per cento del capitale. Nell’occasione, anche Scaglia ha ceduto il 18 per cento ancora in suo possesso, restando però nel consiglio di amministrazione. Nel febbraio del 2010, scoppia l’inchiesta per la “truffa carosello” che ha investito sia Fastweb che Telecom Sparkle. Si tratta degli sviluppi di un’indagine precedente all’ingresso di Swisscom ma di cui il nuovo azionista era perfettamente informato al momento dell’acquisizione.


Il resto è storia recente: per evitare l’ipotesi di commissariamento della società l’amministratore delegato Stefano Parisi, indagato, si sospende dall’incarico affidato, pro tempore, al numero uno svizzero Carsten Schloter. Le indagini non hanno ripercussioni sulla tenuta del business industriale di Fastweb, ma pesano probabilmente sulle sorti del titolo che, da febbraio, ha perduto circa il 30 per cento del valore. Di qui la scelta di Swisscom di procedere all’acquisizione del flottante ed al successivo delisting del  titolo. Un buon affare, dato il prezzo. Ma anche la conferma che Swisscom non ritiene che esistano i presupposti per procedere nel breve ad un massiccio piano di investimenti nella banda larga in Italia, come auspicato dal gruppo elvetico ma anche dagli altri competitor italiani, con l’eccezione dell’ex incumbent Telecom Italia, troppo debole sul piano finanziario per guidare un processo di cablatura di dimensioni nazionali ma deciso a proteggere il residuo valore della sua rete in rame.


L’Opa di Swisscom su Fastweb, insomma, è la conferma che il gestore svizzero, nonostante tutto, continua ad avere fiducia nelle prospettive del mercato italiano. Ma è anche il segnale che l’avventura di un’Italia tecnologica lanciata verso il futuro, così come l’aveva concepita Silvio Scaglia, è costretta, per cause di forza maggiore, a segnare il passo.


1.335 Commenti a “Fastweb dà l’addio alla Borsa”

  • Cesare:

    comunicazione di stampa di poco fa:

    “Fastweb ha presentato l’offerta “Fibra 100″ con cui si da’ la
    possibilita’ a 2 milioni di famiglie e aziende in Italia (in sette citta’,
    gia’ raggiunte dalla fibra ottica Fastweb), di cui 300 mila solo a Roma,
    di navigare su Internet a 100 mega con massimi livelli di affidabilita’ e
    prestazioni eccezionali. Si tratta della prima volta in Europa che un
    numero cosi’ elevato di clienti residenziali e micro aziende potra’
    collegarsi in banda ultralarga con una rete di nuova generazione.”

    Aziende e privati che usufruiranno di questo servizio, possono rendere omaggio alla visione di ing. Scaglia – tuttora ancora trattenuto “lontano” dalla possibilità di dare un servizio al libero mercato.

    Wauuhh … innovazione e coraggio di competere vince burocrazia ed immobilismo – 10 a zero!

  • Cesare:

    X fortuna anche in Italia esistono ancora Imprese i cui Manager sanno prendere decisioni e sviluppare attività in concorrenza con i monopoli (di stato o di fatto, “disturbando” camarille ed organizzazioni che traggono ragione di sopravvivenza proprio dall’immobilità).
    X realizzare innovazione i Manager devono assumere decisioni, essere veloci,e soprattutto avere una visione.
    Fastweb sta comunque muovendosi per migliorare l’offerta della banda larga nelle principali città italiane, grazie al passaggio di consegne al vertice di comando dell’Azienda.
    Non è che a questo punto possa essere suggerito di bloccare questo processo di innovazione muovendo accuse al nuovo vertice di Fastweb di eccessivo decisionismo?
    (ovvero che, pur in presenza di un Board – corresponsabile delle gestione d’Azienda – il numero uno è “autoritario” e così si riesce a decapitare anche questa nuova figura e rallentare di nuovo questo pericoloso concorrente “straniero”?).

  • stefano:

    Definire un’inchiesta dellla magistratura “causa di forza maggiore” ha un che di ineluttabile che mi fa venire i brividi.. Un terremoto è una causa di forza maggiore, non certo qualche leguleio con tante manie di protagonismo e nessun rispetto per la legge e le persone di cui dovrebbe essere al servizio. È pur vero che, come i terremoti, pare che nessuno sia in grado di fermarli: si può solo raccogliere i cocci dopo.. Però, come osservò una nota scrittrice a Norimberga, in fondo sono solo uomini..

    • Bruno:

      Questi tipi di inchieste forse rientrano nelle cause di forza maggiore….
      Se uno ha una condotta un po’ truffaldina (ad es.) mette in conto un incidente di percorso (diciamo così)
      Ma se uno procede in modo regolare entro i canoni di legge (grosso modo, perchè a volte ci sono trabocchetti di cui non si piena consapevolezza, ma nessuno è santo!) e s’imbatte in una cosa del genere, credo abbia titolo per definirla “causa di forza maggiore”, proprio come una tegola che ti cade in testa…da un tetto appena rifatto.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World