E il GIP disse: “Stia zitto”


Il “regime di silenzio” previsto dall’ordinanza restrittiva del gip Morgigni fin dal 17 maggio scorso. Peccato che non venga applicato nemmeno per killer e boss mafiosi. La ricostruzione su Panorama.it del vicedirettore del settimanale, Maurizio Tortorella


«Visto l’art. 283 del codice di procedura penale, il giudice per le indagini preliminari dispone il divieto di comunicazione per l’indagato con ogni persona, sia con colloquio diretto che con qualunque mezzo di telecomunicazione, con l’esclusione dei familiari eventualmente residenti nella suddetta abitazione».



È quanto riporta il sito del settimanale Panorama nel ricordare il “regime di silenzio” (familiari a parte) che dal 17 maggio scorso è stato imposto a Silvio Scaglia dal gip Aldo Morgigni “in base – si legge nell’ordinanza – all’art. 283”.


Sottolinea Panorama.it: “Ora (a parte che l’articolo giusto è il 284: ma ormai nessuno ci fa più caso, se i giudici sbagliano), va detto che il 23 novembre a Roma si è tenuta la prima udienza del processo. E gli imputati, cioè Scaglia più una quarantina tra manager e consulenti, hanno assistito all’udienza in assoluta libertà, così come previsto nella convocazione del giudice. Scaglia, in particolare, è arrivato nella capitale, ha dormito in albergo. Il punto è che all’imputato Scaglia l’ordinanza continua comunque a negare un diritto costituzionale, quello di espressione. Non può spiegare il suo punto di vista sull’inchiesta, non può difendersi se non attraverso i suoi avvocati”.


Da giornalista che si è occupato a lungo di cronaca giudiziaria – prosegue però l’articolista – devo dire che l’aula di un tribunale, l’aula di un processo, è stata spesso il luogo migliore dove intervistare imputati anche ben più «pericolosi» di un imprenditore accusato di avere frodato il fisco. M’è capitato con tangentari, boss mafiosi, killer. E allora, perché negare a Scaglia questo diritto?”.



8 Commenti a “E il GIP disse: “Stia zitto””

  • monica:

    Stiamo continuando ad insegnare ai nostri figli quello in cui crediamo. Continuiamo a spiegare loro che devono impegnarsi per dare sempre il meglio di loro stessi, che devono essere onesti e credibili. Che devono sapersi confrontare,che devono saper studiare e lavorare con gli altri. Gli insegnamo che non devono essere despoti, gli insegnamo essere umili, gli spieghiamo che devono saper fare fatica per poter crescere . Sanno che devono rispettare le persone e il loro operato. Sanno che nel loro percorso troveranno persone piu’ brave di loro che meriteranno molto rispetto ma adesso sanno che esiste l’ingiustizia, la gelosia e l’invidia. Devono essere forti per poter combattere tutto questo ma soprattutto onesti. Come dici, cara Emanuela, il fango non ci portera’ via tutto questo, anzi, ci rendera’ ancora piu’ forti.
    Un abbraccio Monica

    • giovanni:

      Si, è vero, noi continuiamo a credere nei nostri valori, in quelli delle persone perbene, in quelli di chi, con umiltà, senza il tronfio fragore della grancassa e con tanto sudore, ogni giorno mette il suo sassolino per far in modo che questa Italia nonostante tutto regga.
      Noi non ci facciamo abbattere da chi, in buona o in mala fede, dimostra di non saper fare il suo lavoro e di mancare della sensibilità minima che si richiede a chiunque rivesta ruoli apicali. Noi continuiamo a credere nella Giustizia, convinti che tra i Giudici, alla fine, troveremo chi saprà compiere lo sforzo minimo necessario per trarre fuori da questo torrente d’infamia le persone oneste, distinguendo il grano dal loglio.
      Ma quale risarcimento compenserà gli uomini onesti, imprenditori e dirigenti di Fastweb e TIS, per delle sofferenze oggettivamente evitabili? Quale sanzione potrà essere invocata ed ottenuta per i responsabili di questo inutile scempio delle vite altrui?
      Ecco, quel che temo non possa essere facilmente spiegato ai nostri figli è che i responsabili di una conclamata ingiustizia assai probabilmente finiranno per restare, in questo strano mondo, del tutto impuniti.

  • stefano:

    Il 283 dice: devi startene in casa.. e già è pesante; il 284 dice che, oltre a stare in casa, non devi parlare con nessuno che non sia un famigliare convivente.. La differenza mi pare significativa!!
    Ma dico: un magistrato, un giudice, cosa deve sapere se non gli articoli di legge su cui basa le ordinanze???!!!
    Non so.. è come se uno chef scrivesse una ricetta in cui invece di indicare un ingrediente ne mettesse un altro.. tutti provano a fare la ricetta e poi per forza il piatto viene uno schifo!!! Poi lo chef non se la prenda se per quel mero “errore materiale” la gente gli da dell’imbecille (dare dell’imbecille ad uno chef si può, se lo dico del magistrato mi denunciano.. io sta gran differenza non la vedo).

    .

  • manuela cocito cesti:

    Quando pensi di essere il solo a non capire e poi ti accorgi che sono in molti a non capire sicuramente come minimo manca la trasparenza e come massimo il fango sta trascinando con sè tutto quello in cui ti hanno insegnato a credere. Silvio, Monica vi abbraccio

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