L’avvocato Merluzzi: “Perché privarli della libertà?”


Nei confronti dei miei assistiti la Procura non ha in mano nulla, solo congetture”. Così dichiara a Panorama Economy il legale di Stefano Mazzitelli e Massimo Comito, ex manager di TIS. E aggiunge: “la custodia cautelare è regolata da principi stringenti, che in questo caso sono assenti



«“Altro che prova evidente, nei confronti dei miei assistiti la Procura non ha in mano nulla, solo congetture”. Parla così l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore degli ex dirigenti di TIS, Stefano Mazzitelli e Massimo Comito. “In tre anni di intercettazioni – aggiunge –, comprese le microspie piazzate in alberghi londinesi, e di rogatorie internazionali, i PM non hanno trovato un solo centesimo finito nelle loro tasche o in quelle di parenti e amici; vorrà pur dire qualcosa se il fine del reato, vale a dire l’arricchimento, non sta in piedi sotto il profilo giuridico e anche sotto il profilo logico, visto che manca il suo scopo, cioè il profitto. Eppure, dopo un anno gli indagati sono ancora agli arresti“. Già, tre anni di indagini, dal 2006 al 2009, che secondo la Procura avrebbero prodotto prove tali da esigere il “giudizio immediato”. Che però, ad ora, non risultano. “Nel nostro ordinamento – insiste il legale – la custodia cautelare è regolata da principi stringenti, che in questo caso sono assenti. Qui non si tratta di criminali abituali, ma di dirigenti d’azienda che hanno visto uno o due soggetti associati, per una o due volte, poi nulla più. Nessun altro contatto di alcun genere, nessuna telefonata che accenni al loro coinvolgimento, nessun euro a loro riferibile. Perché devono andare a giudizio privati della libertà personale? La verità è che sono accusati di non aver attivato controlli tipici di un’autorità statale e non certo di una società commerciale. Per capirci: non era compito dei manager Comito e Mazzitelli verificare se I-Globe pagasse o meno l’Iva“».

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