Rassegna Stampa: Il caso Scaglia diventa un “caso”


Diventare un “caso” senza volerlo, un’icona della “malagiustizia” in un Paese di pur antica cultura del diritto


È quanto sta accadendo a Silvio Scaglia, ormai citato come un “caso” da non ripetersi. Ad esempio, su La Discussione, a proposito della vicenda che coinvolge il senatore Tedesco, laddove si legge: «… come nell’incredibile caso di Silvio Scaglia. Va fatta un’aperta battaglia per la riconquista della civiltà giuridica». Così, a distanza di qualche giorno dalla “libertà ritrovata”, il blog intende riproporre ai lettori alcuni articoli pubblicati in seguito alla notizia della scarcerazione, per favorire una riflessione su come oggi in Italia la presunzione di innocenza sia spesso scavalcata dalla condanna preventiva.


Da Il Foglio del 25 febbraio 2011 - Piccola Posta di Adriano Sofri


«Caro Vincino, sono contento che Silvio Scaglia, nella cui innocenza e capacità hai mostrato così tenacemente di credere, sia stato rimesso in libertà. Contagiato dalla tua convinzione, avevo cercato le informazioni che riguardano questo caso e che mostrano come una così lunga detenzione, prima la galera poi a domicilio, nei confronti di uno che dall’estero prende l’aereo per venirsi a presentare ai suoi accusatori, non riesca a spiegarsi se non con l’intenzione di piegare l’imputato alle aspettative degli inquirenti. Non ne ho scritto per non nuocere. Ho visto che ieri Scaglia ha parlato della sua dura esperienza e ha aggiunto di conservare il rispetto per la giustizia. Ho ripensato al problema che ogni volta si ripropone a chi, avendo a che fare con i tribunali, deve conciliare l’inderogabile rispetto e la personale sincerità. Una volta dissi che alla giustizia divina ci si può affidare, quanto alla umana avrei preferito essere ben informato sulle modalità di concorso. E comunque, in aereo o a piedi, presentarsi».



Da l’Espresso Blog del 25 febbraio 2011 - Un uomo normale nel paese degli zombie di Alessandro Gilioli


«Non so se Silvio Scaglia sia innocente o colpevole: lo stabilirà il processo, è ovvio. Ma uno che dopo un anno e rotti di galera dice: “Rispetto la giustizia”, nell’Italia del 2011, viene voglia di fare la ola. Ci hanno talmente abituati, in questi anni, al principio di irresponsabilità, al decretino ad personam, al nessuno mi può giudicare, al conflitto di competenza, alle toghe rosse che da giovani baciavano il fidanzato in corridoio, che quando uno dice semplicemente “decideranno i magistrati”, ci viene da abbracciarlo: come se incontrassimo per sbaglio un essere umano normale nel pianeta degli zombie».


5 Commenti a “Rassegna Stampa: Il caso Scaglia diventa un “caso””

  • luigi Boschin:

    Sentire parlare un magistrato ” noto ” come Davigo che paragona gli Stati Uniti all’Italia in materia di garantismo, intristice a fa rabbia. Paragona la Corte Suprema degli Stati Uniti alla Corte di Cassazione Italiana, ignorando il fatto che la Corte Suprema degli Stati Uniti andrebbe se mai paragonata alla Corte Costituzionale italiana.
    Visitare Suprema Corte a Washington é una esperienza molto formativa:

    Parla di tribunali del riesame in Italia all’insegna del garantismo, non dice però che chi ” riesamina ” sono spesso gli stessi magistrati del primo grado, come ad esempio nel caso Scaglia.
    I magistrati negli Stati Uniti sono eletti dal popolo e non sono impiegati statali in carriera sempre garantita.
    Anche negli Stati Uniti esistono sorprendentemente le corti di appello, e guarda caso anche loro con magistrati eletti dal popolo ( e cacciati se necessario )
    In certi stati sono nominati dal potere politico, che sempre espressione del popolo é, non espressione della parte ” sovietica “di alcuni aspetti della costituzione italiana ancora oggi in essere.

    Negli Stati Uniti esiste la libertà su cauzione, sei libero quando ti serve per difenderti e nei tribunali sei giudicato da una giuria popolare.

    Se sei condannato vai in carcere, ma se sei condannato per certi crimini da ” colletto bianco ” vai in carceri specifici, non vai a Regina Cieli con tutti gli altri criminali.

    Il garantismo si fa nei fatti e non nelle chiacchiere e nella teoria.

  • luigi Boschin:

    Quello che colpisce é come ci si ostini a frequentare l’Italia e le sue magagne.
    Non credo che l’Italia cambierà mai, meglio essere italiani all’estero, la vita é troppo bella e troppo breve da sprecare nel ” bel paese “.

  • stefano:

    L’Espresso omette di precisare che gli zombie non sono le persone, ma i togaparty. E “rispetto la giustizia” non significa “mi fido dei magistrati”; a tirare per la giacca le dichiarazioni di Scaglia, si fa torto alla realtà. Quanto al principio di irresponsabilità.. Beh.. Direi che la magistratura è un tale esempio (e scempio) di siffatta pratica da non poter imparare niente da nessuno direi. Caro Gilioli, continuare a scodinzolare nelle procure non aiuta la giustizia, ma solo il suo lavoro e l’ego spropositato di talune toghe.

  • Gianfranco Salvioli:

    Il caso Scagla colpisce come altri per la sua lentezza. Ma come è possibile in un paese industrializzato? Il rispetto per la giustizia è doveroso (mi pare che Scaglia sia rientrato dall’estero quando fu inquisito); non so quanto la giustizia rispetti i cittadini.

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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World