Prime sentenze al processo TIS-Fastweb


Assoluzioni e patteggiamenti davanti al Gup che respinge l’accordo per Di Girolamo


Dopo le testimonianze al processo per l’“Iva telefonica”, arrivano le prime condanne per diversi imputati già comparsi come testi davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. In realtà, il Gup Zaira Secchi ha rifiutato la richiesta di patteggiamento per Nicola Di Girolamo giudicando non adeguata la condanna a cinque anni concordata con la Procura perché non congrua ai reati commessi. L’ex senatore sarà giudicato il 23 maggio da altro giudice con rito abbreviato.


Al contrario il giudice ha accolto il patteggiamento per l’ex dipendente Fastweb Giuseppe Crudele e il manager Marco Toseroni: entrambi sono stati condannati a cinque anni per associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’evasione fiscale, riciclaggio transnazionale aggravato e dichiarazione infedele attraverso l’emissione di fatture inesistenti. Il Gup, che ha condannato anche altri imputati che avevano chiesto il giudizio con rito abbreviato e proceduto a due assoluzioni, ha altresì comminato una pena di cinque anni per Augusto Murri e di quattro anni e otto mesi per Antonio Ferreri, entrambi accusati per l’emissione di fatture inesistenti nell’ambito dell’operazione “Phuncard”. Sono stati condannati anche Dario Panozzo (quattro anni e quattro mesi) amministratore della Planetarium, altra società coinvolta nel giro di fatture fasulle, il gemmologo Massimo Massoli, per impiego di denaro di provenienza illecita e Giulio Cordeschi.


Infine, pena di un anno e sei mesi per Marco Iannilli, accusato di aver favorito, in concorso con Roberto Macori (condannato a sei anni) e Gennaro Mokbel, la cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto, che si attivò per l’elezione al Senato di Nicola Di Girolamo.


Assolti con formula piena Roberto Caboni e Renzo Mattioli.


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