Udienza 31


Si è chiusa ieri, con il controinterrogatorio dei PM preceduto da una serie di dichiarazioni spontanee delle parti, la lunga testimonianza (sette udienze di fila) del Capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli, responsabile delle indagini sull’“Iva telefonica”


Nel corso dell’udienza ci sono state alcune rilevanti dichiarazioni spontanee di alcuni imputati. In particolare, l’ex dipendente di Fastweb, Bruno Zito, ha voluto precisare che:


1. Ai tempi in cui maturò l’affare Phuncard, Zito non aveva potere decisionale in materia. Anzi, quando Carlo Focarelli propose a Fastweb l’affare, Zito lavorava ancora all’ufficio marketing. La prima mail di Focarelli, datata 2 novembre 2002, viene infatti spedita ad altri addetti al servizio (Andrea Conte e Onofrio Pecorella). Solo il 15 novembre 2002 Zito assume la responsabilità dei grandi clienti, tra cui figura la CMC di Focarelli. Una mail inviata al diretto superiore di Zito, Stefano Parisse, rende conto del primo contatto con il cliente. Perciò, sostiene Zito, non è stato lui il primo contatto tra Fastweb e Focarelli.

 

2. Non solo Zito, ma anche Emanuele Angelidis, Stefano Parisse e Vanessa Cioffi, hanno avuto modo di provare le Phuncard. A conferma dell’esistenza delle famose schede si può anche citare la mail con cui vengono girati ad Alberto Trondoli i “press code” per visionare le schede.

 

3. Nella testimonianza del capitano Meoli viene attribuita grande rilevanza all’istruzione, data dallo stesso Zito, di procedere alla “circolarità” di un pagamento, assunta a prova di uno schema circolare sulla falsariga di una “frode carosello”. In realtà, l’istruzione relativa alla “circolarità” stava ad indicare che il pagamento doveva essere effettuato in tempo reale.

 

4.Nelle carte consegnate da Zito alla GdF risulta una copia di contratto tra Fastweb e la Web Wizard di Focarelli firmato da quest’ultimo. Lo stesso contratto figura in Fastweb con la firma di un altro rappresentante legale. Ma questo, sostiene Zito, è dovuto ad una precisa richiesta dell’ufficio legale di Fastweb. Non è, dunque, la prova di un legame occulto, ma un documento superato da altri. Un documento che Zito non ha avuto difficoltà a consegnare agli inquirenti.


Di particolare importanza sono state anche le dichiarazioni che Focarelli ha voluto render noto:

 

1. Accord Pacific e Accord Pacific Asia sono realtà distinte. Nella prima, di cui era beneficiario Maurizio Laurenti, lo stesso Focarelli aveva depositato somme di denaro a favore di Zito e Crudele, attraverso i signori Prinzi, per avviare un business nel campo del WiMax. Questi quattrini vennero poi restituiti e lì finì – dice Focarelli – il rapporto. Lui stesso non era a conoscenza della costituzione di una Accord Pacific Asia di cui non ha mai avuto notizia prima delle indagini.

 

2. Più rilevante la seconda precisazione, in merito ai contenuti delle Phuncard. Il “content” era posseduto dalla Globestream Tlc, società di diritto inglese, una scelta consigliata non tanto per motivi fiscali (ad Hong Kong esiste comunque una forma di tassazione al 17%) quanto per sfruttare la corsia preferenziale per il business tra il Regno Unito e l’ex colonia britannica. Il contenuto, dunque, esisteva per davvero. E per averne conferma è sufficiente rivolgersi a Giuseppe Cherubini, presso cui venne depositata una parte del materiale.


Nel corso dell’udienza è anche intervenuto Massimo Micucci per precisare la sua posizione in merito alle società inquisite.


Prima di allora, a precisa domanda, il capitano Meoli ha sottolineato che lui, laureato in giurisprudenza, non ha particolari competenze nel campo della telefonia o dell’informatica, materie di cui in genere si occupa il GAT (Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza).


Il processo osserverà ora una breve pausa per consentire di acquisire il materiale raccolto con le intercettazioni telefoniche. Si riprenderà il giorno 15 giugno, con la testimonianza del Capitano dei ROS Francesco De Lellis.


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