Fattore Umano | In corso il digiuno contro l’inferno carceri


Lo sciopero “della fame e della sete” promosso dai Radicali. Le adesioni di migliaia di operatori, detenuti e famigliari. Obiettivo: una riunione straordinaria del Parlamento, dopo le parole del presidente Napolitano


Chissà, forse si toccherà perfino quota 2000. Almeno a guardare la sfilza di adesioni cresciute negli ultimi giorni, di ora in ora, all’appello dei Radicali per la giornata di “sciopero della fame e della sete”, per chiedere la convocazione straordinaria del Parlamento sull’emergenza carceri.


Il digiuno è iniziato dalla mezzanotte scorsa e andrà avanti per 24 ore. Oltre ai radicali (Marco Pannella innanzitutto, poi Emma Bonino e Rita Bernardini quest’oggi in visita ispettiva nel carcere di Rebibbia) e qualche rappresentante politico qua e là, a scendere in campo stavolta ci sono soprattutto coloro che l’emergenza la vivono e la affrontano ogni giorno: direttori degli istituti di pena, agenti in divisa (tutte le sigle sindacali di rappresentanza del mondo penitenziario hanno aderito), educatori, psicologi, assistenti sociali, medici, cappellani e volontari. Oltre, ovviamente, a molti detenuti e loro famigliari. Tutti con la medesima motivazione: l’emergenza carceri è giunta a un punto di non ritorno, non solo nei numeri (67mila persone stipate contro 43mila posti), ma per le condizioni di vita sempre più invivibili ad ogni livello: vale a dire per ciò che il burocratese definisce “eventi critici” ma che spogliati dal linguaggio amministrativo significano 602 tentati suicidi (38 morti) nel solo 2011, 24 risse censite ufficialmente, continui episodi di auto-violenza (ferimenti, tagli, ingurgitamento di lamette, assunzione di gas tossici con le bombolette), per non dire delle difficoltà degli operatori: missioni non pagate ai poliziotti, carenze di vitto (tre pasti al giorno costano in media 3.8 euro, ma niente a che vedere coi menu di Camera e Senato), mancanza di soldi per le riparazioni (con il risultato che se si rompe un sanitario i detenuti vengono stipati ancora di più in altre celle).


Non a caso è stato lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a definire quella del carcere «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile» e a sottolineare «l’abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona». Già, un abisso.


La proposta dei Radicali è nota: una amnistia «senza se e senza ma», che riporti la dimensione carcere in Italia a quella antica civiltà giuridica di cui meniamo vanto. Non piccole pezze, dunque, ma un’assunzione chiara delle forze politiche in Parlamento del fallimento delle scelte degli ultimi anni, a partire dal miraggio di un piano carceri che esiste solo sulla carta. Proprio domani, il neoministro della Giustizia, l’ex magistrato Nitto Palma, sarà in visita a Regina Coeli. Nei giorni scorsi ha chiarito la sua posizione: «niente amnistia ma sì alle depenalizzazioni». Gli ha fatto eco il segretario nazionale del Sidipe  (Sindacato direttori penitenziari) Enrico Sbriglia: «Una buona intenzione, ma non basta». Citando che ben 4 commissioni parlamentari negli ultimi 20 anni non hanno cavato un ragno dal buco. Intanto, secondo indiscrezioni, starebbe prendendo  corpo l’idea di consentire che gli ultimi due anni di pena possano trasformarsi in arresti domiciliari. Una soluzione che – è stato calcolato – svuoterebbe le carceri di (forse) 5mila persone. Insomma, niente più che un pannicello. Compresa la discriminazione fra chi il domicilio ce l’ha e chi ne è privo.


E che dire poi dell’emergenza giustizia in generale. Gente carcerata per “farla confessare”, decine di migliaia di persone in attesa di giudizio, per poi scoprire che per il presunto furto di un pacco di biscotti (da 2 euro) a Trento ci sono voluti tre anni tre di dibattimento. Che altro aggiungere, non basta?


Il testo dell’Appello dei Radicali (www.radicali.it)


Noi sottoscritti, a partire da Marco Pannella che sta dando corpo e anima a questa campagna di legalità e di libertà, sentiamo come una priorità molto precisa quella di dare voce e seguito alle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Convegno “Giustizia! In nome della Legge e del Popolo sovrano” tenutosi al Senato il 28 e 29 luglio.


Noi, che a diverso titolo abbiamo a che fare con il mondo delle carceri,
o perché vi lavoriamo, da direttori, agenti, educatori, psicologi, assistenti sociali, medici, infermieri, personale amministrativo, volontari, cappellani,
o perché facciamo parte di quelle istituzioni che, avendo il compito di legiferare o intervenire direttamente, il problema dell’illegalità delle carceri sono chiamate a risolverlo,
o perché siamo proprio gli ultimi, cioè i “detenuti ignoti” che, dovendo pagare un debito per aver violato la legge, siamo vittime dell’illegalità praticata da chi le leggi dovrebbe per primo rispettare e far rispettare;
o perché scontiamo in carcere una pena anticipata in attesa di un processo che, non dimentichiamolo, con un’alta probabilità riconoscerà l’innocenza della metà di noi,
o perché siamo mogli, mariti, figli, genitori, nonni o amici di persone incarcerate,
o perché, semplicemente, siamo cittadini democratici che credono nella Costituzione e nello Stato di Diritto,


Noi riteniamo che sia nostro dovere fornire conoscenza e ascolto della Parola e dell’opera del Presidente della Repubblica, accuratamente silenziate per non dire censurate da tutti i media audiovisivi e stampati. Parola e opera nascoste, negate ai cittadini e alla classe dirigente del Paese.


Egli, in qualità di Garante dei diritti costituzionali, in primo luogo degli ultimi, il 28 luglio, fra l’altro, ha affermato:
A proposito delle finalità del Convegno: (…) Si intende piuttosto mettere a fuoco il punto critico insostenibile cui è giunta la questione, sotto il profilo della giustizia ritardata e negata, o deviata da conflitti fatali tra politica e magistratura, e sotto il profilo dei principi costituzionali e dei diritti umani negati per le persone ristrette in carcere, private della libertà per fini o precetti di sicurezza e di giustizia. (…) Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile.


A proposito delle scelte politiche e legislative: (…) Oscillanti e incerte tra tendenziale, in principio, depenalizzazione e “depenitenziarizzazione”, e ciclica ripenalizzazione con crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione, in concreto, della carcerazione preventiva. Di qui una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo.


A proposito delle finalità costituzionali della pena: (…) Evidente in generale è l’abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona. E’ una realtà non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insidiata che garantita, e dalla quale non si può distogliere lo sguardo (…)


Rivolgendosi alla Politica: (…) è fondamentalmente dalla politica che debbono venire le risposte. (…) non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria. Sappiamo che la politica, quale si esprime nel confronto pubblico e nella vita istituzionale, appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise.


Ma non sono proprio scelte di questa natura che ogni giorno di più si impongono, dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano non solo nel campo cui si riferisce questo Convegno ma in altri non meno fondamentali? Non dovremmo tutti essere capaci di un simile scatto, di una simile svolta, non foss’altro per istinto di sopravvivenza nazionale?


Per dare seguito alle parole del Presidente Napolitano, noi chiediamo urgentemente la convocazione straordinaria del Parlamento. Per aiutare questa scelta, il giorno 14 agosto per 24 ore saremo in sciopero totale della fame e della sete anche per simboleggiare la fame e sete di legalità, giustizia e verità del popolo che abita il territorio italiano. In assenza di democrazia e diritto, infatti, è il popolo tutto a rischiare di soccombere.


L’elenco dei primi promotori


Rita Bernardini, deputata radicale (Commissione Giustizia CD)

Luigi Manconi, Presidente di “A Buon Diritto”
Ornella Favero, Presidente Associazione Ristretti Orizzonti
Patrizio Gonnella, Presidente Associazione Antigone
Eugenio Sarno, Segretario della UIL-PA Penitenziari

Leo Beneduci, Segretario Generale OSAPP (Polizia Penitenziaria)
Francesco Quinti, responsabile nazionale comparto sicurezza Cgil-Fp
Riccardo Arena, conduttore di Radio Carcere su Radio Radicale
Irene Testa, Segretaria Associazione Radicale “Il Detenuto Ignoto”

Elisabetta Laganà, Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia
Sandro Favi, Responsabile Carceri PD
Sandro Battisti, Responsabile Carceri Alleanza per l’Italia
Gerardo Romano, Segretario Regionale Osapp Piemonte e Valle d’Aosta

 

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