Piero Ostellino a silvioscaglia.it: ‘Che lo liberino’



Piero Ostellino, già direttore e oggi editorialista di punta del Corriere della Sera, si iscrive fin dalle prime battute al partito degli indignati. Anzi, da liberale purosangue qual è, dei “molto indignati” per come viene trattato Silvio Scaglia, in prigione da ormai 70 giorni. E non solo per l’ex fondatore di Fastweb “ma per come vengono trattati tutti i cittadini che hanno a che fare con la carcerazione preventiva. In Italia – dice accalorandosi – è diventata l’omologo della ruota medievale, si mette dentro la gente per estorcere una confessione. Oppure si arriva persino a giustificare la galera con l’idea che l’indagato non si è pentito abbastanza. E’ roba da stato teocratico”.




Dottor Ostellino, che idea si è fatto dunque del “caso Scaglia”?


Mi sembra evidente che lo tengono in galera per fargli dire qualcosa, ma non si sa bene cosa. Vorrei capire, codice alla mano, le motivazioni giuridiche della sua permanenza a Regina Coeli. Cosa dovrebbe dire? Cosa dovrebbe confermare? E’ tornato apposta per farsi interrogare, ha risposto alle domande dei pm. Ma allora perché è ancora in gattabuia? Forse sperano che si ravveda? Oppure che finalmente si penta? Ma stiamo scherzando? E’ così che si pensa di amministrare la giustizia?


Insomma, anche Lei si pone tante domande? Ma ha qualche risposta?


Certo, prendo atto con vivissima preoccupazione che la cultura giuridica dominante è ritornata quella dei tempi dell’Inquisizione. Evidentemente l’habeas corpus, per certi magistrati, è diventato solamente un purgante. Lo scriva pure, un purgante. Vorrei ricordare invece che l’Habeas Corpus Act fu emanato in Inghilterra nel 1679, come strumento di salvaguardia della libertà individuale, come garanzia personale contro gli abusi. E invece oggi in Italia con l’inquisito puoi fare quel che ti pare.


Non le sembra che vengano messe in crisi le basi dello stato di diritto?


Su questo non ci sono dubbi, e proprio il caso Scaglia mi sembra clamoroso. E’ evidente che siamo di fronte a gente che si muove in un orizzonte culturale pre-giuridico o addirittura meta-giuridico. E’ l’affossamento dello stato di diritto. Silvio Scaglia è rientrato dall’estero, è stato interrogato e ha risposto. Quindi: ha dimostrato di non voler fuggire, anche volendo non potrebbe inquinare le prove o reiterare il reato. Come è noto la vicenda risale a diversi anni fa e lo stesso Scaglia, da anni, si occupava altro. C’è altro da aggiungere? Sì, che lo liberino. Poi, se lo si riterrà, andrà in giudizio. Ma le due cose non vanno mischiate o confuse.


Nei giorni scorsi il presidente Napolitano ha invitato la magistratura ad una “seria riflessione critica su se stessa”. Parole da apprezzare?


Sono parole assolutamente condivisibili. Sono un grandissimo estimatore del presidente Napolitano, ritengo che stia dimostrando uno straordinario equilibrio. E aggiungo che osservandolo, trova conferma una mia opinione non di oggi, sulla serietà e il rigore di tutti gli ex comunisti che hanno letto attentamente Benedetto Croce. Invece, sempre più spesso ci tocca di aver a che fare con un organo dello stato, la magistratura, divenuto soltanto un potere autoreferenziale, che se ne frega della pubblica opinione.


Possiamo scrivere anche questo?


Certo, e lo ripeto. È diventato un potere a cui non frega niente della pubblica opinione, ragiona solo su se stesso. E’un potere che andrebbe riformato decisamente.


Qualcuno dice: che le voci dei garantisti si alzino forte e chiare. Può servire? Può bastare?


Purtroppo mi viene in mente quello che diceva Gaetano Salvemini, ben ottanta anni fa: “Se mi arriva un avviso dalla giustizia la prima cosa che faccio è scappare all’estero”. Ebbene, Silvio Scaglia ha fatto il contrario, è rientrato e si è messo a disposizione, ma cosa gli è successo? Mi domando: cosa vogliono di più i giudici? L’ho detto già prima: vorrei che qualcuno mi spiegasse qual è la motivazione giuridica di questa carcerazione. Il punto è che non c’è, non esiste.

1.380 Commenti a “Piero Ostellino a silvioscaglia.it: ‘Che lo liberino’”

  • Stefano:

    @stefano cardini: io mi pongo la stessa domanda. Come può un magistrato, che pare abbia indagato per più di 4 anni su una vicenda complessa, decidere in via PREVENTIVA di negare la libertà a una persona per 70 giorni? Allora ha davvero ragione chi dice che siamo ostaggi dei magistrati? Io credo di no per il grande lavoro che fanno, ma in questo caso mi ricredo. Stasi, accusato di omicidio, ne ha fatti 4 di giorni. Scaglia che diamine può fare che non abbia già fatto sulle prove? Se ci sono tutte ste prove, lo mettano ai domiciliari. La verità che appare invece è che questi non hanno una prova valida. E se mai verrà assolto, chi potrà mettere in galera per 70 giorni sti magistrati? Usano i giornali per quando serve loro, non certo per informare. Devono dire quali sono le ragioni oppure dimostrano di essere solo esseri disumani, indegni del lavoro che fanno e del ruolo che rivestono.

  • Stefano Cardini:

    Mi dispiace. Non sono proprio in grado di capire in che modo si possa valutare OGGETTIVAMENTE, per esempio, il pericolo di fuga. Mi sembra che un certo grado di discrezionalità, basata sulla valutazione dell’indagato e delle risultanze dell’inchiesta, sia inevitabile. Il fatto, poi, che Scaglia si sia fatto ascoltare spontaneamente rientrando dall’estero non e’ dirimente, visto che ora potrebbe avere un’idea piu’ precisa dei rischi che corre. D’altronde, mi risulta difficile valutare OGGETTIVAMENTE anche il rischio di inquinamento delle prove, dato il carattere sofisticato di questo tipo d’indagini. Ma questo potrebbe essere senz’altro un mio limite. Resta il fatto che né Ostellino né Celli argomentano in proposito. Si limitano a perorare la causa di un amico. L’idea, poi, che la magistratura debba rendere conto ai giornalisti altrimenti che con i propri atti, mi pare singolare. I giornalisti fanno benissimo a spulciare le carte e a scoprire le magagne. Resta il fatto che né Ostellino né Celli danno mostra di averlo fatto. Spero quindi che qualcuno lo faccia al posto loro, nell’interesse di Scaglia. Sono sicuro che siano possibili argomenti più stringenti della retorica sull’habeas corpus e l’invidia di classe, se si vuole contestare una custodia cautelare. In realtà il loro obiettivo era semplicemente accendere i riflettori sul caso. Purtroppo, però, certi argomenti, rischiano di diventare boomerang. Comunque in bocca al lupo. In fondo, comunque si valuti il metodo, nel merito prima Scaglia esce meglio è. Qualunque addebito gli sia poi eventualmente contestato in giudizio.

  • Ervin Leibovici:

    Until Recently the CEO of BitBand, a long-time supplier of Fastweb and a frequent visitor to Italy, I am appaled by the case of Silvio Scaglia. I myself have been raised in Romania during the Ceaucescu dictatorship and the communist regime. Clearly I remember how human rights have been ignored and in fact crushed under the forces of that ruling tirany, remember how my family has suffered from this and cannot help but relate what I am seeing happening to Silvio to these dark times.

    It is nothing short of unbeleivable for me to see again, almost forty years later, in the heart of the allegidly advanced democratic Western world, behavior towards citizens, in fact very distinguished citizen in this case, which bring back in full force those happily forgotten memories. I cannot help but also compare this citizen basic human rights ignoration, with some of the darker third or fourth world regimes still in power today, one that most of humanity is happy to condemn day in day out. But most of all, I am surprised that the Italian media, government and the “man on the street”, have not gone out in masses, using all democratic tools available, to manifest their indignation for this case and for the non-justice that Silvio received.

    It has happened in volume behind the Communist curtain 40 years ago, still happens in few dark regimes today, it has happened to Silvio Scaglia in Italy in 2010 and therefore it can logically happen to any other Italian citizen, irrespective on whether they committed or not any fault and without respecting the most basic right of “innocent until proven guilty”.

    I wish Silvio that human rights respectful justice be done to him personnaly in the most expeditious way. I hope that his case will gain enough attention in all corners of Italian political and legal systems and throughout the world so that at least Silvio’s awful experience would have served to one good purpose which is to avoid more Silvio cases in the future.

  • stefano:

    @stefano cardini: Mi scusi, ma insisto anche io. Una persona può decidere di non rispondere alle domande dei magistrati, ma QUESTO NON E’ UNO DEI REQUISITI PER LA CARCERAZIONE PREVENTIVA, che è data da condizioni OGGETTIVE. Il problema vero, appunto, è che in realtà viene applicata una discrezionalità dai magistrati che confonde la situazione. Non sono i giornalisti a dover spiegare, ma eventualmente il contrario. Visto che i magistrati sono tanto solerti a divulgare i capi d’accusa, come mai non lo sono altrettanto nel definire chiaramente le condizioni per cui Scaglia resta in carcere? Forse perché dovrebbero spiegare che in realtà ci resta perché non ha detto loro quello che volevano sentirsi dire. MA di nuovo, questo non è un requisito di legge.

  • Stefano Cardini:

    Mi permetto d’insistere. Quando parlo “spiegazioni convincenti” non intendo pretendere “una confessione”. Questo sì sarebbe incongruo in uno stato di diritto. Mi riferisco al fatto di dissipare i dubbi, che evidentemente ci sono, su inquinamento delle prove, pericolo di fuga e reiterazione del reato. Questi dubbi certo hanno attinenza con le condizioni oggettive in cui il supposto reato è stato perpetrato, ma anche con il tenore di risposte dell’indagato. Ripeto: io non ho elementi di merito per sostenere che i magistrati abbiano buoni motivi. Ma quali sono gli elementi contro? Se Ostellino e Celli sono così ben informati, allora non personalizzino la loro perorazione, ma li espongano. Che significa, quando Celli scrive: “ (…) al di là del merito delle accuse (…): Silvio è un imprenditore che ha creato, non distrutto, tanta ricchezza. E che anche in questo caso ha agito con correttezza mettendosi a disposizione dei magistrati. Anche solo per questo dovrebbe meritare rispetto (…)”? Non credo che i meriti imprenditoriali di Scaglia, sui quali pende ora l’ombra di una truffa di proporzioni colossali, possano essere invocati efficacemente a sua difesa in questo momento. E non credo sia sufficiente una lunga custodia cautelare (come tale merita vigilanza particolare, sono d’accordo), per concludere che “Ognuno di noi si confronta con i vizi capitali. Io dico sempre che è meglio frequentare quelli che ti fanno star meglio, sul piano del piacere. Invece, in Italia sono più diffusi la gelosia e l’invidia, cioè quelli che ti fanno star peggio”. Ovvero: è solo per punire il successo di Scaglia che tutto ciò accade! E del merito dell’indagine non si parla più. Non interessa più.

  • Frank Cimini:

    Si tratta di una custodia cautelare del tutto ingiustificata. Non c’è pericolo di inquinamento delle prove, nè di reiterazione dei reati, nè di fuga. Il cittadino Scaglia ha diritto di difendersi in libertà, concordando con i legali la strategia processuale senza pressioni di sorta. Vale per Scaglia come per tutti quei poveri diavoli di cui i giornali non parlano. L’Italia è un paese pieno di garantisti, ma a senso unico, ognuno per i suoi amici e il suo clan. Anche per questo le procure continuano ad avere in mano un potere enorme.

  • stefano:

    @stefano cardini: mi pare che proprio non ci siamo. Anche se Scaglia non avesse risposto a nulla (e non è così), legalmente non è un motivo per la carcerazione preventiva. Il punto è solo questo.. possibile che sia così difficile da capire??? Legalmente ci devono essere 3 condizioni per la misura cautelare: nessuna di queste sussiste, e non è compresa tra queste la confessione di misfatti o la risposta ai magistrati!!! Io sono davvero allibito perché mi pare talmente lapalissiana sta cosa.
    3 colori: bianco blu e giallo.. se hai addosso uno di questi colori stai dentro, se no puoi uscire. Scaglia ha il rosso, quindi può uscire (questo dice la legge): in questo momento si continua a sostenere che, anche se ha il rosso, deve star dentro lo stesso. Non funziona così!!!

  • Stefano Cardini:

    Francamente sono perplesso. Capisco che chi ha conosciuto Scaglia, traendone magari un’ottima impressione, abbia particolare e giustificato motivo per sospendere il giudizio sulla sua colpevolezza e rammaricarsi della sua lunga detenzione. Più cautel, però, sulla base di quanto già sappiamo della vicenda, sarebbe auspicabile. Se Scaglia fosse stato in grado di offrire spiegazioni convincenti, forse, credo che lo avrebbero già liberato. Ostellino ha elementi per ritenere diversamente? Celli ne ha? E quali sarebbero? Dalle loro parole (come da quelle di altri personaggi pubblici che si sono così accoratamente esposti per Scaglia su questo blog) non si evincono proprio, scusate. E dunque? Come pretendono di trasformare in pubblico credito il credito privato che, seppur con ragione dal loro punto di vista, accordano al loro pari? Strano senso liberale della giustizia hanno certi liberali di casa nostra. Si rileggano Locke, Hume, Smith, De Ruggiero, per scoprire quanto il liberalismo sia stato fin dal principio, anzitutto, condanna dall’iniquo privilegio che gli antichi ordinamenti, e proprio per tramite della giustizia, assicuravano ai pochi contro i molti. Nessuno nega che ci siano state o possano esserci storture nella giustizia. Ma se non si è in grado di entrare nel merito della questione, come parrebbe dagli interventi succitati, sarebbe onesto tacere.

  • ale:

    ma come un grande manager come silvio faceva fatture per centinaia di milioni a societa offshore senza precoccuparsi di sapere chi erano ?? e se poi queeli oltre a non pagare iva non pagavano nemmeno le sue fattute ??

    oltretutto se le aziende sono in offshore zone non si puo recuperare niente in quei paesi non esistone decreti di ingiuzione

    e silvio non si faceva queste domande ??? e se poi non gli pagavano le sue fatture

    come queste azinede sparivano dopo sei mesi e lui non si preoccupava per i billioni di fatture che vendeva a loro

    per cortesia

    ragazzi andate a difendere gli altri 67000 poveri detenuti

    lo schifo di societa in cui siamo la creata il vostro silvio

  • PAOLO:

    IL CARCERE NON SI AUGURA A NESSUNO..MA L’INTERA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA DEVE ESSERE SPAZZATA VIA…

  • Cesare:

    tra i commenti di ieri c’era un: “lasciateci lavorare!!!!”
    Ma in 70 giorni che hanno fatto?
    Ci dicano!!!!

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World