Oscar Giannino a Radio24 – Tutti gli interventi su Silvio Scaglia



L’avvocato Antonio Fiorella, uno dei difensori di Silvio Scaglia, è stato oggi ospite della trasmissione di Radio 24 dedicata al protrarsi della custodia cautelare di Silvio Scaglia. “Le indagini proseguono ma il quadro, per quanto riguarda il nostro assistito, si è cristallizzato: non è emerso alcun elemento d’accusa nuovo a suo carico. Perciò siamo sicuri dell’innocenza di Scaglia, vittima, assieme a Fastweb, di una frode ben congegnata, così raffinata che la stessa accusa  ha avuto molte difficoltà a capirla. Il paradosso è che la vittima, in questo caso , è finita in carcere”.

 

Un paradosso, ma non troppo, visto l’uso della custodia cautelare nel nostro sistema. “L’istituto della custodia cautelare è fortemente da criticare – risponde il penalista – perché, nella pratica, non corrisponde alla volontà del legislatore. Si fa un uso inaccettabile della custodia preventiva, senza tener conto che per la Costituzione esiste la presunzione di innocenza”.

 

Nel caso di Scaglia, ha sottolineato Oscar Giannino, non esistono i presupposti  per la custodia cautelare. “Il pericolo di fuga è decaduto – ha detto – con l’immediato rientro di Scaglia in Italia per mettersi a disposizione della giustizia. E chi si consegna in carcere non ha certo l’intenzione di inquinare le prove né di reiterare il reato. Al di là del  caso di Scaglia, emerge ormai con tutta evidenza un malessere profondo per l’abuso dell’istituto che va tenuto presente dal legislatore”. Il magistrato non paga mai, aggiunge Giannino, anche quando un suo intervento ha come conseguenza quella di rallentare o peggio inibire un piano alternativo  per le tlc ad alto vaore aggiunto per il Paese.

 

“Io credo – ha commentato l’amico di Scaglia, Cesare Garbiniche Silvio paghi il fatto di essere un innovatore, uno che vede lungo e vuole operare per il cambiamento. Una figura così suscita senz’altro ostilità”.


“C’è qualcosa che non funziona in questo paese dove non si riflette più interviene Pierluigi  Celli, direttore generale della Luiss – Perché una persona che si è dimostrata rispettosa della giustizia subisce un trattamento del genere?  Al di là delle contestazioni, in uno Stato di diritto Scaglia poteva comunque essere trattato in un altro modo”.

 

Ma in Italia, è l’amaro commento di Peppino Caldarola,  il carcere preventivo è ormai diventata la vera pena, tale da rendere inuile il processo con tutte le sue garanzie. “Si spiegano così i tanti casi scandalosi: la carcerazione preventiva di Ottaviano Del Turco o l’inchiesta napoletana della Global Service, dove la maggior parte degli inquisiti è stata assolta ma c’è stato un suicidio. O, parlando di imputati non eccellenti, il caso del padre dei due fratellini di Gravina. Ora ci troviamo di fronte al caso di Silvio Scaglia, rientrato a tempo di record in Italia manifestando la volontà di collaborare”. Una situazione patologica, aggravata dal fatto che “il magistrato non risponde mai dei propri errori. Sul Riformista abbiamo appena pubblicato l’elenco di tutti i flop delle inchieste di De Magistris. Intanto lui siede al Parlamento europeo…”.

IL PUBBLICO DI RADIO 24: INGIUSTA LA CARCERAZIONE DI SCAGLIA

Ernesto che chiama da Modena si definisce “un garantista di sinistra”. “Non entro nel merito del caso dell’ingegner Scaglia – dice – ma un pm che interpreta la carcerazione preventiva come un mezzo per indurre alla confessione di un presunto reato dà la misura dello squallore totale in cui viviamo”. E’ una delle telefonate, quasi tutte all’insegna della solidarietà, con cui si chiude l’ora di trasmissione su Radio 24 che Oscar Giannino ha dedicato al caso di Silvio Scaglia.

 

Solo Alessandro da Milano fa rilevare, con pacatezza, che “La custodia cautelare non è un atto arbitrario del pm ma una decisione che va convalidata dal gip.

 

Vero - replica Giovanni da Romama il gip non è nei fatti in grado di opporsi alla volontà del pm . Troppo spesso i pm usano dei loro poteri per tendere ad avvalorare le loro presunzioni invece che agire con imparzialità”.

 

“S’impone una riforma urgente – dice Maurizio da Romaanche perché in questa situazione l’imputato è in balia delle emozioni suscitate dai titoloni dei media che accompagnano l’avvio di un’inchiesta clamorosa che poi, magari, si conclude in nulla. Ma a quel punto, complici i giornali, il massacro di una persona è già avvenuto”.

 

Questi gli umori degli ascoltatori di Radio 24: un campione, forse non  del tutto rappresentativo (lo stesso Giannino ha parlato, nel corso della trasmissione, di e-mail di segno contrario) ma comunque sintomatico di un atteggiamento di rivolta contro un comportamento di “ordinaria ingiustizia” contro un cittadino , Silvio Scaglia, che si è messo, con eccessiva fiducia,  a disposizione degli inquirenti.

 

1.391 Commenti a “Oscar Giannino a Radio24 – Tutti gli interventi su Silvio Scaglia”

  • [...] in ordine di tempo) che Tinti ha scritto su il “Fatto” a proposito di Silvio Scaglia. Oggetto: la trasmissione che Oscar Giannino su Radio 24 ha dedicato alla vicenda del fondatore di [...]

  • Nick:

    Talita, a mio avviso nelle tue parole è già la risposta ai tuoi interrogativi.
    Scrivi : “Allora ti chiedo: perché solo Scaglia?
    Perché, invece, abbiamo letto tutti del pluripregiudicato Marco Langellotti: in libertà, nonostante 26 condanne – anche per stupro e perfino su una minore – fino a quando ieri ha dato fuoco a due giovani donne. ”
    Il figuro in questione è un drop-out, uno sconfitto e un emarginato seppur pericoloso; alla fine meriterà d’ufficio la pubblica pietà. Scaglia invece è un ricco signore che ha avuto, gloria successo e moltissimi soldi. tanto basta per metterlo sulla graticola.
    In un’italia, sempre minuscolo, di cui io non sono per niente fiero, l’accanimento ideale, quasi simbolico contro il ricco, contro chi ce l’ha fatta è terribilmente fisiologico. Qui avere successo è una colpa da espiare, non un merito da trasformare in metodo eventualmente tramandabile!

    N.

    • Talita:

      Nick,
      sei riduttivo.

      In Italia (iniziale maiuscola!) vivono tranquillamente molti ricchi e/o neo-ricchi, che non sono neppure sfiorati dalla magistratura: anche in presenza di veri e propri reati.
      Checché ne dica il ‘divino’ Bruno Tinti.

      E non starò qui a parlarti di un famigerato «modello 45» che da tempo giace inerte al Tribunale di Milano, a tutto favore di un ex magistrato dalle mani valorose e pulitissime, che – proprio in ragione di ciò – è diventato ricchissimo.

      E, dunque, perché una certa categoria di ricchi è intangibile?
      Perché sono funzionali a un determinato “sistema”. Elementare, Watson!
      E per “sistema” si può intendere la fattispecie politica e/o la fattispecie economico-finanziaria.
      Non si scappa.

  • Giulio Garbini:

    Apreciado Silvio,

    Con mucho sufrimiento aprendí la noticia de lo que había pasado. La primera reacción fue de grande sorpresa que ha ido transformándose, con el pasar del tiempo de la detención, en profunda indignación.

    La pregunta que surge es como puede ser que un gran emprendedor, que ha pasado muchos años a generar trabajo e desarrollo en el País, sea tratado de esta forma tan incivil. Como “joven” emigrado, buscando nuevos desafíos personales y profesionales, no veo como podré volver a un país donde el respecto por la persona sea tan impunemente ignorado.

    Espero que pronto pueda gozar de la libertad que merece.

    Un abrazo
    Giulio

  • Talita:

    Meglio poco che niente.
    Ricorro anch’io a una frase fatta, perché la delusione mi fa sempre questo effetto.

    Stamattina ho seguìto mugugnando la trasmissione radiofonica di Oscar Giannino e, se da una parte ne ho apprezzato l’impegno, dall’altra parte mi si è scatenato il lato polemico.
    Insomma, mi aspettavo qualche proposta di reazione, che non si limitasse ai soliti cahiers de doléances.

    Ho sentito dire che l’Italia è un Paese “incivile”.
    Non sono d’accordo. L’Italia è un Paese civile ma vigliacco o, nella migliore delle ipotesi, menefreghista.
    Eppure sappiamo bene, perché l’abbiamo visto accadere spesso, che sui magistrati influisce alquanto l’opinione pubblica: però gridata, non sussurrata.

    Ho sentito dire che – comunque – “dobbiamo ringraziare i magistrati”.
    Non sono d’accordo. Se dovessimo metterci a ringraziare, dovremmo ringraziare innanzitutto i panettieri che ci danno il pane quotidiano, poi i medici che ci curano e così via.
    E tener conto del fatto che qualsiasi categoria sociale ha avuto le sue morti violente per mano di malfattori o malfattori terroristi oppure a causa di incidenti sul lavoro.
    Dunque i magistrati non devono essere ringraziati per questo. Semmai la loro funzione – peraltro ben remunerata e al riparo da qualsiasi responsabilità, che li pone in una situazione di assurdo privilegio – impone loro particolari doveri di preparazione, terzietà, equilibrio, impegno e soprattutto silenzio.

    Ho sentito dire che trattare l’argomento-magistratura equivale a “esporsi”.
    E dunque stiamo davvero vivendo in una dittatura giudiziaria? E se sì, siamo tutti disposti a chinare il capo?

    Tra gli intervenuti alla discussione – in una ridda di “come dire?”, anche se in questo caso è facilissimo dire di tutto e di più – solo Caldarola ha pronunciato un verbo idoneo: “ribellarsi”.

    Per cui dovremmo chiedere a gran voce anche un Ministero per i sequestrati all’interno.
    All’estero ci affrettiamo a liberare – con notevole dispendio di quattrini, di energie e perfino di credibilità agli occhi del mondo – vispe terese, giornalisti casinisti e arruffoni che si credono Indiana Jones.
    E per i sequestrati in casa nostra?

    Dovremmo chiedere anche un Ministero che spieghi quotidianamente alla gente comune che la vicenda di Silvio Scaglia non è la vicenda di uno solo: per di più un riccone che non ci somiglia e non ci riguarda.
    Anzi è una vicenda che potrebbe capitare a ciascuno di noi, in qualsiasi momento e senza particolari responsabilità da parte nostra.

    Dovremmo vedere capannelli quotidiani di gente arrabbiata attorno a carceri e tribunali, muri ricoperti di manifesti critici, cortei sfilare – una volta tanto – a favore della dignità dell’uomo e del rispetto che le è dovuto: soprattutto dai magistrati.

    Già, dovremmo…

  • Jaco:

    Morale ? Conclusione ? Se vi dovesse succedere di avere un mandato di cattura e siete all’estero RESTATECI … Tanto la vostra posizione non cambia … A parte che nella Costituzione esiste la presunzione di innocenza”. Ma nel codice di procedura esiste anche l’obbligo del magistrato di trovare prove a favore dell’inquisito. Ma questi sinistri personaggi conoscono la materia ????? O sperano che con la carcerazione preventiva qualcuno ( basta uscirne ) ammetta anche quello che NON ha fatto ???? Non dimentichiamo che questo sistema ha portato al suicidio un sacco di persone durante ” Mani pulite” che poi anche tra i magistrati di mani pulite nemmeno UNO era pulito … Più penso a questa ultima storia di mala giustizia e più mi viene da vomitare ….

  • Nick:

    Ho ascoltato con attenzione parte della trasmissione di Oscar Giannino, un giornalista che stimo moltissimo.
    Non sono per niente d’accordo con la tesi di Garbini; Scaglia è in carcere perchè l’Italia è un paese INCIVILE e NON perchè sotto la cenere qualcuno abbia ordito un complotto contro la sua figura professionale di innovatore.
    Scaglia è in galera perchè in un paese barbaro come l’italietta, si da facoltà a un giudice di utilizzare il carcere come PENA preventiva a prescindere da tutto.
    In un paese dove vigesse il diritto, il carcere dovrebbe essere una misura eccezionale da applicare A SEGUITO di un VERO processo.

    N.

    • Talita:

      Nick,
      io non propendo mai per l’abuso del concetto di “complotto”.

      Però, in questo caso, mi frullano insistentemente in testa due parole: “banda larga”.
      (Locuzione che potrebbe anche essere intesa in senso metaforico.)

      • Nick:

        Talita, ammetto che la tua replica è intelligente, sintetica e d’effetto; ma se le cose stessero come immagini tu ( o Garbini ) dovemmo accettare che l’italietta è messa MOLTO peggio di quanto ci appare e che ognuno di noi è già ora in serio pericolo.
        Mi sembra uno scenario troppo pessimista.
        Ribadisco la mia ipotesi: Scaglia è vittima di un sistema politico che lascia una libertà eccessiva ai giudici, libertà di azione che troppo spesso diviene accanimento gratuito.

        N.

        • Talita:

          Nick,
          cerco di spiegarti perché il mio atteggiamento – che contempla una possibilità, tra le tante – sottende un deciso ottimismo: non pessimismo.

          Se dovessimo scartare a priori ogni eventualità che potrebbe (nota il condizionale) giustificare l’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Scaglia e altri come lui, dovremmo concludere che la Giustizia è nelle mani di idioti e/o di sadici, e quanto meno chiedere l’immediata abrogazione della legge 180/78 che porta il nome di Basaglia.

          Al contrario, oggi vediamo da più parti una reviviscenza della dottrina di Machiavelli, benché riveduta e corretta.

          Ti faccio un esempio terra-terra: oggi abbiamo letto che Montezemolo si è lamentato via-stampa per il ritardo di un’ora di un treno FS.
          Una reazione superficiale a questa notiziona sarebbe l’auspicio di lasciare per 10 minuti il querulo nelle mani dei milioni di pendolari che quotidianamente boccheggiano sui carri-bestiame sferraglianti in Italia.

          Una riflessione più ficcante, invece, ci rammenta che nel 2011 sarà attivo il primo operatore privato italiano del trasporto ferroviario ad alta velocità e che tale progetto reca la firma Montezemolo- Della Valle.

          Ecco che le doglianze di Montezemolo acquistano un diverso valore: pubblicità gratuita e subliminale (?), come già ci è stato chiarito da Vance Packard e poi da Marshall McLuhan (per quanto riguarda le tecniche di comunicazione).

          Insomma, detto in soldoni, quasi niente capita per caso.

          E adesso ti rigiro il problema: secondo te “Scaglia è vittima di un sistema politico che lascia una libertà eccessiva ai giudici”.
          Allora ti chiedo: perché solo Scaglia?
          Perché, invece, abbiamo letto tutti del pluripregiudicato Marco Langellotti: in libertà, nonostante 26 condanne – anche per stupro e perfino su una minore – fino a quando ieri ha dato fuoco a due giovani donne.

          I fatti ci dicono che determinati magistrati sono attenti solo ai cosiddetti “pesci grossi”, particolarmente attenti al “momento opportuno” e supremamente attenti al “guadagno”: ampiamente inteso e derivante dai loro atti.
          E allo stra-guadagno derivante dall’ormai tradizionale “fuga di notizie”, per cui non c’è mai un colpevole.

          Orbene, tu dici “dovemmo accettare che l’italietta è messa MOLTO peggio di quanto ci appare e che ognuno di noi è già ora in serio pericolo”.

          Non accetto solo l’ “Italietta”.
          Io vedo un’ “Italia”, di cui sono fiera e per la quale auspico riforme radicali.
          Invece non ho alcun dubbio sulle condizioni disperate della nostra in-Giustizia e, nel mio piccolo, mi sgolo a dire che ognuno di noi è a RISCHIO.

          Il pericolo, invece, dipende dalla maggiore o minore anonimità del singolo, e anche da quanto fa nella sua vita.
          Come sai, chi mangia fa molliche: con quel che segue.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World