Niente indizi contro Silvio Scaglia: liberatelo

La difesa si prepara al confronto in Cassazione del 25 giugno

Il conto alla rovescia è cominciato. Il giorno 25, salvo eventuali, possibili (ma non probabili) rinvii legati allo sciopero generale indetto per la stessa data, la Cassazione affronterà il ricorso dei legali di Silvio Scaglia contro l’ordinanza del tribunale del Riesame che, il 18 marzo scorso, aveva convalidato le misure cautelari contro il fondatore di Fastweb.


In quell’occasione, gli avvocati Pier Maria Corso ed Antonio Fiorella, punteranno ad un duplice obiettivo: in primis, ottenere  la piena libertà di Silvio Scaglia, ancora agli arresti domiciliari ad Antagnod in Val d’Aosta. Inoltre, i difensori contesteranno l’esistenza di “gravi indizi” (“anzi – puntualizza il professor Fiorella – la stessa esistenza di indizi”) nei confronti di Scaglia, circostanza evocata dall’ordinanza del gip Aldo Morgigni per giustificare il regime degli arresti.


Il ricorso contesta, a proposito del primo punto,  l’assoluto difetto delle esigenze di custodia cautelare. Silvio Scaglia, si ricorda, si è offerto spontaneamente alla giustizia rientrando prontamente in Italia per mettersi a disposizione degli inquirenti. Ma il fatto che Scaglia si sia spontaneamente consegnato  è la prova che non c’era volontà di inquinare prove. Non solo,  per lo stesso motivo cade pure il rischio della cosiddetta reiterazione del reato, contro cui gioca pure il fatto che sono passati tre anni dalle operazioni rilevanti contestate a Scaglia.


“In questi tre anni – sottolinea l’avvocato Fiorella – non è successo niente che potesse mettere in dubbio la limpidezza dell’operato  di Scaglia. “E’ la prova lampante che manca  qualsiasi elemento che possa far sospettare l’intenzione di reiterare un supposto reato.  Non esistono, quindi (né sono mai esistite) ragioni che giustifichino la limitazione della libertà per Silvio Scaglia.


I legali contestano, inoltre, l’esistenza di “gravi indizi” (anzi, di indizi tout court) nei confronti dell’ex presidente ed azionista di Fastweb. “L’ordinanza – spiega Fiorella – è fondata su un sillogismo astratto: l’imputato, si legge, era il vero dominus aziendale. Ergo, non poteva non sapere che era in corso la commissione di un reato”. “Ma  l’ingegner Scaglia – ribatte il legale – è stato la prima vittima della frode fiscale architettata da una sapiente mano truffaldina.  Viene così meno il presupposto del sillogismo dell’accusa: Scaglia e Fastweb sono le vittime inconsapevoli di una raffinata manovra fraudolenta”. Per questo, ribaltando il sillogismo, appare evidente che Scaglia non poteva sapere che era in atto una truffa contro di lui.


Queste, in sintesi, le principali motivazioni alla base del ricorso in Cassazione dei legali di Silvio Scaglia, che non escludono di sollevare altri argomenti, altrettanto rilevanti ma di natura più “tecnica” in una giornata di lavoro piena per i magistrati: il caso Scaglia, infatti, figura al n.21 dei 26 ricorsi pendenti quel giorno.


11 Commenti a “Niente indizi contro Silvio Scaglia: liberatelo”

  • giovanni:

    DELLA SERIE: MA DOVE SONO FINITI I VERI GIORNALISTI?

    In difesa
    di Enzo Tortora

    di ENZO BIAGI

    Signor Presidente della Repubblica, non le sottopongo il caso di un mio collega, ma quello di un cittadino. Non auspico un suo intervento, ma non saprei perdonarmi il silenzio. Vicende come quella che ha portato in carcere Enzo Tortora possono accadere a chiunque. E questo mi fa paura. (…)

    Tortora è denunciato da un tale Pandico che fa il suo nome dopo tre interrogatori: guarda caso, un personaggio così popolare non gli viene in mente subito. Le conferme vengono da un certo Barra, conosciuto nell’ambiente come “O’ animale”: è lui che parla dello “sgarro”, e che fa andar dentro il sindaco D’Antuono, rilasciato poi al trentanovesimo giorno di detenzione per mancanza di indizi. (…)

    Gli avvocati che difendono il presentatore non hanno potuto leggere neppure i verbali degli interrogatori del loro assistito; ci sono periodici che hanno pubblicato i testi delle deposizioni dei due camorristi accusatori.Chi glieli ha dati? Ogni mattina, la stampa, ha ricevuto la sua dose di indiscrezioni: Tortora fu iniziato col taglio di una vena, Tortora ha spacciato droga per 80 milioni e non ha consegnato l’incasso, Tortora ha riciclato denaro sporco, Tortora era amico di Turatello: smentisce la madre del bandito, smentisce, ed è a disposizione, il suo braccio destro. Nessun segno sui polsi. Ma ci sarebbe la conferma di una “contessa”: che non può testimoniare, perché, guarda caso, è morta. C’è la prova che dovrebbe mettere in difficoltà Tortora: una lettera di Barbaro Domenico per dei centrini andati perduti alla Rai. Esiste un carteggio tenuto dall’ufficio legale della Tv di Stato, ma non significa nulla. Conta, invece, la parola di due assassini.

    Poi ci sarebbe l’altro seguace di Cutolo, che messo in libertà avrebbe dovuto far fuori il compare Tortora che ha tradito, tanto è vero che ha scritto il nome dell’autore di “Portobello” nella sua agenda che è come se Oswald avesse segnato sul calendario: “Mercoledì: sparare a Kennedy”. E’ pensabile che i misteriosi tipi che stanno sconvolgendo la nostra vita, per far fuori uno (…)abbiano bisogno di aspettare che un detenuto torni in circolazione? Si ha l’impressione che, dopo aver messo le manette a Tortora, si stiano cercando le ragioni del provvedimento. (…)

    • Bruno:

      Terribilmente inquietante rileggere questo pezzo di Biagi su Tortora.
      Sembra l’originale della fotocopia di oggi per alcuni versi. Un sacco di passaggi sono simili alla vicenda odierna. Uno su tutti:
      “”Si ha l’impressione che, dopo aver messo le manette a Tortora, si stiano cercando le ragioni del provvedimento”"
      Alla luce delle recentissime rivelazioni del “pentito” e accusatore, poi…
      Vengono i brividi.
      Anche perchè nessuno sembra aver imparato nulla da quella vicenda. Compresi gli altissimi vertici dello stato: spettatori quasi silenziosi, mi verrebeb da dire un po’ amorfi e disinteressati alle vicende dei cittadini. Al di là di qualche monito di routine, qui e là.
      Credo sarà un bel giorno quando un magistrato dirà, in casi simili, “ho ricevuto un’ingerenza da parte dei miei superiori affinchè questa questione venga risolta al più presto”"
      Ma non avverrà mai, mi sa. I meccanismi di autodifesa del “gruppo” prevalgono.

  • maddalena:

    Ciao Silvio! ho seguito con stupore e sincero dispiacere tutta la tua vicenda… Naturalmente t sono vicina e spero che prestissimo ( tutti aspettiamo con impazienza la Cassazione del 25/ 6 )tutto questo finisca per te, e per Monica e i ragazzi . T abbraccio con affetto. Maddalena

  • giovanni:

    Fin quando i Giudici ed i PM come capaldo, Morgigni e D’Arma continueranno ad appartenere alla stessa carriera, a fare percorsi congiunti e a potersi scambiare i posti, magari nella stessa provincia (e pensate quanto ciò si aggravi nelle piccole province), non se ne verrà fuori. La separazione NETTA delle carriere è l’unica soluzione. E poi una legge che estenda ai magistrati almeno gli stessi principi che, in materia di valutazione delle responsabilità, valgono per tutti gli altri pubblici dipendenti. Se sbagliano, paghino di tasca loro i danni prodotti, non che è lo Stato a provvedere, mentre loro restano impuniti. Comunque, per ingegneri e manager della Telecom Italia sparkle, sta per avvicinarsi la scadenza del quarto mese di sequestro a Rebibbia. Le istanze di scarcerazione sono state tutte vane, anche se non è dato capire per quale motivo siano (ancora) dentro. la verità è che sono ostaggio di giudici e pm troppo presi dai loro affari da potersi occupare a fondo e con animom sereno della vicenda.
    Rilancio, allora, l’idea di fondare un comitato per l’accertamento delle responsabilità civili, penali ed amministrative dei magistrati che hanno trattato questa causa. Civilmente, con gli strumenti di legge oggi azionabili, dobbiamo far capire loro che NON si può andare avanti così.

  • Bruno:

    Voglio assolutamente evitare toni politici o, peggio, partitici, non è il luogo, anche se vi sono delle responsabilità in simili vicende in quell’area. Da uomo della strada, con chiara ignoranza in tema giuridico, non posso non notare che un personaggio molto altolocato nell’ambito delle gerarchie statali, indagato e processato per fatti piuttosto gravi, è stato dapprima assolto in 1° grado, poi recentemente imputato in 2° grado. Ora sicuramente ricorrerà alla Cassazione (mi sembra normale). Tutto questo iter senza passare neppure un’ora in camera di sicurezza o coatto al proprio domicilio. Pur, non si può non notare, con ampie possibilità di reiterare reati simili, inquinare le prove e via dicendo. Con riflessi nazionali piuttosto rilevanti se ciò accadesse. E continua ad occupare un posto di alto rilievo nello stesso ente che l’ha visto imputato (assolot e condannato). Ha ricevuto anche manifestazioni di stima da altissime cariche dello stato, le sue dimissioni (di forma?) sono state rifiutate. Sì è data molta pubblicità alla classifica frase “Confidiamo nell’operato della giustizia e dei tribunali” (a volte questi mi appaiono dei messaggi!) oppure l’altrettanta celebre frase “Ognuno è innocente sino al pronunciamento definitivo”, vale a dire l’ultimo grado di giudizio.
    Ecco, l’uomo comune si chiede quindi come siano passati – in questa vicenda – quasi 114 giorni da quando Silvio Scaglia (ed altri) hanno visto preclusa la loro libertà, non abbiano neppure avuto uno straccio di rinvio a giudizio, siano stati pigramente e distrattamente (questa è l’impressione) interrogati un paio di volte, non possano certamente reiterare il reato, non abbiamo accesso a documenti da alterare, nulla da inquinare, siano totalmente ininfluenti a persone che ancora gravitino in quelle società coinvolte e, infine, non facciano neppure più parte di quelle società.
    Tra l’altro, le prove, per essere inquinate, devono esserci.
    E se ci sono, in questa vicenda, che dura da anni, come indagine, dovrebbero già essere state ampiamente acquisite e ben congelate.
    Altrimenti sono pure supposizioni (e non vado oltre).

    E’ più grave un certo tipo di eventuale reato fiscale (tutto da appurare) rispetto ad aver mentito (termine eufemistico) nell’ambito del proprio alto ruolo istituzionale e di cosiddetto servitore dello stato. In una vicenda che travalicato i confini nazionali toccando anche i diritti umani.

    Ci sono due pesi e due misure?

    Ci sono ruoli o fatti per cui uno è perdonabile sempre e comunque?

    Chi si erge a “giudice” ultimo di queste vicende?

    Sicuramente (o quasi, sappiamo che è sempre questione di interpretazioni, e quello è spesso il punto debole) ci verrà detto che è tutto normale, tutto legale, tutto giuridicamente perfetto, tutto aderente e commisurato ai fatti, tutto ineccepibile.
    Ma il dubbio, per il cittadino comune, resta, anzi si rafforza e questi inizia a provare sconforto e timori per questo Paese (cioè per i suoi abitanti).

  • John Percival:

    I am very hopeful the court hearing on June 25th results in Silvio’s full release and gives him back his freedom. The entire case by the prosecutors seems to be based on their contention that a CEO (any CEO of any company) leading a company which has experienced a fraud, must be guilty simply due to his executive position at the company. This is nonsensical and I cannot believe any court would convict a person on this supposition. Let us hope for a just outcome here!

  • Talita:

    Spero che la Cassazione ricordi bene l’etimologia del suo nome: da “cassare” = cancellare (gli errori).

    Spero anche che svolga ottimamente la sua funzione, anche rammentando quanto ci costa.
    Moltissimo.
    Tanto da essere una specie di “pietra di paragone” invalicabile, al fine di moderare gli appetiti insaziabili dei nostri burocrati di Stato.

    Leggiamo:
    “L’esecutivo ha infatti approvato il regolamento preparato dal ministro della Pubblica amministrazione Brunetta in attuazione della Finanziaria 2008, la seconda e ultima del governo Prodi.
    Non si potranno superare i 311mila euro «che corrispondono allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione», ha dichiarato il titolare della Funzione pubblica. Non nascondendo la propria soddisfazione perché ora i cittadini conoscono finalmente quanto guadagnano i magistrati di punta della suprema Corte.
    «Sono 261mila euro di base, cui si aggiungono 50mila euro per il Csm», ha detto”.

    (‘Il Giornale’, 11 giugno 2010 – “Ecco gli uomini d’oro con il compenso salvato dalle forbici” di Gian Maria De Francesco)

  • Armando:

    IN BOCCA AL LUPO!!!

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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World