Truffe Carosello: perché Scaglia poteva non sapere (5)


Il Verbale del Comitato di controllo del 29 agosto 2003 di e.Biscom conferma: “Il business delle Phuncards è regolare, si può andare avanti, apportando qualche modifica allo Statuto”. Scaglia ai PM: “La ripresa delle attività fu una conseguenza del parere positivo del presidente del Comitato e fu una decisione precisa a livello di Consiglio”.


Nella ricognizione fin qui condotta si è più volta sottolineata l’importanza del Verbale che accompagna la riunione del Comitato di Internal Audit del 29 agosto 2003. Si tratta infatti del documento che sancisce in modo inequivocabile il corretto funzionamento della governance aziendale. Ma non solo: rivela come l’affare “Phuncards” apparisse agli occhi di tutto il top management, compreso ovviamente Silvio Scaglia, un’attività “regolare” e “conforme” sotto ogni profilo, salvo il particolare (suggerito da consulenti legali “esterni”) di dover procedere ad una parziale modifica dello statuto societario.


Nelle settimane precedenti sono accaduti, in serie, alcuni fatti:


1) Il Comitato del 14 luglio ha deciso di condurre “approfondimenti” sul business delle prepagate dopo che sono emerse “criticità” di cassa;


2) L’Ad Angelidis il 15 luglio ha bloccato l’attività, tramite mail inviata al direttore generale Alberto Trondoli, al direttore affari legali Giovanni Moglia e, per conoscenza, a tutto il top management;


3) Il 30 luglio il presidente del Comitato di controllo Carlo Micheli ha scritto una mail aziendale interna dove dichiara al top management: “Ho ricevuto oggi il parere del prof. Rossi… non vedo controindicazioni a proseguire durante il mese di agosto in attesa del Cda”.


Si arriva così all’appuntamento del 29 agosto presso la sede di Milano in via Broletto 5.


Alla riunione partecipano: Carlo Micheli (Presidente) e Mario Greco, membro del Cda in qualità di amministratore indipendente. Mentre Gianfelice Rocca, anch’egli amministratore indipendente, risulta “assente giustificato”. Sono poi  presenti: Silvio Scaglia (presidente del Cda), Emanuele Angelidis (Ad) e Vittorio Terenghi (presidente del Collegio Sindacale). Assiste anche Paolo Fundarò (manager “operativo” del Comitato di Internal Audit, ndr.)”. Infine Mario Rossetti (direttore finanziario) è chiamato a svolgere le funzioni di segretario.


Si legge:


Carlo Micheli invita dunque Paolo Fundarò ad illustrare, sulla base della documentazione distribuita e allegata al presente verbale sub A, le attività svolte a tal fine.


Segue il  passaggio più delicato che occorre riportare per intero:


1) Il dottor Fundarò informa che sono stati condotti incontri di approfondimento con il Gruppo CMC, fornitore italiano delle carte prepagate, e con i clienti inglesi di LBB Trading Limited e Premier Global Telecom Limited. Da tali colloqui è emerso che le società clienti di Fastweb svolgono regolare attività di trading di carte prepagate che vengono vendute in esenzione d’IVA ad altri distributori in paesi dell’UE, ad esclusione dell’Italia e del Regno Unito;

2) Il dottor Fundarò prosegue ed informa che, onde valutare ogni aspetto (fiscale e civilistico) dell’attività in esame, sono stati richiesti dei pareri a professionisti e sono stati condotti approfondimenti dal parte del Collegio Sindacale;

3) Da tale analisi è emersa la liceità dell’attività in parola, con ulteriore conferma della regolarità fiscale e contabile. È stato unicamente sollevato qualche dubbio sul fatto che la commercializzazione dei servizi di terzi sia effettivamente riconducibile alle previsioni dell’oggetto sociale di Fastweb, e ciò sul presupposto che l’attuale formulazione sembra circoscrivere l’attività sociale ai servizi propri di Fastweb. Alla luce di tali considerazioni, è stato suggerito di contenere tali transazioni entro un ambito limitato rispetto alle attività complessive dell’impresa;

4) Peraltro, onde evitare ogni possibile fraintendimento ed eliminare ogni profilo di incertezza sull’attività in esame, il Cda di Fastweb ha provveduto immediatamente a convocare l’assemblea straordinaria per integrare l’oggetto sociale, al fine di rendere esplicita la facoltà di commercializzare anche servizi a terzi.

Null’altro essendovi da discutere, la riunione è chiusa… previa approvazione del presente verbale.


Ricapitolando, dal Comitato escono le seguenti informazioni:


1) I clienti svolgono “regolare attività di trading”;

2) Si è fatto ricorso al “parere di professionisti” (studio Rossi, ndr.);

3) La materia è stata analizzata dal Collegio Sindacale;

4) Vi è consenso sulla “liceità dell’attività”;

5) Emerge solo qualche dubbio sull’oggetto sociale di Fastweb (lo Statuto, ndr.);

6) Il Cda convoca l’assemblea straordinaria per “eliminare ogni profilo di incertezza” di natura appunto statutaria.


Risulta evidente che sono queste (e non altre) le informazioni di cui dispone in quel momento Silvio Scaglia. Ed è su queste (e non altre) che  Scaglia rivendica la propria estraneità ed innocenza.


Dichiara infatti Scaglia ai PM il 12 aprile 2010: “La ripresa delle vendite (delle prepagate, ndr.) fu una conseguenza del parere positivo dato da Carlo Micheli come presidente del Comitato di Internal Audit e fu una decisione precisa a livello di Consiglio, quindi io ne ho partecipato proprio sulla base dell’esito positivo che le verifiche di Internal Audit avevano dato nell’ambito di un Consiglio”.


Insomma, che dietro le Phuncards potesse consumarsi una truffa “ben fatta”, e che Scaglia lo abbia appreso solo “a distanza di anni”, non è solo plausibile ma rinvenibile alla luce di documenti ufficiali e dallo scambio di mail aziendali.


Ma allora perché i magistrati tengono agli arresti il fondatore di Fastweb da oltre 218 giorni? Si tratta di legittimo sospetto o accanimento? È quanto analizzeremo nelle prossime puntate.


12 Commenti a “Truffe Carosello: perché Scaglia poteva non sapere (5)”

  • stefano:

    E aggiungo.. In Italia tutti dicono che il problema è la certezza della pena: mi pare che ci sia una questione più a monte, e cioè la certezza dell’accusa!

    • giovanni:

      Vado ancora più a monte: il problema è la sistema di reclutamento, formazione e “certificazione” di chi espleta le indagini e formula l’accusa e, sempre con riguardo a tali figure, il connesso sistema di rilevazione e sanzione delle responsabilità.

  • Stefano:

    O i PM sono in possesso di una registrazione audio/video di Scaglia che contesta quanto affermato nella documentazione che leggiamo oppure siamo di fronte all’assurdo. Io non capisco neanche dove sia l’ipotesi di reato in base alla quale è stato arrestato e rinviato a giudizio. Questo significa solo che chiunque abbia una responsabilità in azienda può essere accusato di qualsiasi cosa per il fatto stesso che vive e respira.
    Mi pare che questi signori invece di applicare la legge accertando reati (lavoro improbo e senz’altro di profilo elevatissimo) cerchino la comoda scorciatoia di inventarsi i reati, appiopparli al malcapitato di turno, con la complicitá di amici e colleghi. Non mi pare neanche possibile che si sia arrivati a un processo! Capisco Scaglia che, pur di poter dire la sua, speri nell’aula del tribunale.. “Speriamo che mi processino così ho la speranza che qualcuno mi ascolti” Ma siamo veramente alla follia, è come una persona sana che debba sperare nel chirurgo che la opera per dimostrare che non ha nulla.. E i medici di base allora non servono a nulla, le analisi del sangue neanche.. Anzi no, i medici sono quelli che dicono “mmm.. Brutta cera.. Hai l’appendicite.. Operare!” nessun dolore all’addome, niente febbre, valori nella norma.. Finire sotto i ferri per dimostrare di non avere nulla! Questi non sono la soluzione, sono IL problema!

    • Amilcare:

      La colpa non é il fatto stesso che vive e respira, ma di essere un abile manager e imprenditore che osa fare concorrenza agli ” ex ” monopoli statali e in quanto capitalista che si é arricchito va punito, del resto un buona metà dei padri fondatori della Repubblica Italiana erano di casa nell’ex Unione sovietica dove impararono certi sistemi stalinisti.
      Se l’Italia vuole uscire da questo stato di fatto deve cambiare la sua costituzione, ma non con i politici che si ritrova oggi, sia di qua che li la tanto per intenderci.

      • Bruno:

        Evito sempre la politica in questo blog perchè la trovo fuori luogo. Ma chiamare in causa i padri fondatori della Repubblica mi pare eccessivo. Premesso che come dici e quelli che “indichi” non rappresentavano la maggioranza, non vi è più traccia di loro da diversi anni tra le sfere di potere. E non credo si possa addebitare alla Costituzione in toto le nefandezze di alcuni magistrati, anche quand’anche questa conceda loro autonomia. Gli attuali governanti, poi, non parrebbero essere figli dei padri costituenti, eppure, non sembrano intenzionati a porre rimedio ad una serie di storture come quelle cui stiamo assistendo su questo blog. Se metteranno mai mano alla voce “giustizia” lo faranno con ben altri fini (perdonatemi l’involontario gioco di parole) e non cambierà di una virgola la struttura di vicende come questa (e di tante altre). Ma al di là dei conflitti d’interesse palesi dei governanti, un punto chiave non è mai stato preso neppure in considerazione durante qualche dibattitto, neppure “parrocchiale”: come disciplinare la responsabilitò dei magistrati che, alcuni ripetutamente, sbagliano, che annunciano a tutto il mondo fantasmagoriche inchieste che poi si sgonfiano nel nulla. Come far sì che si assumano un minimo, veramente minimo, carico di responsabilità? Come evitare che collezionino (come sembrano fare alcuni) una serie di “infortuni di percorso”?

  • Cesare:

    se si tratta di “legittimo sospetto” non si comprende xchè sono stati messi in galera ing. Scaglia, dott. Rossetti e NON anche tutti gli altri componenti CdA.
    Se invece si tratta di accanimento è lecito pensare che si è preso il personaggio più in vista x creare scalpore attorno a questo caso e farsi ricordare ad imperitura memoria.
    Eppoi, quando il disastro è stato fatto, è oggettivamente difficile riconoscere che è stato preso un grande abbaglio. (quindi meglio confermare ad oltranza la tesi e passare la patata bollente ad altri).

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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World