Di Girolamo: all’inizio sembrava tutto lecito


I business “Phuncard” e “Traffico Telefonico” avevano alle spalle alcune “società sicuramente operative”, non fittizie. Inizialmente “per quello che mi riguardava, era un’attività assolutamente lecita; nel corso del tempo ho avuto invece indicazione che non lo fosse” Così in aula, ascoltato dai PM, l’ex senatore del PdL. Nel pomeriggio udienza sospesa, dopo che Gennaro Mokbel è stato colto da malore


Nicola Di Girolamo, l’ex senatore del PdL, imputato per reato connesso in relazione al processo per la “frode Carosello”, non sapeva. Non aveva cioè capito, all’inizio, che dietro alle operazioni “Phuncard” e “Traffico Telefonico” si nascondesse un meccanismo per frodare l’erario. Al contrario, gli sembrava tutto regolare.


Secondo Di Girolamo, molte delle società coinvolte erano sicuramente operative in relazione ai business “Phuncard” e “Traffico Telefonico”. Solo in seguito venne a conoscenza del fatto che l’organizzazione aveva posto in essere un sistema per evadere l’Iva.


In particolare Di Girolamo, nel ricostruire la vicenda legata alle Phuncard, ha ricordato come alla fine del 2003, su richiesta di Carlo Focarelli, ebbe in qualità di avvocato uno scambio telefonico con l’Ufficio legale di Fastweb nel corso del quale fece presenti possibili “azioni legali” di diffida, dopo che l’azienda aveva comunicato di voler interrompere il contratto. A tal proposito l’ex senatore ha anche spiegato le motivazioni fornite da Fastweb, e cioè che pur a fronte di un margine di guadagno per l’azienda tlc, si determinava un’uscita di liquidità che non rendeva interessante il proseguimento di un’operazione commerciale che, tra l’altro, appariva poco in linea con il core business della società.


In mattinata, prima della testimonianza di Di Girolamo, la Procura ha intanto presentato un’istanza di “sospensione” dei termini di custodia cautelare nei confronti degli imputati ancora ristretti. Una richiesta motivata – sostengono i PM – da un dibattimento che presenta “difficoltà particolarmente rilevanti”, sia in relazione al numero degli imputati, sia in relazione alla complessità di accertamento dei fatti e degli “esperimenti probatori”. Da qui la richiesta di “congelamento” dei termini cautelari, affinché nei prossimi mesi non si aprano le porte del carcere o degli arresti domiciliari per alcuni detenuti.


L’istanza ha però sollevato i dubbi e le riserve di alcuni avvocati difensori che hanno chiesto un “termine a difesa” (ovvero una data entro la quale replicare alla richiesta dei PM), che il Tribunale ha accolto, fissando la discussione entro il 27 giugno prossimo.


Nel pomeriggio l’udienza è stata poi sospesa in seguito ad un malore di Gennaro Mokbel. Si riprende il prossimo 9 marzo.


8 Commenti a “Di Girolamo: all’inizio sembrava tutto lecito”

  • giovanni:

    Il loro problema è che devono provare quel che non è provato e che, per errori investigativi, non è più provabile (né in negativo né in positivo). D’altronde, la loro richiesta è figlia della contraddizione che è stata creata dalla stessa magistratura quando ha pensato di poter disancorare il giudizio immediato dall’evidenza della prova, così come si verifica in questo processo. D’altronde, arrivare ad un giudizio immediato dopo anni di indagini con prove tanto claudicanti è indice di un’arroganza e faciloneria che abbiamo ben imparato a conoscere.

  • sole:

    Salve a tutti, fermo restando che sono contenta della scarcerazione dell’Ing. Scaglia e di altre persone legate a fastweb e telecom, vergognosamente tenute in stato di detenzione per 12 mesi,sono inorridita da ciò che sta accadendo e soprattutto la cosa che mi fa più disgusto è il fatto che non se ne parli più a livello mediatico, soprattutto per lo scandalo della richiesta di sospensione dei termini di custodia cautelare.Ricordiamoci che il giudizio immediato viene richiesto escusivamente a fronte di una PROVA EVIDENTE!! Se la sono persa??? Sono coinvolta in questa vicenda e mi sento estremamente impotente, non riesco a capire dove si vuole arrivare!!!!! si parla tanto di corruzione all’esterno, ma incomincio ad avere dei seri dubbi su questa giustizia, e la prossima volta che sentirò dire LA GIUSTIZIA E’ UGUALE PER TUTTI!! non esiterò un momento a gridare al vento che è tutto FALSO! COSTRUITO! e soprattutto ORGANIZZATO!!

  • Cesare:

    Certo che siamo un Paese “strano”.

    Appare un utilizzo di pesi diversi nel trattare amministratori di aziende in default,richieste di anni di pena, eppure ancora alla guida di grandi Corporations.

    Nel caso degli amministratori di Fastweb tanto x non sbagliarsi, presi tutti (quasi) con rete a strascico e privati della libertà personale per un anno e tentato di commissariare l’azienda.
    Basta guardare come si comportano i Manager USA (che si dimettono – o vengono dimissionati) nel momento in cui non hanno più i requisiti etici x rimanere a capo dell’azienda per comprendere alcuni motivi per cui gli investimenti (stranieri) non arrivano in Italia.

  • kiki:

    Questa richiesta mi sembra una cosa assurda…Ma nemmeno un assassino ha questo trattamento…qui, cone dice Francesco sono persone ancora innocenti…Perchè devono scontare una pena adesso e non poter difendersi con tutti il loro diritti stabiliti dalla Costitituzione?
    Ma dove vogliono arrivare? Non gli basta ai signori PM i danni che già hanno procurato sino adesso?
    Si, è vero, che la giustizia deve fare il suo corso…ma non in questo modo….
    Che vergogna!!!

  • stefano:

    Questa poi.. a me suona di palese ammissione di incapacità professionale.. anni e anni di indagini, per dover dire “abbiamo bisogno di più tempo”?! Ridicoli, davvero ridicoli

  • Francesco:

    prolungare la carcerazione… e così le inefficienze del sistema giudiziario si scaricano su persone innocenti fino a prova contraria.

Lascia una replica per sole

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World