Fattore Umano | Viaggio nell’illegalità delle carceri italiane


Un reportage di Radio Radicale all’interno degli istituti di pena «per riempire il vuoto di solitudine in cui è confinata questa umanità dolente». Un insieme di testimonianze drammatiche, tra cui i detenuti di Favignana reclusi in un bastione del XII secolo fino a 7 metri sotto terra. A colloquio con gli autori del “viaggio”: Simone Sapienza (Fainotizia.it) e Valentina Ascione (Ufficio Stampa On. Bernardini e Radicali)


Come è nata l’idea di questo “viaggio”?

Ascione: È nata per rompere il silenzio sulle carceri italiane, cioè «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile», come l’ha definita il Presidente Napolitano. I Radicali se ne occupano da almeno trent’anni, visitano le carceri compreso a Natale, Pasqua e Ferragosto. Lo scopo è anche quello di riempire, almeno per qualche ora, la solitudine di questa umanità dolente, mentre fuori ci si riunisce per festeggiare con i propri affetti. Eppure l’attenzione della grande stampa resta bassa. Perché? Bianca Berlinguer, che dirige una delle poche testate sensibili al tema, ha dichiarato che fare informazione sul carcere è difficile poiché mancano immagini recenti degli ambienti penitenziari. Con l’inchiesta di Radio Radicale vogliamo contribuire a risolvere il problema e mettere a disposizione dei nostri colleghi, e non solo, il patrimonio di testimonianze che stiamo raccogliendo.


Finora cosa avete visto, e quali le prossime tappe?

Ascione: Il nostro viaggio è partito dalla Sicilia. Giarre, in provincia di Catania: un piccolo istituto nato come struttura a custodia attenuata per tossicodipendenti che però, a causa del sovraffollamento, ospita anche detenuti in regime di media sicurezza, con forti ripercussioni sul lavoro di agenti, operatori e sulla funzionalità stessa del carcere. Poi siamo entrati nella Casa circondariale di Messina, che ospita uno dei reparti peggiori del Paese: la cosiddetta “Sosta”.

Sapienza: Abbiamo provato a vedere le condizioni del nuovo carcere, ancora non aperto, ma già inaugurato innumerevoli volte a Gela…

Ascione: A Gela abbiamo ripreso l’esterno di un carcere nuovo di zecca che da 50 anni aspetta di aprire i battenti, il viaggio è proseguito 7 metri sotto terra, tra i detenuti e gli internati di Favignana reclusi in un bastione del XII secolo.

Sapienza: Poi siamo andati a Favignana, dove un nuovo carcere sta per essere inaugurato, ma il vecchio difficilmente riuscirà a chiudere con questo sovraffollamento.

Ascione: Poi all’Ucciardone di Palermo. La settimana scorsa a Sassari, alla casa circondariale “San Sebastiano” e presto visiteremo in carcere di Brescia “Canton Mombello”.

Sapienza: Ma il nostro viaggio proseguirà ancora…


Quali le difficoltà riscontrate?

Sapienza: Il direttore di un carcere è un padrone di casa. Prima dell’arrivo degli ospiti si preoccupa di tirare a lucido le sezioni e spesso preparare delle storie che non facciano passare la sua amministrazione come inefficace. Ma la realtà è che con le scarsissime risorse a disposizione spesso anche i migliori padroni di casa non possono fare molto.

Ascione: È difficile convincere i direttori degli istituti che è nel loro interesse mostrare le condizioni vergognose delle nostre galere e le problematiche cui sono costretti a far fronte ogni giorno. Siamo convinti infatti che non siano soltanto i detenuti a soffrire per l’emergenza, ma l’intera comunità penitenziaria. Eppure alcuni di loro preferiscono nascondere la polvere sotto il tappeto, correre ai ripari con pulizie straordinarie e riverniciature in extremis, e indirizzare l’occhio della telecamera verso le sezioni più vivibili.


Una realtà dura da raccontare…

Sapienza: Dopo aver visitato 5 carceri hai già mille volti e mille storie che ti rincorrono. Come quelle degli immigrati internati a Favignana: persone che pur non avendo commesso nessun reato per un motivo o per un altro vengono ritenuti pericolosi. Così sono arrestati e spediti nelle “case lavoro”, assistiti da psicologi. Però a Favignana praticamente gli psicologi non ci sono e non esiste possibilità di lavoro. Ovviamente se non lo trovi non puoi avere la libertà. Dunque questi rimangono dentro in regime di “ergastolo bianco”. Tra loro moltissimi immigrati che non hanno nessuno in Italia disposto a fornirgli una residenza e un contratto. Così sono costretti in celle come gli altri detenuti: venti ore al giorno, con solo due ore la mattina e due la sera per uscire davanti alla cella dove c’è un passaggio di pochi metri quadrati. Un incubo.

Ascione: Sì, gli internati… i detenuti “in attesa di reato”.  E i molti sfollati dalle carceri del Nord, trasferiti a centinaia di chilometri dalle proprie famiglie che non possono fargli visita perché non hanno i soldi per affrontare il viaggio. I primi a essere spediti, come pacchi, lontano da casa sono gli stranieri, ma anche loro hanno genitori, compagni e figli in Italia. E alcuni non li vedono da anni.


Cosa chiedono i detenuti?

Sapienza: Chiedono di pagare per quello che hanno commesso ma non essere torturati. Chiedono il rispetto della legge e degli standard previsti da numerose convenzioni e dagli stessi regolamenti penitenziari. Oggi tutti chiedono l’amnistia, per aiutare anche i magistrati a fare il proprio lavoro. Oggi in Italia finisce in carcere solo chi non ha i soldi per pagarsi l’avvocato capace di portare il processo in prescrizione. Si registrano circa 170 mila prescrizioni l’anno, delle quali almeno il 70% matura nei cassetti dei PM, prima ancora di arrivare dinanzi a un GIP…

Ascione: I detenuti, insomma, chiedono nulla più di quanto sancito dalla Costituzione e dall’ordinamento penitenziario. Una pena che tenda alla rieducazione e condizioni detentive all’altezza di un paese civile. Chiedono di lavorare e studiare, così da potersi reinserire con più facilità una volta fuori. E poi chiedono tempi certi. Non dobbiamo dimenticare che il 40% della popolazione detenuta è in attesa di giudizio e che, come suggeriscono le statistiche, la metà sarà riconosciuta innocente. Ma per quasi tutti la richiesta più urgente è quella di un’amnistia.


Per seguire il viaggio di Valentina Ascione e Simone Sapienza nelle prossime settimane è possibile vedere e condividere i loro servizi attraverso questi link che saranno costantemente aggiornati:




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