Fattore Umano | Il carcere in Italia? Peggio del recinto dei maiali



Ai suini più spazi che ai detenuti. Compreso il diritto di «girare facilmente», non subire «rumori costanti» e non vivere «isolati» dai propri simili. Così la Direttiva Ue del 2008, recepita in luglio scorso anche in Italia


Era ora. Da qualche mese in Italia anche i maiali hanno dalla loro parte la certezza del diritto. Soprattutto in materia di stabilitura, cioè di alloggiamento.  Da quando cioè il 7 luglio scorso il Presidente della Repubblica (visti gli articoli 76, 87 e 117 della Costituzione… ), ha controfirmato il Decreto legislativo 122 del Consiglio dei Ministri, in attuazione della Direttiva 2008/120/CE sulle «norme minime per la protezione dei suini».



Qualche esempio? «I recinti per i verri (classico suino in pubertà, ndr.) devono essere sistemati e costruiti in modo da permettere all’animale di muoversi e avere il contatto uditivo, olfattivo e visivo con gli altri suini». Insomma, è vietato che stiano in isolamento (a differenza dei detenuti umani… ). Ma non solo: «Il verro deve disporre di una superficie libera al suolo di almeno 6 mq». E ancora: «Qualora i recinti siano utilizzati per l’accoppiamento, il verro adulto deve disporre di una superficie al suolo di 10 mq e il recinto deve essere libero da ostacoli». Va da sé che tale summa di regole, con le dovute specifiche, entra nei dettagli anche per scrofe adulte e scrofette (maialine in pubertà), fino ai lattonzoli, dalla nascita allo svezzamento.


È certamente un grande esempio di civiltà e cultura del diritto. E di psicologia, se è concesso dirlo. Perché si parla di animali che «possano girare facilmente», avere mangime «a sufficienza», non essere «aggrediti in situazione di competitività». E, in aggiunta, che nei loro fabbricati non vi debbano essere «rumori costanti o improvvisi» e che la luce «di intensità misurabile in almeno 40 lux», debba restare accesa o filtrare dalle finestre per parecchie ore al giorno. Regole che devono valere per «qualsiasi luogo, anche all’aria aperta, in cui gli animali sono allevati o detenuti, anche temporaneamente». Prima di finire sulle tavole….


Per carità, anche per i detenuti umani le regole non mancano. E sono precise. Peccato che vengano ignorate dallo Stato, a partire dal cronico stato di illegalità dovuto al sovraffollamento delle carceri. Già, perché per i maiali è tassativamente vietato “sovraffollarli”, si rischiamo multe pesanti e la chiusura dei recinti. Per i detenuti umani no, si può stare anni in carceri disumane, ben al di sotto dei 7 metri quadri minimi previsti, accatastati in letti a castello, con le docce a singhiozzo d’estate e d’inverno, senza che a nessuno venga in mente di chiuderle. Così non si contano più i ricorsi e le denunce «per tortura e/o danno esistenziale» dei detenuti italiani che si rivolgono alla Corte di Giustizia europea, chiedendo il diritto al risarcimento. E quasi sempre lo ottengono. Ma tanto, si sa, paga Pantalone…


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