Fattore Umano | Basta Orchestra, al lavoro!


55 suicidi da gennaio, nessuna politica di reinserimento, ma per il ministro Palma il carcere è solo «sotto stress». E smantella la Banda del Corpo di Polizia Penitenziaria. Gli «ispettori orchestrali» faranno turni di guardia tra le mura. Salvo impegni di «evento musicale istituzionale»


L’ultimo che si è impiccato era un detenuto di origini marocchine, 29 anni, nel carcere genovese di Marassi. Lo ha fatto con delle strisce di stoffa ricavate dalle lenzuola in dotazione nella sua cella. È il 55° che si uccide da inizio anno. Una cruda contabilità che dice che ogni settimana se ne ammazza un po’ più di uno. La settimana prossima, statisticamente, se ne ammazzerà un altro. Non sappiamo chi, ma qualcuno lo farà.


Eppure, per il ministro Palma il sistema penitenziario, è solamente sotto «stress». Ed è noto quanto lo stress porti al suicidio. Forse sarebbe il caso di chiamare le cose con il loro nome, e dire che le galere sono piene di disperati. Al punto da togliersi la vita. Come si è capito, ascoltando il capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e del Corpo di polizia penitenziaria del Ministero della giustizia, Franco Ionta, durante l’audizione del 12 ottobre con la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani al Senato: il sistema penitenziario – ha detto – «vive le difficoltà maggiori dal Dopoguerra ad oggi».


Con un ingresso di circa 1000 unità al mese, e una quota di detenuti che sfiora le 68mila persone, c’è poco da fare. O meglio, come sostiene Ionta, oltre a «le mura e le sbarre», occorre puntare «sul recupero e il reinserimento dei detenuti nella società». E lo si fa poco. In più, ribadisce il capo del DAP, si aggiunge la presenza di numerosi detenuti che «permangono in carcere, in stato di arresto solo per brevi periodi di 2 o 3 giorni». Questo – ricorda Ionta – «è un fenomeno preoccupante: su un ingresso di 90mila persone circa l’anno, 20mila rimangono per 3 giorni, 7 giorni, un mese. Siamo investiti da un vortice di detenuti con scadenze brevi sui quali non si può applicare nessun approccio rieducativo proprio per i tempi».



E in uno scenario così “fuori controllo” anche la polizia penitenziaria fatica a garantire la sicurezza. Il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, denuncia che molti agenti sono costretti a svolgere più posti di servizio contemporaneamente, a causa della carenza di personale. A ciò si aggiunge la carenza di risorse economiche e materiali. Eppure, le “priorità”, per l’Amministrazione Penitenziaria, sembrano altre. Come smantellare la Banda del Corpo di Polizia Penitenziaria restituendo al servizio in carcere gli orchestrali, salvo convocarli in prossimità di eventi musicali istituzionali.





«Una decisione assurda – sottolinea il segretario generale del Sappe, Donato Capece –: gli orchestrali, tutti diplomati presso i Conservatori di musica italiani, verrebbero restituiti al servizio d’istituto in carcere, ma il bello è che rivestono un grado, quello di Ispettore, senza avere alcuna competenza tecnica operativa nel ruolo perchè la loro è una insegna di rappresentanza».


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