Fattore Umano | Pagano: Almeno 50 detenuti al lavoro per l’Expo


«Il rischio è la disperazione, non la rivolta» dice il Provveditore delle carceri della Lombardia




«Almeno 50 detenuti dovranno lavorare per l’Expo». È quanto suggerisce il Provveditore agli istituti di pena lombardi, Luigi Pagano, già direttore del carcere di san Vittore, intervenuto ieri alla Commissione politiche sociali di Palazzo Marino. Pagano ha spiegato che un’iniziativa del genere «creerebbe un effetto a catena essenziale in un momento tragico come quello che stiamo vivendo, dove si corre  il rischio della disperazione, più che la rivolta».


Nel corso dell’audizione Pagano si è soffermato sul tema del lavoro dei detenuti, Interpellato sulle attività lavorative per i “reclusi”, Pagano ha sottolineato la necessità di conciliare costo del lavoro e diritti dei detenuti «altrimenti le imprese coinvolte finiscono per fallire nel giro di 15 giorni». Ricordando il modello di Bollate, Pagano ha inoltre spiegato di avere già «protocolli firmati con Provincia, Comune e Regione», di essere pronti anche per il lavoro all’esterno e di stare aspettando dei «tavoli tra le istituzioni».



In particolare, Pagano ha chiesto al Comune tavoli di lavoro «più ampi, più frequentati e con la continuità che finora è mancata: basta con i Garanti e con le mediazioni, facciamo dei tavoli diretti, noi abbiamo voglia di fare». Quanto al coinvolgimento del terzo settore e alla mancata partecipazione al primo Forum delle politiche sociali, Pagano ha spiegato che «prima è necessario un contatto diretto e istituzionale, poi benvenga anche per il terzo settore». «Il carcere – ha poi concluso – dovrebbe tornare sotto l’egida della sicurezza e non essere sotto le politiche sociali: questa situazione crea una schizofrenia istituzionale che poi noi come carcere paghiamo».


A proposito del sovraffollamento di San Vittore, il Provveditore ha fatto presente che sistemando i reparti chiusi dal 2006 «alla Cittadella della Giustizia, si potrebbero allocare 600 persone». «Dal punto di vista materiale – ha aggiunto – il Comune non può fare nulla, ma le imprese potrebbero invece mettersi insieme per intervenire e rendere questi reparti funzionali» magari con il contributo dI sponsor. Sempre rivolgendosi ai privati, Pagano ha proposto iniziative continue per le prime necessità, carta igienica in primis «che sembra una banalità che fa sorridere, ma già dal 1992 era un problema: per 2200 detenuti calcolammo miliardi e miliardi di spesa». Interpellato sulla proposta di un «kit di uscita» per detenuti, Pagano ha spiegato che sarebbe da preferire un «kit di entrata per l’Aids ma soprattutto l’epatite virale, dovuta al fatto che in celle di 6-7 se non 10 persone tutti usano la stessa lametta e lo stesso spazzolino. Qualche impresa privata che li produce ad esempio potrebe farsi avanti e offrircele».


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