Fattore Umano | Al via lo “svuotacarceri” e il pacchetto giustizia


Il ministro Severino: «Amnistia? Se il Parlamento la vota, non mi opporrò»

 

Via libera del Consiglio dei ministri al pacchetto di provvedimenti messi a punto dal ministro della Giustizia Paola Severino. Innanzitutto, è passato all’unanimità il decreto legge “svuotacarcerì” che consentirà di scontare ai domiciliari gli ultimi 18 mesi della pena ed evitare la reclusione breve di chi deve essere processato per direttissima, facendo ricorso all’uso delle camere di sicurezza dei commissariati idonei. Grazie a questo provvedimento, si calcola che la popolazione carceraria si ridurrà di 3.000-3.500 unità: troppo poco per dare una risposta al sovraffollamento degli istituti di pena (67mila detenuti contro una capienza di 45mila). A questo proposito diversi esperti, tra cui il professor Carlo Federico Grosso, avevano sollecitato il ministro ad affrontare il tema dell’amnistia e dell’indulto.


«Io non ho mai escluso che l’amnistia e l’indulto siano dei mezzi che contribuiscono ad alleviare l’emergenza carceri – ha risposto a distanza il Guardasigilli – ma ho sempre detto che non sono dei provvedimenti di matrice governativa: se questa indicazione verrà dal Parlamento io non la contrasterò».


Intanto il CdM ha anche approvato un’altra proposta, stavolta sotto forma di disegno di legge, presentata dal ministro a proposito della depenalizzazione e le misure alternative alla detenzione. Via libera anche a un Dpr per la «Carta dei diritti del detenuto». Completano il corposo pacchetto giustizia alcune misure per accelerare il processo civile e accorpare alcuni uffici del giudice di pace.


«Il sovraffollamento delle carceri è il primo dei miei pensieri ed è per questo che ho scelto lo strumento del decreto legge», ha spiegato il ministro. «È tempo di mettere mano ad una seria riforma del sistema penitenziario – ha aggiunto –, ma sarei una sognatrice se pensassi di poterlo fare con le forze che mi accompagnano e con i tempi brevi di questo Governo».


Tra le novità figura la possibilità di trattenere per non oltre 48 ore gli arrestati nelle camere di sicurezza della polizia giudiziaria che li ha fermati. Per ora, in realtà, le celle di sicurezza disponibili presso i posti di polizia sono solo 706, e non tutte saranno utilizzabili tramite il Dl “svuotacarceri” perché necessitano di ristrutturazione. Ma queste celle, ha aggiunto Paola Severino, vanno considerate una «soluzione interlocutoria fino a che non si costruiscono carceri nuove». A questo fine il suo Ministero destinerà i 56 milioni di euro che gli sono stati assegnati. Nel frattempo si potrà evitare il fenomeno delle “porte girevolì”, cioè l’ingresso in carcere dei detenuti per pochi giorni prima dell’udienza di convalida del fermo. Così si potranno evitare inutili spostamenti con risparmio di tempi e costi. Poi dopo il termine di 48 ore, il giudice deciderà se confermare l’arresto.


Sarebbero utili interventi di depenalizzazione, ha ammesso il ministro. Ma, sebbene sarebbe necessario modificare le norme sull’immigrazione e gli stupefacenti per ridurre il ricorso alla detenzione per determinati reati connessi all’immigrazione clandestina e al commercio di droga si tratta di «provvedimenti che non si possono assumere in un periodo di tempo così limitato» come quello del Governo Monti.


Ma in questo periodo prenderà vita la «Carta dei diritti del detenuto» che indica «ciò che può fare e ciò che non può fare». La sua prossima applicazione è stata annunciata dal ministro della Giustizia, Paola Severino, al termine del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. È uno strumento che «potrebbe aiutare molto a superare quel disorientamento che pervade chiunque entri per la prima volta in un carcere», sottolinea il Guardasigilli precisando che «verrebbe tradotta nelle lingue più diffuse nella popolazione carceraria più vasta e verrà estesa ai familiari che fin dall’inizio non sanno cosa possono fare, quali vestiti portare». «In questa Carta dei diritti, c’è anche la scelta di prestare il previo consenso all’uso eventuale di mezzi di controllo – conclude – sottolineo eventuale: se dovessero essere applicati mezzi alternativi di controllo è bene avere comunque il previo consenso».


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