Fattore Umano | Libro Bianco sulle carceri, con pagina su Facebook


Questionari ai detenuti, tramite i legali e le famiglie, contro il sovraffollamento. Obiettivo: una class action contro l’amministrazione penitenziaria. Aperto anche uno spazio sul social network. Intervista all’avv. Ermanno Zancla, insieme all’avv. Gino M. D. Arnone, tra i promotori dell’iniziativa




«Stiamo sollecitando altri avvocati, speriamo di smuovere le acque, poi faremo un primo bilancio». Ermanno Zancla, 44 anni, penalista del Foro di Palermo e coordinatore per la Sicilia dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, spiega così l’idea di realizzare un Libro Bianco sulle carceri italiane, a partire da quelle del capoluogo siciliano. Un cahier de doléances – spiega il legale –«frutto di quello che ci diranno i detenuti stessi sulla loro condizione, sugli spazi che occupano, sulle difficoltà che incontrano, tramite un questionario da compilare che mettiamo a disposizione dei loro avvocati e delle loro famiglie».



Un’impresa certo ambiziosa, non facile, ma possibile, come premessa per la tappa successiva, quella di una class action dei detenuti contro l’amministrazione penitenziaria per il sovraffollamento delle carceri e, più in generale, contro le situazioni invivibili (dal riscaldamento ai servizi igienici, dalle ore d’aria al diritto alla salute) e per i tempi di totale e obbligatoria inattività trascorsi in cella, in contrasto col principio del «profilo rieducativo». della pena.


«Nel settembre 2011 – prosegue Zancla – c’è stata una sentenza che si può definire rivoluzionaria, con la quale un giudice del Tribunale di sorveglianza di Lecce ha condannato l’amministrazione penitenziaria a risarcire con una cifra pari a 220 euro un detenuto tunisino, recluso nel carcere di Borgo San Nicola». «Certo, la cifra è risibile, poco più che simbolica – insiste l’avvocato –, ma quel che conta è che il giudice ha accolto il ricorso dove si parla di condizioni disumane e degradanti. È una sentenza che apre una dimensione nuova sotto il profilo giurisprudenziale italiano».


Il caso di Lecce, in effetti, potrebbe fare scuola e diventare il grimaldello per altre azioni individuali o di gruppo, di fronte agli innumerevoli casi di illegalità che si consumano nelle carceri italiane, in netto contrasto con gli standard sanciti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti che fissa paletti ben precisi sullo spazio minimo vitale di ogni detenuto: 7 metri quadri in cella singola, 4 metri quadri per le celle multiple. Mentre, al di sotto dei 3 metri, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo parla chiaramente di una «condizione di tortura».


L’idea di mettere insieme le forze per arrivare ad una class action dei detenuti sta trovando un alleato in Facebook, dove è stata aperta la Pagina Libro Bianco Carceri – L.B.C. «per offrire – come si legge a firma degli avvocati Gino Arnone, Ermanno Zancla, Stefano Bertone e Antonio Fiumara – una finestra costantemente aggiornata con giurisprudenza, dati, statistiche, normativa e opinioni su un problema troppo spesso sottaciuto».

 

«Lancio un appello ai colleghi – conclude Zancla – a riconsegnare rapidamente le schede dei loro assistiti. Entro un mese contiamo di rendere pubblici i primi risultati».


Per ulteriori contatti è possibile scrivere a: arnone@ambrosioecommodo.it e studiolegalezancla@libero.it


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