Fattore Umano | «Cerco la verità su mio fratello»


È l’appello di Marco Longello, gemello di Massimo, morto il 30 gennaio scorso a Regina Coeli in circostanze tuttora da accertare. Domani manifestazione davanti al carcere, dalle 10 alle 14, presenti l’On. Rita Bernardini e Irene Testa, segretaria dell’Associazione radicale Il Detenuto Ignoto


«Il medico, non sapendo usare il defibrillatore, leggeva il libretto delle istruzioni». È questa la durissima accusa lanciata da Marco Loggello, il fratello di Massimo Loggello, 46 anni, morto a Regina Coeli il 30 gennaio scorso in circostanze ancora da accertare. Le accuse non si fermano qui: «L’abbiamo saputo la mattina dopo – aggiunge Marco – ci hanno informati quando mio fratello era già nella camera mortuaria del Gemelli, dopo l’intera notte abbandonato in cella, con un lenzuolo sopra».


Una vicenda dai tratti oscuri sulla quale l’On. Rita Bernardini ha presentato un’interrogazione parlamentare (vedi sotto) che attende ancora la risposta del ministro Severino. Il deputato radicale non ha mezzi termini: «Si tratta di un episodio incredibile, che conferma una sola cosa: Regina Coeli va chiuso».


Domani intanto, promossa dallo stesso Marco Luggello, si terrà dalle 10 alle 14 una manifestazione davanti al carcere romano, affinché sulla vicenda «non cali il silenzio». «I compagni di cella – ha raccontato ancora Marco – si sono accorti subito che Massimo stava male, si contorceva e chiedeva aiuto. Erano le undici di sera. Hanno gridato per far venire i secondini, ma il primo si è fatto vivo solo 20 minuti dopo. Poi, dopo altri 40 minuti, è arrivato il medico». Che però non riusciva ad attivare il defibrillatore, al punto che dopo vari tentativi andati a vuoto, a provarci sarebbero stati alcuni detenuti.


Alla manifestazione parteciperanno anche Rita Bernardini e Irene Testa, segretaria dell’Associazione radicale Il Detenuto Ignoto. «Ogni decesso – dice Irene Testa – che avviene entro le mura di un istituto di pena italiano, al di là di se e quanto siano naturali le circostanze che lo determinano e se questo avrebbe potuto essere o meno evitato – e probabilmente non è questo il caso – costituisce la ricaduta più tragica della rovina del sistema di custodia penale nazionale, e uno dei sintomi sempre più drammatici del suo essere patologicamente fuori dalla legalità e dallo stato di diritto».


«Ci sembra utile ricordare – prosegue Testa – che anche da detenuti si dovrebbe poter morire magari in ospedale o agli arresti domiciliari per incompatibilità col regime detentivo a causa di prognosi cliniche infauste, invece che, come nella maggior parte dei casi avviene, dentro una cella, o al più, nell’infermeria dell’istituto. Nel nostro trovarci profondamente ritrosi a dover accettare con rassegnazione le lesioni costantemente inferte ai diritti umanitari e civili di ogni cittadino detenuto, risiede il senso della nostro sostegno ai familiari di Massimo Loggello».


INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA


Al Ministro della Giustizia


Per sapere, premesso che l’edizione romana del Corriere della sera del 13 febbraio 2012 riporta l’intervista al Direttore del Carcere di Regina Coeli incentrata sulle drammatiche condizioni dell’istituto romano e sull’ultimo decesso verificatosi nell’istituto l’11 febbraio scorso;


il direttore Mauro Mariani, che dirige il penitenziario romano da 12 anni, si esprime in questo modo a proposito della chiusura dell’istituto più volte paventata nell’ultimo decennio: «Non la mettiamo così… Diciamo che l’istituto ha certamente i suoi problemi. Le aree trattamentali sono limitate, consideriamo che come carcere Regina Coeli nasce nel 1880, quando… la detenzione era essenzialmente punitiva, contenitiva, e la struttura era orientata di conseguenza. In questo lungo percorso fino a oggi gli spazi ce li siamo ricavati con le unghie e con i denti. Pensi che i campi di calcio non sono mica rettangolari, ma trapezoidali…».


quanto alle condizioni dell’istituto, il Dott. Mauro Mariani risponde così al giornalista Fabrizio Peronaci che gli chiede quali siano le emergenze di Regina Coeli: “Sovraffollamento, carenza di personale, scarse risorse. Ma è un problema generale, siamo nella media di tutte le carceri italiane… Si sa che a Regina Coeli ci sono 1.200 detenuti, che dovrebbero essere poco più di 700 e che il 30% sono tossicodipendenti. É questione nota che mancano agenti penitenziari: oggi sono 490, quando la pianta organica ne prevede 630». Per non parlare della carenza di psicologi. «Pochi anche quelli, ma il nodo maggiore è il numero limitato di ore per l`osservazione e il trattamento: una decina al mese. E d’altronde è risaputo anche l`effetto porte girevoli…».  «Sì, insomma, il problema degli arrivi continui e degli ingressi brevi, di pochi giorni… L`alta mobilità complica il lavoro. Consideri che i condannati definitivi sono solo 130, e che Regina Coeli è davvero una realtà complessa: tantissimi detenuti sono molto poveri, in gravi difficoltà sociali, senza contatti. Il 50 -60% stranieri…»; Fabrizio Peronaci chiede ancora “Ma negli ultimi 12 anni, con lei al vertice, cosa è cambiato?” e il Direttore Mariani risponde «Intanto, la struttura si è aperta, mentre quando arrivai era un mondo chiuso. Qui adesso entra moltissimo volontariato per l`assistenza. E poi ci sono le attività, la biblioteca, il teatro, le iniziative di approccio psicologico e relazionale per i sex offender, il lavoro esterno di due detenuti che, per un carcere giudiziario, è una bella conquista…». Alla sollecitazione del giornalista che definisce la Casa circondariale di Regina Coeli immersa “in un contesto degradato degno di un penitenziario di Bangkok”, Mauro Mariani replica «Guardi che abbiamo ristrutturato l`80 per cento del complesso, e non è poco… Posso portare le foto, ha presente com’era? Prima, seconda, quarta e quinta sezione sono state ristrutturate, nella sesta iniziamo questo mese, a conti fatti manca solo l`ottava…». Infine, quando il giornalista ricorda al Direttore: “Marco Pannella però, in visita a Regina Coeli lo scorso Natale con Rita Bernardini, parlò di docce non funzionanti, acqua fredda, vetri rotti, mancanza del riscaldamento”, Mariani risponde: «Sì, la parte idraulica ha qualche problema. Le reti sono vecchie e in effetti necessitano di manutenzione continua. Il mio, le assicuro, è davvero un mestiere del fare…»;


all’indirizzo Facebook https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10150512905667651&id=102312427650 si riscontra anche la notizia della morte avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2011, sempre nel carcere di Regina Coeli, di Massimo Loggello; a quanto si legge nella nota, il sig. Loggello sembra sia morto per un infarto a causa del ritardo dei soccorsi e dall’inesperienza nell’uso del defibrillatore da parte degli intervenuti che lo usavano leggendo il libretto di istruzioni;


la prima firmataria ha presentato numerose interrogazioni sul carcere Romano di Regina Coeli, tutte rimaste senza risposta; in particolare, quella depositata il 29 novembre dello scorso anno (5-05757) e riguardante una visita ispettiva effettuata il 22 novembre, fu trasmessa, per la drammaticità della situazione riscontrata definita di vera e propria emergenza umanitaria, anche al Presidente del Tribunale di Roma Giuseppe Tamburino, attuale Capo del DAP, che però non ritenne di intervenire, mentre nulla si sa della richiesta rivolta dagli interroganti al Ministro di effettuare, negli ambiti di competenza, ispezioni all’interno della casa circondariale di Regina Coeli:-


quanto siano costate alle casse dello Stato le ristrutturazioni eseguite all’interno della Casa Circondariale di Regina Coeli e se sia mai stata valutata la chiusura e la destinazione di quei fondi alla costruzione di un nuovo istituto;
quanti fondi siano stati destinati negli ultimi 5 anni alla manutenzione ordinaria dell’Istituto romano;


se intenda intervenire d’urgenza per risolvere il vero e proprio stato di emergenza umanitaria all’interno di Regina Coeli per garantire il rispetto del terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione;


di quali informazioni disponga in merito al decesso di Tiziano De Paola e se non ritenga di disporre un’indagine amministrativa interna;


quali siano le informazioni in merito al decesso di Massimo Loggello; se siano in corso indagini da parte della magistratura e/o accertamenti  dell’amministrazione penitenziaria per individuare eventuali responsabilità.

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