«Dal processo emerge l’estraneità manifesta dei telefonici»

L’arringa dell’avvocato Merluzzi difensore di Comito e Mazzitelli. I vertici hanno effettuato controlli accurati, come hanno confermato pure i loro successori. Dal dibattimento sono emersi dati consistenti ed oggettivi. Al contrario di sensazioni provocate dal fenomeno, noto in psicologia, dell’«euristica della disponibilità»

 

«Il dibattimento ha consentito di far luce su molti dati di cui le indagini non hanno potuto tener conto perché, all’epoca, erano ignoti.  Dati che il Tribunale ha potuto apprezzare nella loro piena consistenza ed oggettività». Lo ha sottolineato più volte l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore di Stefano Mazzitelli e di Massimo Comito, nel corso della sua lunga ed accurata requisitoria di fronte al Collegio giudicante della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore.

 

Lo sviluppo del processo, in particolare, ha consentito, tra l’altro, di far apprezzare «l’estraneità manifesta» da qualsiasi disegno di natura criminale di Mazzitelli, già amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, e di Massimo Comito, ex responsabile commerciale per l’Europa della società. In sintesi, dall’analisi del comportamento dei vertici delle società telefoniche emerge che non solo non c’è stata negligenza (comunque non punibile penalmente) da parte dei manager ma che le società coinvolte hanno effettuato verifiche scrupolose ed attente, ben al di là di quanto richiesto dall’ordinaria diligenza. Si tratta, per giunta, di un dato di fatto certificato dai manager che sono loro succeduti ai vertici della società che è «un’azienda sana».

 

Insomma, nella requisitoria dell’avvocato Merluzzi sono stati sottolineati i dati raccolti nella lunga fase dibattimentale, una realtà processuale che rischia di essere sommersa da quella che l’avvocato ha definito l’«euristica della disponibilità» richiamandosi ad una teoria in uso nella psicologia cognitiva in base alla quale ogni persona sfrutta prima ciò che gli viene subito in mente, magari anche informazioni di cui ha soltanto sentito parlare, ed eventualmente in seconda istanza anche le altre informazioni. Un fenomeno ingannevole e talvolta fuorviante che si manifesta anche senza che la persona se ne renda conto. Come è successo, ha commentato l’avvocato, quando nel trascrivere il testo di una conversazione telefonica tra i suoi due assistiti in cui si parla di tre dipendenti Telecom, due nomi sono stati omessi ma non quello di Marotta, solo omonimo di Luigi Marotta, anche lui inquisito. L’eccessiva sicurezza nelle proprie intuizioni può, insomma, giocare brutti scherzi.

 

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