Ciccarella: nessuna evidenza che il traffico fosse reale o meno


Per il Responsabile dal 2005 dell’area Network di TIS i controlli svolti erano tranquillizzanti e non vi era possibilità di controllo dei contenuti. Cosa possibile solo in Arabia Saudita


I controlli svolti da Telecom Italia Sparkle sul tipo di traffico erano tranquillizzanti, non vi era evidenza oggettiva per dire che lo stesso traffico fosse reale o falso. È stato questo uno dei principali passaggi della deposizione di Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’Area Network di TIS, nell’udienza che si è svolta ieri mattina al processo per l’”Iva telefonica”.


La testimonianza, che ha visto concludere la fase di esame e quella di controesame, è tornata su molti dei punti già affrontati da Ciccarella fin dal 20 ottobre scorso, con le domande dei PM concentrate su presunte «anomalie tecniche», in particolare relative all’istradamento rigido del traffico. Un punto sul quale Ciccarella aveva già ribadito come non si trattasse di un’anomalia, bensì di una richiesta del tutto normale da parte di un cliente.


Ieri mattina, rispondendo prima al PM Bombardieri poi ai legali delle difese, il manager ha confermato come TIS non potesse sapere della realtà o meno del traffico, ma si potessero fare semmai solo delle supposizioni sul piano soggettivo, supposizioni peraltro che conducevano alla plausibilità della veridicità del traffico. Questo anche perché non vi è possibilità di controllo dei contenuti, cosa che ha esplicitato Ciccarella «è possibile fare solo in Arabia Saudita».


Il traffico dunque passava – è stato chiarito in sede di controesame – sia che si potesse trattare di persone al telefono o download di file dati (file audio o video, ndr.), sia che a generarlo fossero delle apparecchiature. Dispositivi che, in effetti, esistono e vengono normalmente utilizzati dalle compagnie telefoniche per fare i test alle reti.


Ciccarella, in altra udienza passata, aveva anche evidenziato come la caratteristica di apparire come un «traffico ben distribuito», leggendo in aula la mail di un suo collaboratore all’epoca dei fatti, non potesse essere oggetto di sospetti poiché il rapporto riguardava utenze telefoniche che coprivano diversi fusi orari.


Ciccarella ha anche precisato come, solo a valle dell’iniziativa della Procura, l’azienda si è prontamente attivata e lui stesso, su input dei vertici di TIS ed in coordinamento con le altre strutture, ha attivamente posto in essere misure ed analisi tese ad approfondire il fenomeno e successivamente, prima a mitigare l’impatto attraverso il “Call gapping” e dopo ad interrompere i flussi e la configurazione della rete con i clienti.


Il processo riprende questa mattina con le testimonianze del maresciallo capo della Guardia di Finanza Alessandro Fasano, del maresciallo dei ROS Giovanni De Luca e del capitano dei ROS Francesco De Lellis.


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