Fattore Umano | Carceri: le priorità dei Garanti


Nell’incontro con il Presidente Napolitano, i punti urgenti che chiedono risposta: una Autorità di monitoraggio, un tavolo operativo fra Amministrazione e Garanti stessi, un provvedimento che alleggerisca la presenza di tossicodipendenti detenuti «per reati di lieve entità»



Oltre 66mila erano, circa 66mila restano. A parte qualche centinaio, fuoriusciti con la seconda “svuota-carceri”. Questi i numeri dei galeotti ospiti delle patrie galere. Compreso il dato – senza uguali – dei carcerizzati per reati di droga, magari lievi, nella certezza che tutto può accadere in carcere tranne che si venga curati. Ma c’è di più. Un detenuto costa allo Stato italiano, tutto compreso, 12mila euro al mese, quanto un deputato. I calcoli li ha fatti l’Osapp (Sindacato autonomo polizia penitenziaria): tra personale, manutenzioni, vitto, alloggio e attività ricreative, se si divide la cifra per 66.153 detenuti si arriva «a circa 12mila euro mensili pro-capite, quasi identica allo stipendio di un parlamentare italiano». «Un’emergenza assillante, dalle imprevedibili e forse ingovernabili ricadute», così nel luglio 2011 il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva definito la questione del “sovraffollamento” dei penitenziari. Aggiungendo «va affrontata con i rimedi già messi in atto e con ogni altro possibile intervento, non escludendo nessuna ipotesi che potrebbe essere necessaria».


Che fare? Quali priorità? È il tema sollevato nell’incontro che il Presidente della Repubblica ha auto al Quirinale con alcuni Garanti regionali dei detenuti, fra cui Desi Bruno, Salvo Fleres, Alessandro Margara, Angiolo Marroni, Italo Tanoni e Adriana Tocco, accompagnati da Mauro Palma del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale e Francesco Corleone, Coordinatore dei Garanti comunali e provinciali. Presente anche il Capo dipartimento della Polizia penitenziaria, Giovanni Tamburino.


Il primo nodo – secondo i Garanti – è l’istituzione di una autorità indipendente di monitoraggio. Proprio l’Italia non ha infatti ancora ratificato il Protocollo Opzionale delle Nazioni Unite che prevede un simile organo di supervisione e controllo. In secondo luogo, dare piena attuazione a quanto previsto dal Regolamento adottato fin dal 2000, ma attuato in maniera limitata, e avviare un tavolo operativo che permetta il dialogo di operatori, dell’amministrazione penitenziaria e dei Garanti stessi. Terzo punto la possibilità di incidere, pur nel quadro normativo vigente, con un provvedimento “anche parziale”, sull’universo dei detenuti tossicodipendenti, nel caso di reati di lieve entità. Infine, la necessità di rifinanziare la legge per il lavoro detentivo, il nodo dei Direttori mancanti e la riduzione delle figure di educatori e assistenti.


Durante l’incontro il Garante delle Marche Italo Tanoni ha consegnato al Capo dello Stato la relazione annuale sulle carceri delle Marche (sette istituti, in cui sono rinchiusi 1.146 detenuti) e una lettera nella quale auspica un intervento per risolvere la questione del sovraffollamento. In particolare ha sottolineato la necessità di rendere pienamente funzionante la Casa di reclusione di Ancora-Barcaglione, dove ci sono 36 detenuti ma «esistono 90 camere di detenzione non utilizzare che potrebbero ospitare altri 180 reclusi, previo rafforzamento del personale di Polizia Penitenziaria».

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