La difesa di Berriola: non regge l’accusa di corruzione

L’arringa dell’avvocato Giudice al processo per l’“Iva Telefonica”: «Non ci sono elementi nemmeno per il reato associativo». Si riprende martedì 18 con le conclusioni dei legali di Scoponi e La Torre


Il maggiore Luca Berriola va assolto dalle accuse di corruzione né tantomeno regge l’associazione a delinquere. È la conclusione dell’arringa dell’avvocato Antonello Giudice, difensore dell’ufficiale della Guardia di Finanza,al processo per l’“Iva Telefonica”. Davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore, il legale ha sostenuto che non esistono elementi per sostenere il reato associativo, sia perché le dichiarazioni degli altri soggetti coinvolti descrivono una situazione in cui Berriola non era inserito all’interno dell’associazione sia perché, quando esplode il caso nel 2007 Berriola non viene coinvolto in alcun modo dagli atri soggetti inquisiti.

 

Non regge nemmeno, ha aggiunto il dottor Giudice, l’accusa di corruzione anche perché non rientrava tra i suoi poteri decidere le priorità nella trattazione delle pratiche valutarie: non poteva quindi influenzarne l’andamento. La deposizione di Vito Tommasino, l’imprenditore che accusa il maggiore, è inutilizzabile per più  motivi, non ultimo il fatto che il soggetto si è sottratto al contraddittorio nel  dibattimento.

 

Il processo proseguirà il 18 aprile con l’udienza dedicata alle conclusioni dei legali di Riccardo Scoponi e di Maria Teresa La Torre.

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