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La parola alla difesa (1)
I legali di Scaglia: “Annullare lo stralcio di Fastweb e TIS”
Il procedimento verso le due società non poteva essere separato da quello delle “persone fisiche”. Violate le regole del “processo simultaneo” (art. 38) e del diritto al contradditorio (art. 19). Richiesta di “nullità” anche per il giudizio immediato
Vi sono state “palesi violazioni” di alcuni fondamentali “diritti della difesa”. È questa la premessa delle “eccezioni” avanzate dai difensori di Silvio Scaglia e illustrate nell’udienza del 21 dicembre, davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. A partire dallo stralcio, richiesto dai PM e disposto dal GIP Paolicelli, che ha separato il procedimento nei confronti degli “enti” Fastweb e Telecom Italia Sparkle (a giudizio con rito ordinario) da quello degli imputati “persone fisiche” (a giudizio con rito immediato). Secondo i legali del fondatore di Fastweb, il prof. Piermaria Corso e il prof. Antonio Fiorella, con lo stralcio e il decreto di “giudizio immediato”, sono venuti meno sia il principio del processo simultaneo (art. 38 D.Lgs. 231/2001) che quello, altrettanto fondamentale, del diritto al contradditorio (art. 19 c.p.p.).
Ma andiamo con ordine:
1) Violazione del processo simultaneo:
L’art. 38 D.Lgs. 231/2001 è quello che disciplina “il principio generale dell’accertamento unitario”. Principio che, nello spirito della legge, punta a garantire la “maggiore speditezza e razionalità possibile del procedimento”. Ma, sostengono i legali, nel caso specifico “non vi è alcuna possibilità di ritenere che l’evoluzione impressa al procedimento in oggetto, attraverso la separazione, sia conforme alla disposizione dettata da quell’articolo”. Infatti, l’articolo prevede “di regola” che “il procedimento per l’illecito amministrativo dell’ente è riunito al procedimento penale instaurato nei confronti dell’autore del reato da cui l’illecito dipende”. Nel caso in questione, invece, si è agito diversamente: ente e autore (reale o presunto) del reato vengono chiamati a giudizio separatamente. E ciò nonostante il legislatore prescriva in modo esplicito la “riunione obbligatoria”.
È vero, aggiungono i difensori, che lo stesso art. 38 assume che vi possano essere “eccezioni” a tale obbligo. Ma non possono essere applicate “oltre i casi espressamente previsti”. Scrivono infatti i legali: “è la legge che definisce previamente i casi limitati in cui la separazione è necessaria; mentre il rapporto tra il procedimento a carico delle Società e quello a carico delle persone fisiche, in sé e per sé considerato, non è di regola – né potrebbe essere – nella disponibilità degli attori del processo. E ciò, come detto, perché le due responsabilità, per l’identità del loro fatto generatore, devono essere accertate insieme e nel medesimo procedimento”.
2) Violazione del contradditorio:
Vi è poi un secondo aspetto, non meno rilevante, di “violazione del principio di difesa” che attiene alla “violazione del contradditorio”. Scrivono ancora i legali: “nel disporre il rinvio a giudizio immediato degli imputati il GIP ha previamente determinato la separazione processuale degli enti chiamati a rispondere dei resti ai sensi del D.Lgs. 231/01 senza che nessuno dei soggetti interessati sia stato posto nella condizione di interloquire sul punto. In ogni caso non è stato posto in condizione di interloquire l’ing. Scaglia”. In sintesi, è venuto meno “un fondamentale diritto della difesa”, sancito dall’art. 19 c.p.p. il quale stabilisce che “la riunione e la separazione di processi sono disposte con ordinanza, anche d’ufficio, sentite le parti”. Ovvero, la decisione del giudice deve essere assunta nel contradditorio delle parti. Ma ciò non è avvenuto.
Nel caso specifico, “le parti non sono state sentite” e ciò ha comportato “la perdita della possibilità di articolare strumenti di prova difensivi ex art. 415 bis c.p.p. e privato tutti gli imputati delle ampie possibilità difensive offerte dall’istituto dell’udienza preliminare”. Insomma vi è stata una palese “lesione dei più basilari diritti processuali degli interessati”. Da cui, la richiesta di “nullità assoluta”, oltre che per lo stralcio, anche per il decreto dispositivo del “giudizio immediato”.
Silvio Scaglia Story (3): in linea con Omnitel
Da “I signori di Internet. La via italiana alla New Economy” di Giancarlo Mazzuca (Baldini & Castoldi)
In Cina e in India Scaglia aveva fatto una bella gavetta come gestore di nuove iniziative, quelle che oggigiorno si definiscono esperienze di «start-up». Era quindi la persona giusta per cominciare anche in Italia una nuova avventura. E quale migliore avventura poteva esserci di quella dell’Omnitel che proprio nel ’95 muove i primi passi? «Caio mi chiamò come direttore generale e io accettai volentieri la grande sfida. Anche allora ero molto ottimista, ma sinceramente non potevo certo prevedere un tale boom dei telefonini con dieci milioni di clienti Omnitel». Scaglia, che si trasferisce armi e bagagli a Milano con famiglia al seguito (la moglie Monica, che è insegnante di matematica, e i figli Chiara, Elena e Carlo), si lancia con entusiasmo nel nuovo business e i risultati gli danno subito ragione: «Nel ’96 diventai amministratore delegato perché Caio nel frattempo era stato chiamato da Carlo De Benedetti a guidare l’Olivetti.
Nel ’96 ci fu la grande svolta perché i cellulari non venivano più considerati come una specie di status symbol ma si rivolgevano al consumo di massa». Oggi Scaglia definisce «fantastici» quegli anni all’Omnitel. E dobbiamo credergli. All’inizio dell’avventura erano davvero pochi gli italiani pronti a scommettere sul successo di un’azienda che cercava di rompere il monopolio di Telecom in un settore tutto nuovo come quello dei telefonini. «Bisognava inventare tutto, dal prodotto alla comunicazione. Un giorno Barbara Poggiali, la responsabile della comunicazione, mi propose di utilizzare come testimonial una statuaria modella australiana, Megan Gale. Io guardai le foto di Megan e approvai: dopo Gerry Scotti e Miguel Agnel Torralba era il momento di una donna». Quando si dice il futuro…
Silvio Scaglia Story (2): gli anni della Piaggio
Da “I signori di Internet. La via italiana alla New Economy” di Giancarlo Mazzuca (Baldini & Castoldi)
Invitandoti a un “tramezzino-lunch” da consumare nel suo ufficio (pranzo frugale perfettamente compatibile con l’ambiente sobrio dove lavora a Milano), Scaglia confessa candidamente che le società di consulenza «sono ottime scuole», ma che lavorare in un’azienda vera «è tutta un’altra cosa». E un giorno anche l’ex “McKinsey boy” fa il grande salto: la Piaggio non lo vuole più solo come consulente ma gli chiede di passare armi e bagagli nei propri ranghi. In quel momento il gruppo di Pontedera ha un grosso problema in Spagna perché la consociata iberica, la Moto Vespa SA di Madrid, va a tre cilindri.
Come vicepresidente e consejero delegado della società spagnola c’è, dall’inizio del ’91, Giovanni Alberto Agnelli, il figlio di Umberto, che venne poi designato alla guida della Fiat prima della repentina scomparsa alla fine del ’97 per un male incurabile a soli 33 anni d’età. Silvio accetta con entusiasmo di affiancare, come direttore, il giovane Agnelli a Madrid e si trasferisce così al numero 6 di Avenida Julian Camarillo. Scaglia ricorda oggi con grande affetto e commozione l’erede dell’impero Fiat: «Giovanni Alberto era una persona estremamente sensibile e modesta ma molto intuitiva dal punto di vista manageriale. Una persona fuori dall’ordinario. Fra noi si creò una grandissima amicizia. Lui considerava un handicap il fatto di chiamarsi Agnelli e non faceva, quindi, mai pesare il nome che portava».
Silvio rammenta anche con nostalgia quegli anni madrileni: «Era bellissimo vivere in Spagna. Erano gli anni delle Olimpiadi di Barcellona e dell’Expo di Siviglia e Madrid era una città molto divertente». Una parentesi felice finita presto perché Agnelli viene richiamato a Pontedera come presidente del gruppo. Giovanni Alberto chiede a Scaglia di seguirlo e gli offre la direzione internazionale del gruppo: «Accettai volentieri e dal 1993 al 1995 diventai una specie di pendolare di lusso. Girai il mondo e soprattutto feci tappa in Cina, India, Indonesia e Sudamerica. A un certo punto decisi di mettere su casa a Singapore che diventò la base di tutte le operazioni estere della Piaggio. Con Giovanni avevo un rapporto personale molto stretto ma mi sentivo un protetto del presidente: dovevo provare a me stesso di potere fare carriera anche senza di lui e decisi di andarmene. Non ci fu alcuna rottura con Giovanni: proprio in quel periodo si stava chiarendo il suo futuro alla Fiat come leader della quarta generazione degli Agnelli. Me ne andai con la promessa che un giorno sarei tornato. Non ho potuto mantenere quella promessa».
Silvio Scaglia Story (1): il giovane ingegnere
Da “I signori di Internet. La via italiana alla New Economy” di Giancarlo Mazzuca (Baldini & Castoldi)
La passione di Scaglia per il mare, lui che è un lupacchiotto con i denti da latte, tradisce le sue origini genovesi. Genovese il padre e genovese la madre, anche se Silvio muove i primi passi in mezzo alle montagne della Svizzera: «Papà», racconta, «lavorava a lucerna e là ho trascorso l’infanzia prima di trasferirmi con la famiglia a Novara».
Non devono essere stati facili quegli anni di vita nella confederazione. Il padre non era un emigrante qualsiasi ma occupava un posto più che rispettabile come ingegnere nella fabbrica di ascensori Schindler (sì, proprio lo stesso nome del salvatore degli ebrei, quello della Schindler’s List). Avrà anche avuto, Scaglia senior, un signor stipendio, ma allora i nostri connazionali in Svizzera, ricchi o poveracci, non erano particolarmente amati come ci insegna il quasi contemporaneo Pane e cioccolata di Nino Manfredi.
Meglio, dunque, tornare a casa. E in quale città poteva sbancare un ingegnere che produceva ascensori? Ovviamente Novara, dove ha sede la Falconi, un’altra fabbrica di ascensori (da cui la predisposizione di Silvio a salire rapidamente la scala gerarchica di un’azienda). Con un padre ingegnere e una madre insegnante di matematica, al giovane Scaglia le materie classiche vanno ovviamente strette. Frequenta quindi il liceo scientifico nella città piemontese e poi si iscrive al Politecnico di Torino: «Ma non ero uno sgobbone come qualcuno crede. D’accordo, mi è sempre piaciuto leggere e, quando ero ragazzo ho anche sofferto le dimensioni provinciali di Novara dove era impossibile trovare all’edicola un giornale straniero. Se d’inverno non marinavo la scuola, mi rifacevo però d’estate quando mi dedicavo alla vela sul mare Ligure. E dopo aver preso il brevetto con un flying junior Enterprise frequentando un corso sulla Manica vicino a Plymouth, facevo l’istruttore nei villaggi Valtur per tre mesi l’anno e per tanti anni da fine giugno a inizio settembre».
Ma i tempi delle mele (e delle vele) finiscono presto. Il giovane ingegnere evita il servizio militare (era stato riformato a seguito di un intervento al rene quando aveva appena tre anni d’età) e così si ritrova proiettato subito nel mondo del lavoro: la prima esperienza all’Aeritalia è molto deludente anche se partecipa a un progetto molto ambizioso, il progetto Teleret: «Il Teleret era un satellite con il cordone ombelicale perché doveva essere collegato alla centrale spaziale con un filo di cento chilometri. ll programma era stato elaborato dalla stessa Aeritalia, dalla Nasa e dall’americana Martin Marietta ma, nonostante la qualità dei partner, il lavoro non mi piacque e dopo sei mesi preferii cambiare aria»: Scaglia si ritrova così all’Arthur Andersen come programmatore: «Nella società di revisione restai tre anni. A un certo punto decisi di mollare perché volevo prendere un master negli Stati Uniti. Ma poco prima di partire per l’America venni selezionato per essere assunto alla McKinsey. Allora la società di consulenza era una vera palestra di vita aziendale perché ti metteva in contatto con tanti big della finanza e dell’industria: in pratica aveva lo stesso valore di quel famoso master che volevo conseguire in America. Rinunciai quindi al master e presi la McKinsey».
I nostri auguri
Con una card animata di Vincino facciamo i nostri migliori auguri a Silvio Scaglia e a tutti i lettori del blog.
Lascia anche tu un commento di auguri!
La Vigilia dei 300 giorni
Alla mezzanotte di oggi, 24 dicembre, scadono dieci mesi esatti da quella notte del 26 febbraio in cui l’ingegnere Silvio Scaglia si è presentato spontaneamente alla polizia giudiziaria all’aeroporto romano di Ciampino per consegnarsi, senza alcun indugio, ai magistrati che indagavano sulla “Truffa Carosello”
L’imprenditore, infatti, era stato raggiunto il 23 febbraio dalla notizia dei reati che gli erano stati contestati nel bel mezzo di una breve vacanza ai Caraibi. Il tempo materiale per organizzare il rientro nel più breve tempo possibile, e l’ingegnere si è presentato agli inquirenti. Con la fiducia di poter chiarire in tempi rapidi la sua posizione e, come comunicato ai collaboratori in azienda, di “poter tornare a lavorare al più presto”.
Al contrario, da quella sera Silvio Scaglia vive in una situazione kafkiana: tre mesi di detenzione nel carcere di Rebibbia, fino al 17 maggio, per poi essere spedito, ormai da sette mesi, agli arresti domiciliari in un regime di stretto isolamento in Val d’Ayas. Solo dall’inizio di novembre gli sono concesse due uscite settimanali di due ore ciascuna. In tutto questo periodo Scaglia, dopo il doveroso interrogatorio per la convalida dell’arresto, è stato interrogato, su sua richiesta, in una sola occasione, lo scorso 12 aprile, fornendo ampia collaborazione agli inquirenti.
Tutto questo anche se non esistono esigenze che giustifichino il regime di carcerazione preventiva visto che:
- Non c’è pericolo di fuga.
- Non esiste, dopo la conclusione delle indagini, rischio di inquinamento delle prove.
- È escluso anche il rischio di reiterazione del reato, visto che l’ingegner Scaglia non ricopre alcun ruolo in Fastweb, la società “vittima al pari del suo fondatore di una truffa ben congegnata”.
Eppure l’ingegner Scaglia si trova ad affrontare il processo, iniziato lo scorso 2 novembre, ancora in regime di custodia cautelare. Intanto sono passati 300 giorni. “Più del tempo di una gravidanza, il tempo della morte civile” commenta Piercamillo Falasca, fellow dell’istituto Bruno Leoni. Ma il fondatore di Fastweb, nonostante le ingiustizie patite, è tutt’altro che rassegnato. E sta ben attento, da innocente vittima di un sopruso, a non cadere nella trappola del vittimismo.
L’augurio di Natale, anche a nome dei tanti amici di questo Blog che hanno voluto testimoniare la loro solidarietà e simpatia nei confronti di Scaglia, innovatore ma anche, come ha sottolineato Lucia Annunziata, “cittadino esemplare anche nelle vesti di inquisito”, è che presto l’ingegnere possa tornare a lavorare e a creare valore per sé ma, soprattutto, per la società: l’Italia, al ventesimo posto nell’Unione Europea per la penetrazione di Internet (e ancor più indietro per quanto attiene la banda larga) ha bisogno dei suoi talenti.
Libero: “Italia condannata per inciviltà”
Intanto Silvio Scaglia resta sotto custodia
“L’Italia è stata condannata per inciviltà ma la notizia non trova neanche spazio sulle prime pagine”. Inizia così il commento di Davide Giacalone su Libero dall’eloquente titolo Censurata anche l’Europa se condanna la giustizia italiana. “Se è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a sentenziare che la nostra giustizia fa schifo improvvisamente diventiamo tutti muti, incapaci di commento alcuno”.
E così, complice la sudditanza dei media, si consolida un bilancio desolante. “Non a caso – aggiunge Giacalone – non s’invocano neanche più processi giusti e ragionevoli mentre si parla sempre di arresti preventivi”. Ma come non notare, aggiunge Giacalone parlando dello “sproposito” del ministro Gasparri, che in questo stesso Paese “Silvio Scaglia è detenuto da quasi un anno senza che nessuno lo abbia mai condannato a nulla?”.
Il bilancio di fine anno, insomma, è fallimentare. Da una parte una situazione “incivile”, di cui paga il prezzo chi, come Silvio Scaglia, si è messo subito a disposizione di questa giustizia. Dall’altro, un sistema che non riesce a garantire tempi di giudizio compatibili con la realtà economica del Paese.
Lo ha notato Giovanni Gentile, presidente di Confindustria Firenze, in occasione della conferenza stampa di fine anno dell’associazione. “Neanche all’epoca di Mani Pulite – ha detto – le conseguenze economiche sono state così rilevanti. Raccomanderei, e so che mi attirerò qualche strale, tempi brevi“. Strale per strale, c’è da augurarsi che nel 2011 venga finalmente approvata la riforma della legge 231. Del resto, “la responsabilità di impostare le riforme – ammonisce ancora Giacalone – cade su chi ha la maggioranza. Oramai dovrebbe essere chiaro che l’Italia è in vicolo cieco, per giunta rissoso e maleodorante: va sfondato, deve esserci ossigeno e giustizia per tutti”. Anche per Silvio Scaglia, che s’avvia a celebrare dieci mesi di custodia cautelare senza condanna.
Nuove eccezioni contro il rito immediato. Il 12 gennaio la parola ai PM
La quarta udienza del “Processo Carosello” è stata dominata, come la seconda parte della seduta precedente (segnata dalla decisione di respingere la costituzione di parte civile di Fastweb e TIS, nonostante il parere favorevole della Procura), dalle eccezioni di nullità avanzate dalla difesa degli imputati contro la decisione del GIP Paolicelli di concedere, su richiesta della Procura della Repubblica, il rito immediato
Di fronte alle eccezioni (rilevanti), il PM presente in aula, la dottoressa Francesca Passaniti, ha chiesto al Presidente del Collegio giudicante, il dottor Giuseppe Mezzofiore, i termini per poter rispondere in maniera adeguata ai quesiti. Perciò la prossima udienza, in programma il 12 gennaio presso la Prima sezione penale del Tribunale di Roma, sarà dedicata alla replica da parte della pubblica accusa. Dopo di che il Collegio giudicante dovrà decidere in merito alle eccezioni che tendono ad eccepire la nullità della decisione di procedere in sede di rito immediato contro gli imputati.
Le eccezioni, ribadite oggi dai difensori, vertono principalmente su:
a) Il fatto che si sia disposto di procedere anche per fatti per cui erano già decaduti i termini della custodia cautelare.
b) Il fatto che si siano distinte le posizioni delle persone fisiche da quello delle persone giuridiche, tesi già rigettata dal Collegio giudicate al momento della decisione di non ammettere la costituzione di parte civile di Fastweb e Telecom Italia Sparkle in quanto “agli enti viene addebitato il medesimo fatto attribuito agli imputati”.
c) La violazione del diritto al contraddittorio. In particolare, per quanto riguarda il caso di Silvio Scaglia, viene contestato il fatto che non è stata esaminata la memoria difensiva dell’ingegnere, regolarmente presentata nei termini di legge, ma di cui non si fa menzione nell’atto di rinvio a giudizio per rito immediato.
d) La violazione del diritto di difesa, sollevata da alcuni difensori, poiché ad oggi non risulta ancora nella loro disponibilità una parte (rilevante sul piano probatorio) della documentazione, in particolare su supporto elettronico.
e) L’eccezione di incostituzionalità sollevata dal professor Fiorella, difensore di Silvio Scaglia, in merito alla decisione di concedere il rito immediato non sulla base di “prove evidenti”, come previsto dalla legge, ma per il semplice fatto che gli inquisiti si trovavano già in regime di custodia cautelare.
Contestazioni di una certa gravità che dovranno essere ora esaminate dal Collegio giudicante cui tocca il compito di decidere se procedere in sede di giudizio oppure se prendere in considerazione, in tutto o in parte, le eccezioni.
“Processo Carosello”: tante eccezioni contro il rito immediato
Si tiene nell’aula bunker di Rebibbia la quarta udienza del processo per la “frode Carosello” relativa a TIS e Fastweb che, dopo l’interruzione festiva, riprenderà il prossimo 12 gennaio. Si concluderà oggi l’illustrazione delle eccezioni preliminari dei difensori rispetto alla procedura del “rito immediato”
È possibile (ma non probabile) che già in giornata la Corte presieduta dal dottor Giuseppe Mezzofiore pronunci la sua decisione rispetto alle numerose “eccezioni” già presentate nell’udienza di sabato 18 dicembre dai difensori che, in sintesi, vertono su:
a) l’incostituzionalità della procedura di “rito immediato” quando, come nel caso in questione, non venga decisa in base a “prove evidenti”, come richiesto dalla legge, ma si ritenga che sia sufficiente il fatto che gli imputati siano già detenuti per saltare l’udienza preliminare;
b) la violazione del “diritto di difesa” in quanto una parte consistente del materiale probatorio non è stata messa a disposizione delle difese nonostante la sua rilevanza processuale. In particolare, il difensore di Roberto Contin ha sottolineato che, dopo aver illustrato i vari e vani tentativi per poter analizzare l’intero contenuto di dvd e altri materiali criptati non utilizzabili per vari motivi dalle difese, da quanto emerso dai pochi documenti a sua disposizione, sono emersi elementi rilevanti a favore del suo assistito;
c) il fatto che, nel caso di Silvio Scaglia, la decisione di procedere al rito immediato sia avvenuta senza esaminare la memoria dei difensori.
Nel corso della giornata il Blog aggiornerà l’andamento dell’udienza.
“Processo Carosello”: domani la quarta udienza
Al centro ancora le eccezioni preliminari: la “violazione” del diritto alla difesa e la “nullità” della richiesta del giudizio immediato
Si terrà domani, presso la Prima sezione penale del Tribunale di Roma, la quarta udienza (nonché ultimo appuntamento del 2010) del “Processo Carosello”. Dopo il rigetto delle istanze di costituzione di parte civile per Fastweb, TIS e Swisscom Italia, nonostante il parere favorevole della Procura, a tenere banco saranno ancora le eccezioni preliminari avanzate dai diversi collegi degli avvocati difensori.
In particolare quelle relative a due aspetti:
1) la “violazione del diritto di difesa”, sollevata da alcuni legali, poiché ad oggi non risulta ancora nella loro disponibilità la necessaria documentazione, compresa quella su supporto elettronico;
2) la “nullità” del decreto di rinvio a giudizio immediato.
Nel frattempo, il Presidente del collegio dei giudici, dottor Giuseppe Mezzofiore, ha comunicato il calendario delle prossime udienze, per un totale di 23, a partire dall’11 gennaio 2011 sino alla fine di marzo. Un calendario particolarmente fitto, motivato dal permanere dello stato di “custodia cautelare” cui sono sottoposti i 25 imputati.
Questo il calendario delle udienze:
- Gennaio: 12, 17, 26, 28.
- Febbraio: 1, 3, 16, 18, 23, 25, 28.
- Marzo: 1, 3, 9, 10, 11, 16, 18, 25, 28, 29, 30, 31.