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Monica Aschei Scaglia ringrazia tutti coloro che hanno lasciato un messaggio di auguri a Silvio
Silvio è stato veramente commosso dalle tante persone e dai tanti amici che si sono ricordati del suo compleanno. Normalmente non ama gli auguri di compleanno (si invecchia!), ma quest’anno è stato diverso e credo che non dimenticherà mai questo giorno e chi gli è vicino anche in un momento come questo. Oggi è stato proprio speciale, ha avuto in regalo “dall’Alto” un bellissimo sole e il suo compleanno è coinciso con una delle due “uscite settimanali autorizzate”. Io gli ho regalato una bicicletta e quando è tornato era contento come un bambino!
Monica Aschei Scaglia
Tanti auguri Mr. Scaglia – Il video
Dopo gli auguri di Vincino, i video auguri da Babelgum e da silvioscaglia.it
Se anche voi volete lasciare un messaggio di auguri, potete farlo lasciando un commento.
Silvio Scaglia pedala verso il processo
A colloquio con Monica Aschei Scaglia
“Silvio, evita lo sterrato: se fori, rischi di fare tardi”, dice la signora Monica. Lui, l’ingegner Silvio Scaglia, che pedala come una furia grazie ad un’invidiabile condizione fisica, è al solito puntuale come un cronometro svizzero: due ore di aria per due uscite settimanali gli sono state concesse. E tante ne sfrutta, non un minuto di più.
L’ingegnere, da sette mesi privato della libertà personale per rispondere di reati che non ha commesso, rispetta al solito le regole: “l’ingiustizia subìta non ha cambiato i suoi principi”, ci racconta la signora Monica, sua unica portavoce con il mondo esterno fino all’inizio di ottobre quando il GIP, assieme alle due uscite nei boschi di Antagnod, ha anche autorizzato le comunicazioni con due manager del gruppo.
Un’accoppiata di “privilegi”, si fa per dire, che Scaglia ha voluto assaporare subito, come racconta la moglie dell’ingegnere. “Vieni su domani, ha detto al manager più vicino – è il racconto della signora Monica –, ma porta la bici: prima due ore di pedalate, poi si parla di lavoro”.
In questi mesi l’ingegner Scaglia non è rimasto certo inattivo: ogni giorno ha letto le edizioni online delle grandi testate finanziarie internazionali; ha continuato a studiare il cinese, anche grazie alle grammatiche che gli ha procurato la figlia. Si è mantenuto anche in forma, sia fisica che psicologica. “Non è mai stato così bene come salute – nota la signora Monica – In questi mesi ha curato il fisico, dentro casa, grazie al bike spinning. E ha mangiato soprattutto verdura. È in una forma invidiabile”.
E, per quanto riguarda il morale? “Silvio è uno spirito positivo, uno che non demorde e che non si avvilisce. Anche se non gli è facile capire il perché di tanta ingiustizia, soprattutto dopo aver letto tutti i verbali: non è emerso assolutamente nulla di nuovo . È troppo onesto nell’anima per capire le ragioni di tanta invidia e di tanta gelosia”.
Image by Massics.
Truffe Carosello: perché Scaglia “poteva non sapere” (6)
I 6 “no” del fondatore di Fastweb ai magistrati. “Non ero il despota” – dichiara, descrivendo come funzionava l’azienda. E aggiunge: “Ognuno prendeva le decisioni al suo livello… ed è una buona pratica manageriale che ogni decisione sia presa al livello più basso possibile”
In una puntata precedente ci siamo soffermati su un punto decisivo, che è poi alla base delle accuse che i magistrati rivolgono a Silvio Scaglia. Infatti, il documento che il 29 agosto 2003 attesta al Cda la “liceità, regolarità e conformità” del business delle prepagate, agli occhi dei PM “non dice niente”, mentre per il fondatore di Fastweb è “importantissimo” e “dice molto”.
La domanda dei PM è chiara (interrogatorio del 12 aprile 2010):
PM: “… per lei quell’accertamento è un accertamento efficace? (….)”.
Silvio Scaglia: “Be’, io, guardi,… non sono un esperto di Audit, cioè il mio mestiere è quello di occuparmi… non sono io il presidente del Comitato di Audit, io recepisco quello che il Comitato di Audit porta in Consiglio… il Consiglio in un qualche modo si affida al Comitato di Audit per fare le verifiche necessarie…”.
Ma i PM insistono, contestando le modalità con cui avvennero i controlli e che vi fossero transazioni “anomale”:
Silvio Scaglia: “… quello che le posso dire è che qui entriamo nella responsabilità del Comitato di controllo… ”.
PM: “Ma questa… è una operazione di circolarità… ”.
Silvio Scaglia: “… Guardi, delle operazioni di circolarità francamente ho cominciato a capire che cosa sono solo in occasione di questa inchiesta. Però, lei si metta in un Consiglio di amministrazione… ha fatto le sue verifiche, ci sono stati dei consulenti che hanno guardato tutto questo, che ci capiscono molto di più, lo guarda Guido Rossi che ci capisce molto di più, lo guarda la nostra struttura interna”.
Si torna così al punto di partenza. I PM contestano che Scaglia “potesse non sapere” o aver capito la “truffa ben fatta”:
Silvio Scaglia: “Scusi, ognuno aveva responsabilità decisionali al suo livello”.
PM: “Ma lei non aveva, cioè non interloquiva su queste decisioni che venivano assunte dai dirigenti?”.
Silvio Scaglia: “Ma no, no, no, ognuno prendeva le sue decisioni al suo livello”.
PM: “Lei aveva contezza di queste decisioni che di volta in volta che venivano assunte?”.
Silvio Scaglia: “No, no, no… io non avevo contezza, cioè… voglio dire, se si trattava della acquisizione della società ad Amburgo allora sì, quella era una decisione su cui io ero impegnato in prima persona, perché non era attività normale, ordinaria dell’azienda, ma l’attività ordinaria dell’azienda rientrava nell’ambito delle deleghe operative dell’azienda… ed è buona pratica manageriale che ogni decisione sia presa a livello più basso possibile dove si possa prendere una decisione specifica”.
E ancora:
Silvio Scaglia: “… sono stato definito da qualcuno come un gestore anche dispotico di Fastweb, io non lo ero affatto… vi rendete conto della quantità di cose e problemi che c’erano in quegli anni, sul tavolo in quegli anni, che era impossibile entrare nel dettaglio di ogni singola decisione. (…) Un gestore dispotico non è un buon gestore, io credo di aver fatto piuttosto bene il mio mestiere dai tempi in cui facevo l’Amministratore Delegato di Omnitel, in cui non ho mai avuto questo tipo di fama e… sono ancora molto amico delle persone che avevano lavorato con me in quel periodo”.
Ricapitolando:
- Per i PM i controlli non “furono efficaci” e vedono in questo una “trama” che riconduce a Scaglia. E questo pur in assenza di qualsivoglia riscontro documentale o altro, e sebbene il processo di “governance aziendale” si sia svolto in modo ineccepibile.
- Chiedono a Scaglia come mai non si sia accorto di “operazioni di circolarità”, sebbene siano occorsi anni di indagini e intercettazioni (che non riguardano mai e non coinvolgono minimamente Scaglia), perché il meccanismo venisse a galla
- Non accettano che in Fastweb vi fossero processi decisionali distribuiti a più livelli, senza che il capo “dispotico” ne fosse a conoscenza.
- Non credono che Scaglia e Fastweb siano stati “vittime della truffa”.
Va ricordato che gli elementi a difesa erano già stati esposti ai magistrati nell’interrogatorio del marzo 2007, nel corso della prima fase dell’inchiesta, terminata nel 2009 con una richiesta di archiviazione per mancanza degli elementi di prova. I fatti sono gli stessi e da allora non risultano ulteriori elementi a carico.
Truffe Carosello: perché Scaglia poteva non sapere (5)
Il Verbale del Comitato di controllo del 29 agosto 2003 di e.Biscom conferma: “Il business delle Phuncards è regolare, si può andare avanti, apportando qualche modifica allo Statuto”. Scaglia ai PM: “La ripresa delle attività fu una conseguenza del parere positivo del presidente del Comitato e fu una decisione precisa a livello di Consiglio”.
Nella ricognizione fin qui condotta si è più volta sottolineata l’importanza del Verbale che accompagna la riunione del Comitato di Internal Audit del 29 agosto 2003. Si tratta infatti del documento che sancisce in modo inequivocabile il corretto funzionamento della governance aziendale. Ma non solo: rivela come l’affare “Phuncards” apparisse agli occhi di tutto il top management, compreso ovviamente Silvio Scaglia, un’attività “regolare” e “conforme” sotto ogni profilo, salvo il particolare (suggerito da consulenti legali “esterni”) di dover procedere ad una parziale modifica dello statuto societario.
Nelle settimane precedenti sono accaduti, in serie, alcuni fatti:
1) Il Comitato del 14 luglio ha deciso di condurre “approfondimenti” sul business delle prepagate dopo che sono emerse “criticità” di cassa;
2) L’Ad Angelidis il 15 luglio ha bloccato l’attività, tramite mail inviata al direttore generale Alberto Trondoli, al direttore affari legali Giovanni Moglia e, per conoscenza, a tutto il top management;
3) Il 30 luglio il presidente del Comitato di controllo Carlo Micheli ha scritto una mail aziendale interna dove dichiara al top management: “Ho ricevuto oggi il parere del prof. Rossi… non vedo controindicazioni a proseguire durante il mese di agosto in attesa del Cda”.
Si arriva così all’appuntamento del 29 agosto presso la sede di Milano in via Broletto 5.
Alla riunione partecipano: Carlo Micheli (Presidente) e Mario Greco, membro del Cda in qualità di amministratore indipendente. Mentre Gianfelice Rocca, anch’egli amministratore indipendente, risulta “assente giustificato”. Sono poi presenti: Silvio Scaglia (presidente del Cda), Emanuele Angelidis (Ad) e Vittorio Terenghi (presidente del Collegio Sindacale). Assiste anche Paolo Fundarò (manager “operativo” del Comitato di Internal Audit, ndr.)”. Infine Mario Rossetti (direttore finanziario) è chiamato a svolgere le funzioni di segretario.
Si legge:
Carlo Micheli invita dunque Paolo Fundarò ad illustrare, sulla base della documentazione distribuita e allegata al presente verbale sub A, le attività svolte a tal fine.
Segue il passaggio più delicato che occorre riportare per intero:
1) Il dottor Fundarò informa che sono stati condotti incontri di approfondimento con il Gruppo CMC, fornitore italiano delle carte prepagate, e con i clienti inglesi di LBB Trading Limited e Premier Global Telecom Limited. Da tali colloqui è emerso che le società clienti di Fastweb svolgono regolare attività di trading di carte prepagate che vengono vendute in esenzione d’IVA ad altri distributori in paesi dell’UE, ad esclusione dell’Italia e del Regno Unito;
2) Il dottor Fundarò prosegue ed informa che, onde valutare ogni aspetto (fiscale e civilistico) dell’attività in esame, sono stati richiesti dei pareri a professionisti e sono stati condotti approfondimenti dal parte del Collegio Sindacale;
3) Da tale analisi è emersa la liceità dell’attività in parola, con ulteriore conferma della regolarità fiscale e contabile. È stato unicamente sollevato qualche dubbio sul fatto che la commercializzazione dei servizi di terzi sia effettivamente riconducibile alle previsioni dell’oggetto sociale di Fastweb, e ciò sul presupposto che l’attuale formulazione sembra circoscrivere l’attività sociale ai servizi propri di Fastweb. Alla luce di tali considerazioni, è stato suggerito di contenere tali transazioni entro un ambito limitato rispetto alle attività complessive dell’impresa;
4) Peraltro, onde evitare ogni possibile fraintendimento ed eliminare ogni profilo di incertezza sull’attività in esame, il Cda di Fastweb ha provveduto immediatamente a convocare l’assemblea straordinaria per integrare l’oggetto sociale, al fine di rendere esplicita la facoltà di commercializzare anche servizi a terzi.
Null’altro essendovi da discutere, la riunione è chiusa… previa approvazione del presente verbale.
Ricapitolando, dal Comitato escono le seguenti informazioni:
1) I clienti svolgono “regolare attività di trading”;
2) Si è fatto ricorso al “parere di professionisti” (studio Rossi, ndr.);
3) La materia è stata analizzata dal Collegio Sindacale;
4) Vi è consenso sulla “liceità dell’attività”;
5) Emerge solo qualche dubbio sull’oggetto sociale di Fastweb (lo Statuto, ndr.);
6) Il Cda convoca l’assemblea straordinaria per “eliminare ogni profilo di incertezza” di natura appunto statutaria.
Risulta evidente che sono queste (e non altre) le informazioni di cui dispone in quel momento Silvio Scaglia. Ed è su queste (e non altre) che Scaglia rivendica la propria estraneità ed innocenza.
Dichiara infatti Scaglia ai PM il 12 aprile 2010: “La ripresa delle vendite (delle prepagate, ndr.) fu una conseguenza del parere positivo dato da Carlo Micheli come presidente del Comitato di Internal Audit e fu una decisione precisa a livello di Consiglio, quindi io ne ho partecipato proprio sulla base dell’esito positivo che le verifiche di Internal Audit avevano dato nell’ambito di un Consiglio”.
Insomma, che dietro le Phuncards potesse consumarsi una truffa “ben fatta”, e che Scaglia lo abbia appreso solo “a distanza di anni”, non è solo plausibile ma rinvenibile alla luce di documenti ufficiali e dallo scambio di mail aziendali.
Ma allora perché i magistrati tengono agli arresti il fondatore di Fastweb da oltre 218 giorni? Si tratta di legittimo sospetto o accanimento? È quanto analizzeremo nelle prossime puntate.
Scaglia, domiciliari meno rigidi
Il fondatore di Babelgum potrà comunicare con due suoi manager
Si allentano le maglie della custodia cautelare di Silvio Scaglia, agli arresti domiciliari in Val d’Ayas dal 17 maggio scorso. Il gip del tribunale di Roma Maria Luisa Paolicelli ha infatti deciso di concedere all’ingegnere la facoltà di uscire dalla casa di Antagnod per due passeggiate settimanali della durata di tre ore ciascuna.
Scaglia potrà anche comunicare con due manager del suo gruppo imprenditoriale, attivo in Europa, Asia e Usa, sia via mail che per telefono. Ma è anche prevista la possibilità di incontri di persona nella residenza degli arresti dell’ingegnere, il cui processo inizierà il prossimo 2 novembre.
Frode Carosello: ultimo giorno per patteggiare
Scade oggi il termine per presentare le richieste di patteggiamento prima dell’inizio del processo per la “Frode Carosello” che coinvolgerà, dal 2 novembre, anche gli imputati “telefonici” (l’ingegner Scaglia e diversi manager di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle)
Per ora, a concordare il patteggiamento su cui dovrà pronunciarsi prossimamente il GIP sono stati l’ex senatore Nicola Di Girolamo (5 anni di reclusione e 4 milioni e 800 mila euro) e Simone D’Ascenzo, accusato di aver trasferito all’estero somme di denaro (tre anni e due mesi).
L’ingegner Scaglia, in attesa di poter dimostrare la propria innocenza al processo, non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi del patteggiamento.
Truffe Carosello: perché Scaglia “poteva non sapere” (4)
Il Comitato di controllo comunica al Cda che il business delle Phuncards è “regolare”, al punto che il presidente del Comitato dà il suo “via libera” all’attività con una mail. Ma il fatto che Scaglia non diffidò dei “controllori” (e di chi avrebbe dovuto controllare i controllori) per i PM si capovolge in una sorta di “prova logica” contro di lui.
Dopo aver esaminato il documento (Executive Summary) che il Comitato di controllo presieduto da Carlo Micheli (Internal Audit) sottopone al Cda del 29 agosto, dove si specifica che gli approfondimenti hanno accertato la sostanziale “regolarità fiscale e corretta impostazione nel bilancio” del business delle prepagate (Phuncards), può essere utile dare conto per esteso del parere legale dello Studio Guido Rossi per come perviene allo stesso Cda.
Si legge testualmente al punto quattro (iv): “per le ragioni sopra indicate, non ritengo che l’attività sottoposta al mio esame possa considerarsi illecita o comporti rischi particolari, vista anche la sua accertata regolarità fiscale e corretta impostazione nel bilancio della società, come acclarato oltre che dal parere che mi è stato sottoposto anche dalla conforme opinione dei sindaci e dei revisori”.
Insomma il business delle “Phuncards”, in quel momento (luglio – agosto 2003), carte alla mano, appare: 1) lecito; 2) regolare; 3) conforme. Appare tale a tutti i livelli di verifica, interni ed esterni, della governance di una società quotata quale è e.Biscom SpA. E come tale, infine, viene riportata al più alto livello societario, il Cda.
Scaglia nel suo interrogatorio del 12 aprile 2010 illustra ai PM questo passaggio decisivo:
Silvio Scaglia: “(…) lo vorrei leggere insieme a voi un attimo, lo vorrei leggere insieme a voi, scusate. Questo dice: tali analisi hanno confermato la liceità della attività in parola, sia in particolare per quanto riguarda la relativa regolarità fiscale e contabile e la secondarietà rispetto al business di Fastweb. Quindi ci conferma che l’organo che ha la responsabilità del controllo aziendale rispetto al Consiglio di Amministrazione, torna dal Consiglio e dice: ‛Noi abbiamo fatto gli approfondimenti, gli approfondimenti che abbiamo fatto confermano’”.
PM Bombardieri: “Quali sono… quali sono gli approfondimenti che sono stati fatti?”.
Silvio Scaglia: “Questi che dice prima”.
(…)
Silvio Scaglia: “Fundarò (manager operativo dell’Internal Audit, ndr.) conferma che sono stati condotti incontri di approfondimento con il Gruppo CMC”
PM Bombardieri: “Gli incontri di approfondimento con il Gruppo CMC che cosa sono? Che significa… ”.
Silvio Scaglia: “Ma poi nella presentazione di Fundarò c’erano dei dettagli in più e diceva che sono state fatte delle… ”.
PM Bombardieri: “No, il dettaglio in più… è che è stato sentito Focarelli… ”.
Siamo ad un punto chiave delle “accuse” mosse a Silvio Scaglia: per i PM il documento che attesta al Cda la regolarità a tutti i livelli del business delle prepagate “non dice niente”. Mentre per Scaglia “dice molto”.
PM Bombardieri: “Per lei era sufficiente? Ne prendiamo atto”.
Silvio Scaglia: “Scusi, dice moltissimo, dice moltissimo, perché… ”.
PM Bombardieri: “Non dice cosa è stato fatto, che accertamento è stato fatto”.
Silvio Scaglia: “Scusi, aspetti, dice moltissimo, perché c’è un Consiglio di Amministrazione che… ha un organo (il Comitato di controllo, ndr.), che è presieduto da una persona indipendente rispetto alla operatività”.
Insomma secondo i PM Scaglia avrebbe dovuto “non accontentarsi” di quello che riportava il Comitato di controllo. Avrebbe dovuto diffidare. Avrebbe (forse, chissà?) dovuto pretendere un controllo aggiuntivo su come il Comitato di controllo faceva i controlli. Di più: sulla stessa linea logica, Scaglia avrebbe dovuto diffidare di tutti: 1) la prima linea del top management; 2) i consulenti “esterni”; 3) i sindaci e i revisori.
Ma c’è un particolare che non torna in questo filo logico, sintetizzabile in alcuni interrogativi:
- Perché ben un mese prima del Cda del 29 agosto, precisamente il 30 luglio, il presidente del Comitato di controllo dr. Carlo Micheli, si sentì nella condizione di poter scrivere una mail che dava il “via libera” a riprendere il business delle Phuncards, precedentemente sospeso da Angelidis proprio per i necessari approfondimenti?
- Perché non negare il suo “via libera”?
- Perché non pretendere ulteriori approfondimenti, oltre a quelli già espletati dai manager che lui stesso dirigeva?
- Se tali manager avevano soltanto “bevuto un caffè”- come dice il Pm Bombardieri – il primo ad accorgersene chi doveva essere?
Ma ecco il testo della mail delle ore 19.37 (depositata agli atti del processo dall’allora Ad, Emanuele Angelidis) scritta da Micheli a Scaglia, Angelidis e Rossetti:
“Ho ricevuto oggi il parere del Prof. Rossi a proposito del business delle carte prepagate. Credo sia opportuno presentarlo al prossimo Cda (come in effetti avvenne, ndr.) del 29 agosto, vista la richiesta di approfondimenti emersa durante l’ultima riunione del Comitato di controllo. Non vedo controindicazioni a proseguire durante il mese di agosto in attesa del Cda, mantenendola nei limiti di assoluta ragionevolezza e comunque di marginalità, come indicato dal prof. Rossi”.
Nella prossima puntata avremo modo di scoprire cosa si discusse nel Cda del 29 agosto, attraverso la lettura del verbale di quella riunione.
Truffe carosello: perché Scaglia “poteva non sapere” (3)
I documenti prodotti dal Comitato di Internal Audit nel luglio 2003 dimostrano che al Cda di Fastweb, in data 29 agosto, arrivarono solo notizie “rassicuranti” in merito alle verifiche fiscali, contabili e civilistiche promosse.
Da quanto si è finora esaminato (vedi post del 21 e del 24 settembre), si arriva alle seguenti conclusioni:
1) Il Comitato di Internal Audit segnala nel 2003 delle “criticità” di cassa sulle prepagate;
2) Si decide a livello del Cda di condurre “approfondimenti” fiscali, contabili e civilistici (verbale del 14 luglio 2003);
3) L’attività delle “prepagate” viene bloccata dall’AD Angelidis (mail del 15 luglio)
Si arriva così a due domande chiave:
1) Cosa produssero gli approfondimenti sulle Phuncards del Comitato di Internal Audit?
2) Cosa arrivò di queste indagini all’attenzione di TUTTI i membri del Cda?
Esiste in proposito un documento agli atti del processo dal titolo inequivocabile (da notare: è proprio il “documento importantissimo” a cui si riferisce Scaglia negli interrogatori, sul quale cerca insistentemente di riportare l’attenzione dei PM):
“INTERNAL AUDIT – Approfondimento delle prepagate - 29 agosto 2003”
Si legge testualmente:
“EXECUTIVE SUMMARY
Pagine 2 e 3
Nella riunione del 14 luglio 2003 del Comitato per il Controllo Interno di e.Biscom S.p.A. è stato richiesto, relativamente alle operazioni di vendita delle carte prepagate, un approfondimento di:
- aspetti contabili e civilistici
- aspetti generali e fiscali
Lavoro svolto:
- Incontri con i rappresentati delle società LBB e PTG (clienti inglesi)
- Incontro con i rappresentanti di WebWizard (Gruppo CMC fornitore italiano)
- Richiesta parere allo Studio Guido Rossi”.
Dunque il Comitato di Internal Audit compie due verifiche con i suoi manager “operativi”: la prima all’estero, a Londra (incontro con Jason Short del 17 luglio 2003); la seconda a Roma (incontri con Carlo Focarelli e Roberto Cristofori del 28 luglio 2003).
Di più. Nel documento viene riportata la richiesta del parere legale allo studio Guido Rossi e le sue conclusioni, sintetizzate in tre punti sono:
1) Qualche dubbio sulla connessione tra tipologia di transazioni e oggetto sociale (di Fastweb, ndr.);
2) Regolarità fiscale e corretta impostazione nel bilancio da cui no rischi particolari;
3) Raccomandata limitazione transizioni a importi marginali rispetto alle altre attività dell’impresa.
Insomma, è tutto a posto, è “tutto regolare”: è questo che riporta il Comitato di Internal Audit, presieduto da Carlo Micheli, al Cda il 29 agosto. Il quale Cda ne prende doverosamente atto. Va sottolineato il “doverosamente” poiché siamo di fronte ad una società quotata, dove pertanto le logiche di governance aziendale “devono”, e non soltanto possono, essere seguite.
Come si è visto dai documenti, soltanto sul punto 1 (“Qualche dubbio sulla connessione tra tipologia di transazioni e oggetto sociale”, ndr.) viene suggerito di predisporre “modifiche” statutarie all’oggetto sociale, proprio per regolarizzare ogni aspetto. Come poi fu effettivamente fatto, per decisione del Cda.
Ma se era tutto “regolare”, se dai controlli interni risultava tutto regolare, allora perché Silvio Scaglia è sotto processo?
Cosa emerge, in tal senso, dagli interrogatori di Scaglia? Cosa chiedono i PM? Lo vedremo alla prossima puntata. Compreso il “via libera” alla prosecuzione dell’attività delle prepagate dato dal presidente dell’Internal Audit, Carlo Micheli, con una mail.