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Ultimi sviluppi

A presiedere il processo sarà il giudice della quarta sezione penale Bruno Costantini



Mentre il cronometro della “custodia cautelare” si avvia inesorabile al conteggio di quota 193 giorni (praticamente sei mesi e mezzo), tra gli indagati e gli avvocati della difesa cresce l’attesa per poter leggere finalmente tutte le carte dell’inchiesta.  I “rumors” del Palazzo di giustizia a Roma indicano in giovedì prossimo (9 settembre), la data entro la quale tutti i documenti verranno resi disponibili ai legali difensori.



È questo l’effetto, del resto, della cosiddetta “sospensione feriale”. Di norma infatti i fascicoli avrebbero dovuto essere consegnati già il giorno in cui si è deciso di procedere con il “giudizio immediato”. Ma il periodo di “vacanze” ha prodotto il prolungamento dei termini. Le cancellerie del tribunale sono invece ora di nuovo a regime, e quindi nelle prossime ore questo elemento, che è certamente rilevante ai fini del lavoro di preparazione della difesa, sarà finalmente colmato.


La prima udienza del processo, come è ormai noto, si terrà il 2 novembre e a presiedere il collegio dei giudici sarà il magistrato Bruno Costantini, affiancato da altri due membri togati della quarta sezione penale del Tribunale di Roma. Nel frattempo non si registra ancora il rientro del giudice Maria Luisa Paolicelli, ad oggi ancora sostituita dal gip feriale Caivano.


Panorama: “Carcerazione o punizione?”


Tutte le anomalie dell’inchiesta Scaglia

Quanto può durare in Italia la carcerazione preventiva? E quanto senza che si trasformi in uno strumento di tortura? Se lo chiede il vicedirettore di Panorama Maurizio Tortorella, dopo aver fatto il bilancio dei sei mesi di custodia cautelare inflitta a Silvio Scaglia, rientrato in Italia per mettersi a disposizione degli inquirenti il 25 febbraio per chiarire la sua posizione in merito all’accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali. Da allora Silvio Scaglia è stato prima detenuto nel carcere di Rebibbia poi, dal 17 maggio scorso, si trova agli arresti domiciliari in Val d’Ayas, “dove – scrive Tortorella – rischia di aspettare ancora un anno prima della libertà”. In ogni caso, continua l’articolo, “Scaglia resterà quasi sicuramente agli arresti anche dopo il 2 novembre, inizio del processo” salvo l’ipotesi (assai improbabile) che il fondatore di Fastweb scelga il rito abbreviato, cosa che gli è consentita dopo che il gip, su richiesta dei pm, ha aderito al giudizio immediato.


Eppure, si legge su Panorama, il limite per l’associazione per delinquere è di sei mesi, scaduti il 25 agosto. Il ricorso al giudizio immediato invece fa ripartire il conteggio fino ad un nuovo massimo di 365 giorni. Grazie all’articolo 453/1 bis del Codice di procedura penale si può saltare l’udienza preliminare che deve stabilire se l’imputato sia da rinviare a giudizio quando “la prova appare evidente” e/o, secondo una sentenza della Corte di Cassazione, anche “quando la persona indagata si trova in stato di custodia cautelare”. Nel caso di Scaglia, infatti, è stato notificato perché in custodia, perché di “prove evidenti” non si parla.


Per gli avvocati di Scaglia, Pier Maria Corso e Antonio Fiorella, e per i legali di altri imputati (Mario Rossetti, Stefano Mazzitelli), che perplessi segnalano “tante anomalie”, la custodia non è giustificata. La sensazione, insomma, è che, lungi dal rispondere alle esigenze delle indagini, la “cella infinita” di Scaglia abbia il sapore della punizione preventiva.


L’inchiesta vista da…

L’INCHIESTA VISTA DA FASTWEB/1
FIBRA E VOGLIA D‘OPA PER SWISSCOM



“La nostra intenzione è chiara: far tornare Stefano Parisi il prima possibile”. A più di sei mesi dall’avvio dell’inchiesta sulle frodi carosello (e dalle misure cautelari a carico dell’ex presidente Silvio  Scaglia), i vertici di Swisscom non hanno cambiato idea: l’operato dei vertici della società prima della cessione al gruppo elvetico non offre adito a dubbi di natura penale. Perciò Carsten Schloter, patron dell’azionista di maggioranza di Fastweb, ribadisce la fiducia nei confronti di Parisi, indagato nell’inchiesta sulle frodi carosello che, come sostiene lo stesso Scaglia, altro non è che “una truffa ben congegnata a danno mio e di Fastweb”.


L’inchiesta, però, ha avuto le sue conseguenze. Innanzitutto ha rallentato il varo del progetto congiunto con Wind e Vodafone (ma con la forte ostilità di Telecom Italia) alla cui guida era destinato lo stesso Parisi. Inoltre, dal 2 febbraio scorso, quando venne data notizia dei mandati contro i manager di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle, i titoli della società hanno perduto il 30 per cento circa del loro valore, sebbene sul piano dei risultati economici e del business, l’azienda non abbia subito danni.


Per questo motivo, la speculazione scommette sul varo di un’Opa da parte del socio di controllo per acquistare il flottante (pari al 18%) ad un prezzo conveniente. Scholoter, al proposito, si è limitato a dire che il gruppo di Zurigo “ci sta pensando”: a questo prezzo, infatti, l’acquisto è un affare. Ma i soldi necessari potrebbero essere necessari per i progetti industriali sulla banda larga, sulle cui prospettive il gruppo elvetico (a differenza di Telecom Italia) punta senza riserve.


L’INCHIESTA VISTA DA TELECOM/2
UNA MULTA CHIAMA L’ALTRA



Franco Bernabé pensava di aver risparmiato. Nella semestrale di Telecom Italia, infatti, si era avuta notizia che la società aveva versato 418 milioni per chiudere il contenzioso con il Fisco sulle imposte indirette per l’evasione fiscale contestata alla controlla Telecom Italia Sparkle, godendo così di un sconto milionario sulla sanzione e del dissequestro, disposto dalla Procura di Roma a fine agosto,  di 288 milioni legati all’inchiesta. Ma, secondo quanto riferito dal quotidiano Mf,  per la società guidata da Bernabé  i problemi con il fisco non sono affatto finiti: la Guardia di Finanza ha verbalizzato una multa di altri 429 milioni di oneri diretti non pagati sempre come conseguenza del traffico fantasma. Oltre all’indetraibilità dell’Iva relativa alle prestazioni inesistenti, la GdF ha contestato a Tis anche l’indeducibilità ai fini Ires ed Irap dei costi relativi a quelle stesse operazioni per l’importo di 429 milioni, senza voler conteggiare eventuali sanzioni aggiuntive e gli interessi.


Scaglia Story by Vincino: altri balconi


Una seconda giornata “all’aria aperta” per Silvio Scaglia, dopo quattro mesi passati fra le mura di casa ad Antagnod. Può finalmente andare sul balcone e sedersi in giardino.


Certo resta uno scandalo. Ed ecco come lo racconta il nostro Vincino.


Scaglia story by Vincino: balconi



Ultim’ora: da oggi Silvio Scaglia può accedere al balconcino della casa di Antagnod e passeggiare nel giardino. E’ quanto ha stabilito il gip “feriale”, dopo la richiesta presentata dai legali difensori di attenuare le condizioni dei “domiciliari” per l’ex fondatore di Fastweb.

Vincino per tutti (da Il Foglio del 28 Agosto)

Scaglia Story by Vincino: Dentro il labirinto

IN ATTESA DEL FILO DELLA GIUSTIZIA

Silvio Scaglia, dopo sei mesi di limitazione della libertà personale, è ancora rinchiuso in un labirinto kafkiano:


a) l’inchiesta è chiusa, quindi non ha modo, anche se volesse, di inquinare le prove;

b) non intende fuggire;

c) non può “reiterare il reato” di riciclaggio non fosse che per il fatto che non gli è stato contestata quest’accusa.


Eppure, alla scadenza dei termini massimi di custodia cautelare,  il gip ha disposto il rito immediato, con la prospettiva di tenerlo agli arresti domiciliari fino all’avvio del processo il prossimo 2 novembre. Non per l’ “esistenza di prove evidenti” ma perché è già sotto custodia. Più labirinto di così…


Sei mesi



Non è un evento da festeggiare: oggi, 26 agosto, sono giusto sei mesi da quando Silvio Scaglia, rientrato in Italia dall’estero a tempo di record per mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria, ha varcato la soglia del carcere romano di Rebibbia. Da allora, fino al 17 maggio, il fondatore di Fastweb  è stato rinchiuso nel carcere di Rebibbia per essere poi trasferito, in regime (estremamente severo) di arresti domiciliari ad Ayas in val d’Aosta, dove non può comunicare con nessuno, con l’eccezione dei familiari e del collegio di difesa.  Che lezione trarre da questi 6 incredibili mesi?



1)      Cinque giorni dopo essersi consegnato alla giustizia italiana. Scaglia è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari che ha convalidato la sua detenzione motivandola con “gravi indizi di colpevolezza”, rafforzati, si legge nell’ordinanza del magistrato da : a) il fatto di essere residente a Londra “dove avevano sede alcune delle società utilizzate per la triangolazione finanziaria”; b) essere proprietario di una società “impegnata nell’acquisto di diritti d’autore di opere musicali cinesi con  un conto ad Hong Kong, città nella quale lo Scaglia si sarebbe recato in transito per periodi brevissimi”.  Quei  “gravi indizi”, confermati dal tribunale del Riesame senza un esame di merito, sono alla base delle motivazioni di tutti i provvedimenti che hanno giustificato il protrarsi dello stato di detenzione del fondatore di Fastweb  e sono richiamati nella decisione  del 2 agosto del gip di concedere il rito immediato nei confronti di Scaglia e di altri imputati dell’indagine “Fastweb/Telecom Italia Sparkle” pur in assenza dell’”evidenza della prova”


2)       In questi sei mesi Scaglia è stato interrogato dagli inquirenti in una sola occasione, il 12 aprile scorso.  E’ stata l’unica occasione concessagli per dimostrare, con rifermimenti precisi ed espliciti alla governance di Fastweb, la sua innocenza.  Più di un mese dopo quel lungo interrogatorio, il gip ha motivato la concessioni degli arresti domiciliari anche con la “collaborazione prestata con l’indicazione di precisi elementi riguardanti l’organizzazione della società Fastweb” . Nel frattempo l’ex presidente di Fastweb ha dimostrato, fino all’ultimo euro, l’origine legittima del suo patrimonio. Non è dato sapere l’esito delle indagini che si sono svolte in questi mesi: il materiale non è ancora a disposizione dei difensori.


3)      Intanto, da sei mesi, Silvio Scaglia è privato del bene della libertà personale. Una situazione che, di giorno in giorno, si fa sempre più assurda. Fin dal primo istante, infatti, non è sussistito il pericolo di fuga, visto che Scaglia è rientrato dall’estero senza alcun indugio. E lo stesso vale per il rischio di reiterazione del reato, considerato che Scaglia non ricopre più alcun incarico in Fastweb. Dopo la chiusura delle indagini, precondizione necessaria per la richiesta del rito immediato, si volatizza anche il rischio di “inquinamento delle prove” (ventilato dalle motivazioni del gip).


Eppure Scaglia rischia di arrivare alla prima udienza del suo processo, fissato per il prossimo 2 novembre, ancor privo della libertà: nemmeno Kafka avrebbe immaginato un percorso più tortuoso.


Scaglia story by Vincino: ancora un altro giorno

 

 

 

 

Giudizio immediato ma non per prove evidenti


Non ci sono “prove evidenti” a sostegno della decisione del gip di Roma Maria Luisa Paolicelli di sottoporre al rito del “giudizio immediato” Silvio Scaglia e altri inquisiti  nell’ambito dell’indagine Fastweb-Telecom Sparkle. La conferma della notizia, fin dal primo momento sostenuta dal blog contro interpretazioni diverse e fuorvianti, arriva dal decreto di giudizio immediato del gip che, per aderire alle richieste avanzate dalla procura, cita una sentenza della corte di Cassazione che interpreta la nuova ipotesi di giudizio immediato “una nuova ipotesi di giudizio immediato con caratteristiche proprie ed autonome rispetto a quella originaria”.



In sostanza, secondo la Cassazione (ma esiste una pronuncia di segno opposto della Suprema Corte) per concedere il rito immediato è sufficiente che la persona indagata sia in stato di custodia cautelare, che sia stato effettuato il controllo del giudice “sulla gravità indiziaria nel procedimento ex 309” ovvero che la custodia cautelare non venga revocata od annullata per sopravvenuta insussistenza dei “gravi indizi” di colpevolezza. Insomma, per prolungare la custodia cautelare di Silvio Scaglia (e degli altri indagati “telefonici”) oltre il termine massimo di sei mesi previsto dalla legge non è stato necessario il requisito “dell’evidenza della prova” ma il semplice fatto che l’indagato è già sottoposto a custodia cautelare. Un’interpretazione della legge che, probabilmente, verrà sottoposta ad un ricorso in Cassazione da parte dei difensori di qualche imputato.


Nel documento, in cui viene indicata nel prossimo 2 novembre la data della prima udienza del processo, figura l’avviso per cui “l’imputato può chiedere entro 15 giorni dalla notificazione del presente decreto il giudizio abbreviato o la applicazione della pena a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale” (vedi patteggiamento). Una facoltà di cui  Silvio Scaglia non intende avvalersi.


Inoltre, con la chiusura delle indagini avvenuta al momento della richiesta del giudizio immediato, il presunto inquinamento delle prove appare ancor più remoto. C’è quindi da chiedersi la ragione del protrarsi dei suoi, rigidissimi, arresti domiciliari.


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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World